Bilancio del Comune, Gianassi: “Serve intervento nazionale, rischio nuovi poveri”

Firenze – La situazione finanziaria del Comune di Firenze è stato al centro dell’intervento dell’assessore al bilancio Federico Gianassi nel corso della lunga “congiuntona”, ovvero la riunione congiunta delle commissini consiliari comunali avvenuta oggi. L’assessore parte dalla necessità di riconoscere lo stato di eccezionalità ed emergenza delle condizioni attuali, che sono in evoluzione, e da quella di mantenere un’interlocuzione forte con i consiglieri, al fine di salvaguardare il più possibile i servizi per i cittadini. In particolare, quelli più fragili.

Intanto, il primo punto: scordiamoci, dice in buona sostanza Gianassi, il bilancio di previsione 2020 approvato solo a dicembre. Ora, è un’altra storia. “Non è più quella la situazione, e molti servizi, anche innovativi, nel campo scolastico, abitativo, manutenzioni ecc. non saranno più possibili. “Il carico fiscale sui cittadini era molto ridotto – ricorda l’assessore – avevamo assicurato una sorta di “carattere fiorentino”,  che sapeva attrarre molte risorse conomiche da fuori, alimentando il mercato interno,  con una crescita prodotta dalla sua attrattività”.

In teoria, dice l’assessore al bilancio, un Comune, per fare fronte a minori entrate, ha davanti tre ipotesi: a) taglio dei servizi; b) aumento delle tasse; 3) tutti e due insieme. “Noi abbiamo fin da subito rifiutato questo approccio. Costi quel che costi, noi dobbiamo stare accanto a chi soffre, alla nostra città, alla nostra Comunità”.

Facendo i conti della serva, uno degli ammanchi più notevoli che si avverano nel nuovo bilancio che si sta configurando dopo il colpo di maglio del coronavirus, è sicuramente quello legato al turismo. Ad esempio, i 49milioni di euro della tassa di soggiorno, i 18 milioni di euro provenienti dai bus turistici, i soldi della bigliettazione dei musei, per una somma pari a 75 milioni di euro sui 130 milioni di spesa complessiva di spesa corrente del bilancio del Comune di Firenze. Come ricordò nel consiglio comunale scorso lo stesso sindaco Dario Nardella, l’assessore Gianassi ricorda ancora, come esempio, la sospensione dei servizi educativi (scuola ed asili) con rette azzerate. Quelle entrate non ci sono più. Senza scordare la bigliettazione ridotta del trasporto pubblico locale , che compensava almeno in parte i costi del servizio, oltre alla diminuzione delle multe, volgarmente detto, il 50% circa dirette ai non fiorentini.

Insomma, Gianassi lo dice a chiare lettere: “Il bilancio che avevamo immaginato, realizzato sulla previsione del 2019, oggi non esiste più”. Il danno?  “Solo ad inizio marzo, prima dell’8 marzo in cui sono cominciate le chiusure, a turismo già arrestato, il danno è di 25 milioni di euro su base annua”. E ad oggi, la stima non è facile con le chiusure anche ad aprile e una riapertura che sarà lenta.  La pandemia è globale e non colpisce solo l’Italia. Anche gli altri paesi dovranno superare il contenimento del virus. L’Italia potrà uscirne, forse prima degli altri, ma la dinamica globale sarà molto difficile per molti mesi.

Danni supposti, ad ora con la situazione ancora in evoluzione, circa 135 milioni in meno rispetto al 2020. “Immaginiamo una forbice (in negativo) che sta tra i 131 e i 150 milioni su base annua, supponendo che ci sia un ritorno, seppur lento, alla normalità” dice Gianassi.

Ancora, la cassa comunale. L’allarme c’è, dice Gianassi, e rimane. Ma la cassa oggi conta anche le risorse di solidarietà formalmente liquidate dal fondo di solidarietà: 120 milioni di euro. In ogni caso, dice a chiare lettere Gianassi, se le entrate si azzerano e le spese continuano, le casse del Comune, con 25-30milioni di spese correnti inderogbili e obbligatorie cui deve far fronte, si esauriscono in 4 mesi.

Inoltre, per aiutare il tessuto economico e sociale della città, i servizi a cittadini e imprese sono ancora più necessari. Un esempio, i buoni per la spesa, che, oltre alla platea già conosciuta di famiglie fragili, vede ovviamente un aumento per quelle fasce che finora si trovavano in condizioni da poter farne a meno agevolmennte. Un problema, quello delle fragilità, cui il comune non intende sottrarsi. Ne fa prova la distribuzione delle mascherine, che, gratuite e distribuite capillarmente casa per casa, non richiedono la residenza ma solo il domicilio per essere consegnate. O la distribuine dei pacchi alimentari, che non ha vincolo di residenza.

Al netto delle azioni che l’amministrazione mette e metterà in campo per arginare la crisi da Covid, e che sono quelle già presentate alla città nello scorso consiglio comunale dal sindaco Dario Nardella (dalla sospensione di rette e costi scolastici, al rinvio delle imposte comunali di marzo e aprile che lasciano circa 45 milioni nelle tasche di famiglie e imprese, pur costituendo, ed è questa l’alta faccia della medaglia, un ammanco di entrate di pari valore per il Comune, al blocco delle spese differibili, fino alla richiesta di un fondo speciale di 5 miliardi per i Comuni, del fondo speciale per le città a vocazione turistica, alla liberazione  dell’avanzo di bilancio, anche quello vincolato, di cui dispongono i Comuni, alla riduzione dell’accantonamento delle risorse del Fondo crediti dubbia esigibilità di almeno il 30%, misure queste ultime, che valgono per il solo Comune di Firenze più di 30 milioni di euro), Gianassi ricorda anche le azioni già in corso per il rinvio delle rate sui mutui, che per l’amministrazione fiorentina valgono circa 50 milioni, in particolare la rinegoziazione con Intesa San Paolo (che è anche banca tesoriera del Comune), CDP e BEI (Banca europea degli investimenti, con cui ci sono circa 30mln di euro compresi interessi 2020).

Infine, Gianassi ricorda anche, se ci saranno le condizioni, la disponibilità del Comune di Firenze  a ricorrere all’indebitamento.

“Noi siamo anche pronti, se ci saranno le condizioni, a ricorrere all’indebitamento. Oggi non ci è concesso di farlo per salvaguardare la spesa corrente. Ma la situazione è eccezionale. Ora occorre immettere liquidità nel sistema e, dunque, tutte le misure del Governo che andranno in questa direzione saranno da noi sostenute. Il ruolo della BCE e delle Banche è strategico e decisivo. Non possono perdere questa partita. Con credito garantito che non preveda rate nei primi anni si può consentire alle Istituzioni pubbliche di rispondere ai problemi, rilanciare l’economia, trattenere il carico fiscale. Lo si può fare consentendo ai Comuni di indebitarsi dietro garanzie. Oppure può essere lo Stato a farlo per conto dei Comuni, trasferendo le risorse dietro garanzie”.

Tornando alle questioni di immediato rilancio, l’assessore parla di “un passo in più” per quanto riguarda le imposte, vale a dire, “rinviare e riallineare Tari, Cosap e imposta di soggiorno al 30 giugno, dando così altri 90 giorni per la liquidità a famiglie e imprese; atto, che dice Gianassi, “verrà firmato domani”. All’interno di un disegno generale di alleggerimento dei tributi locali col governo, Gianassi propone di formalizzare la regola che, per il periodo nazionale di sospensione delle attività, le aziende non paghino la Cosap; non un semplice rinvio, dunque.

Tirando le somme, il nodo più grave arriva. Ed è di ordine a un tempo economico e sociale. “Rischiano di scoprire la povertà categorie di soggetti per cui fino a qualche mese fa era impensabile”, Insomma, è la fascia media di Firenze a essere messa di nuovo alla prova: si allarga la fascia esposta e il rischio che questa volta il Covid divori ciò che è rimasto di quella fascia media che pur senza redditi enormi poteva ritenersi lontana dalla povertà.

Una situazione che comporta anche ciò che descrive il consigliere comunale Ubaldo Bocci, della Lega, nel suo intervento. “Siamo nel frangente tipico in cui si rischia che chi è già in difficoltà impoverisca e chi è già ricco arricchisca – dice – a Firenze, ciò significa che tutte quelle piccole attività, ristoranti, piccole aziende, artigiani, per mancanza di liquidità, vendano a qualcuno che ha disponibilità, nonostante la crisi, e solidità che permette di affrontarla. Rischiamo di avere una Firenze in mano a 5 padroni”.

 

 

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