Firenze -Altri tre anni, per la convenzione tra Comune di Firenze e Auser Abitare Solidale. Il rinnovo dell’accordo riguarda un tema che fa scuola in Italia, se non in Europa, vale a dire l’abitare condiviso e solidale. In particolare, quello fra generazion diverse, ognuna alle prese con i propri problemi: quello della solitudine e dell’abbandono da parte degli anziani, quello delle difficoltà crescenti a trovare una soluzione abitativa per i giovani, in particolare a fronte del cambiamento sociale che vede un inalzamento dei prezzi e dei costi dell’abitare proporzionalmente inverso alla povertà degli stipendi, quando, beninteso, il lavoro c’è.
Qualche dato sulla situazione dopo 11 anni di attività dell’associazione fiorentina di volontariato che, prima in Italia, promuove modelli innovativi di abitare condiviso e collaborativo in risposta alla fragilità alloggiativa: ad oggi sono ben 341 le coabitazioni attivate (713 utenti coinvolti) tutte fondate su principi mutualistici e supportate da una giovanissima equipe multidisciplinare (12 operatori professionali e una trentina di volontari), con l’utilizzo di specifici strumenti di gestione che garantiscono un duplice livello di risultato, come ricorda il presidente dell’associazione Renato Campinoti: prevenzione della solitudine e della perdita di autosufficienza dell’anziano da un lato, concreta risposta al disagio abitativo dall’altro.
Del resto, ricorda il coordinatore di Auser Abitare Solidale Gabriele Danesi, la povertà abitativa “rappresenta un fenomeno in continua evoluzione, poliedrico e trasversale. Per questo non più affrontabile ricorrendo alle sole risposte pubbliche tradizionali come l’ERP o i sistemi di accoglienza.”
Così, attraverso metodi e processi sperimentati nel tempo, in collaborazione con i servizi sociali del Comune di Firenze, Auser Abitare Solidale ha sviluppato risposte innovative alla fragilità abitativa, basate sulla condivisione solidale di alloggi per lo più di proprietà di anziani soli. Dell’importanza sociale del modello ci si rende conto se si pensa, come ricorda il presidente, “che nel territorio fiorentino si calcola ci siano 80 mila anziani soli e di questi, circa 40 mila sono sopra i 75 anni”. Con le problematiche, fisiche, motorie e psicologiche che ognuno può ben immaginare.
“E’ un’esperienza che in questi anni ha dato risultati molto positivi – ha detto l’assessore al Welfare Andrea Vannucci – ed ha già coinvolto oltre 700 persone tra chi ha messo a disposizione una casa e chi ne ha usufruito attraverso la mediazione dei servizi sociali. E’ un’opportunità innovativa rispetto ad un tema sensibile come quello abitativo. Il rinnovo della convenzione è anche un’occasione per lanciare un appello alle persone anziane o sole di partecipare, aprendo le porte della propria casa al progetto e alle opportunità che il progetto porta con sé. Abbiamo anche idee per svilupparlo ulteriormente: penso agli studenti universitari fuori sede che hanno difficoltà a trovare sistemazione, che possono fare compagnia e aiutare con piccole azioni quotidiane gli anziani della nostra città”.
D’altro canto, come si evolve il bisogno casa, così l’associazione cerca altre modalità per rispondere sempre meglio ai bisogni. E sono almeno tre le novità in cantiere. “Il 2020 si apre con importanti novità – dice Dainesi – una freschissima, perché siamo risultati fra i vincitori del bando “Fa la casa giusta”, bandito dalla Cassa di Risparmio, che prevede l’attivazione di un progetto davvero innovativo, credo il primo in tutta Italia, presso una grande struttura in via dell’Osteria a Firenze, che è stato acquistato grazie alle risorse del Fondo Housing Toscano. La struttura è in corso di riaggiustamento da parte di Abitare Toscana, manus longa di Investire sgr, e grazie a un accordo fra Abitare Toscana, il Comune di Firenze, Abitare Solidale e la Cooperativa Di Vittorio, all’interno dell’immobile, oltre ad avere appartamenti in affitto, sperimenteremo per la prima volta un condominio solidale “ibrido”. Vale a dire, un condominio che contempla la presenza di alloggi in affitto rivolti a persone a povertà relativa (la cosiddetta fascia grigia) ma anche alloggi per chi si trova in condizioni di una forte vulnerabilità abitativa”. Una grande novità, di cui “Firenze deve essere fiera, dal momento siamo il primo Comune in Italia a fare questo”.
Altra iniziativa, sempre supportata da quei principi mutualistici in cui l’associazione trova uno dei cementi fondanti, è il Condominio Solidale delle Opportunità: iniziativa sperimentale della durata di due anni promossa con l‘ASP Montedomini, che ha previsto la permanenza temporanea in unità abitative esclusive e spazi/servizi condivisi in una villa ai piedi di Piazzale Michelangiolo per 12 ospiti a cui sono stati garantiti servizi multilivello di accompagnamento all’autonomia. Sino al recentissimo LabHouse,un servizio di ricerca alloggi sfitti da destinare a affitti o coaffitti solidali a favore di singoli e nuclei con redditi certi – da pensione o lavoro – ma ‘respinti’ dal mercato immobiliare tradizionale seppur in grado di pagare un regolare affitto.
Un’altra novità, che purtroppo risponde a tristi fatti di cronaca, proprio la settimana scorsa infatti un senza fissa dimora è morto per il freddo a Firenze, è che Abitare solidale svilupperà un progetto rivolto ai senza dimora. “Ma attenzione – dice Dainesi – non consideriamo i senza dimora solo quelle persone che vivono da anni senza un alloggio; oltre ai clochard tradizionali, il senza dimora è anche colui che, a causa della crisi attuale, o a causa del Decreto Salvini (il famoso decreto sicurezza) si trova senza un tetto sopra la testa. Tanti ragazzi, costretti a uscire dallo Sprar o dal Cas resteranno senza dimora. La nostra idea è quella di costruire una rete di case “normali”, di alloggi normali, non dormitori, stanzoni o via dicendo, ma alloggi normali con un letto per persona e cucina per 2 – tre persone, all’interno della quale chi si trova in condizioni di estrema fragilità abitativa, possa ricostruire e ritrovare la propria normalità col nostro aiuto”. L’intervento, che avrà nome La Buona Casa, è previsto con livelli graduali, connessi alla capacità di contribuzione. Così si passa dalla gratuità completa di chi non ha che se stesso, fino a piccole compartecipazioni per chi ha qualche risorsa.
Terza novità, aprire la forma della coabitazione “classica” a un altro segmento fragile, quello degli studenti universitari. “Il diffondersi dell’affitto turistico – spiega Dainesi – colpisce, oltre ai residenti, anche il segmento degli studenti universitari. Per questo vogliamo riprendere una vecchissima esperienza di cui eravamo stati protagonisiti nel lontano 2005, “Universi Città”, adattandolo ai nostri strumenti. Quindi, totale gratuità dell’alloggio, scambio mutualistico fra studenti ed anziani”. Esistono già dieci coabitazioni del genere, e l’obiettivo è quello di rafforzarle. Un altro dato riguarda sempre le coabitazioni, che non sono certo una novità della nuova convenzione, ma sono, così come strutturate, un esempio unico in Europa. “La settimana scorsa ci è arrivata una mail da parte del Comune di Barcellona – dice Dainesi – municipio che è una punta di diamante in tema di politiche abitative innovative, che ci chiede un aiuto per attivare il programma delle coabitazioni solidali nel loro territorio”. Insomma in questa caso Firenze fa scuola a Barcellona.