Presidio per la Casa, incontro in Prefettura, ma “le risposte non arrivano”

Firenze – Si è tenuto oggi, venerdì 17 dicembre, un presidio organizzato dalla Rete Antisratto, che racchiude svariate sigle fra cui il Movimento di Lotta per la Casa, Resistenza Casa Sportello solidale e Gruppo casa Campi Bisenzio, a cui hanno aderito varie realtà fiorentine, per mettere al centro il problema dell’emergenza abitativa, che continua ad aggravarsi, in particolare in un periodo in cui sta scoppiando nuovamente la pandemia e il freddo comincia a mordere ferocemente.

Il presidio ha visto l’avvicendarsi di un centinaio di persone, fra cui la presenza di una delegazione del Collettivo di Fabbrica della GKN e quella del segretario regionale dell’Unione Inquilini Pietro Pierri. Una delegazione dei manifestanti è stato ricevuto dalla Vicecapo di Gabinetto, in un colloquio in cui sono stati rappresentati non solo i problemi del disagio abitativo, ma anche la necessità che la Prefettura riguadagni un ruolo di spinta verso le amministrazioni per far s che il porblema degli sfratti e degli sgomberi non venga ignorato, in particolare a Firenze. Inoltre, è stato posto l’accento sulla necessità che i problemi del disagio abitativo avvengano assicurando il passaggio da casa a casa; “non fingendo di aver trovato soluzioni – dicono i manifestanti – nel momento in cui si assicura di fatto solo un breve periodo di permanenza delle famiglie in struttura”. Una soluzione che, come dice la lettura della stessa realtà, quasi mai conseguono il risultato di risolvere i problemi abitativi che assillano le famiglie.

Al termine dell’incontro, nonostante le rassicurazioni da parte della Prefettura che il problema verrà posto a chi di dovere, il dato di fatto del disagio rimane intatto. “Purtroppo – dice Marzia Mecocci, del Movimento di Lotta per la Casa – si continua a rispondere in modo evasivo, senza voler guardare in faccia alla realtà, ovvero che per la maggior parte delle famiglie che chiedono aiuto, non giungono risposte concrete. Nuclei familiari quasi sempre ormai appartenenti alla categoria dei lavoratori poveri, per i quali, vista l’assenza delle istituzioni, non resta altra soluzione che quella, sgradevole per tutti e in particolare per le famiglie, delle occupazioni come legittima difesa. Inoltre, a parte il problema concreto dell’avere un luogo sicuro in cui tornare dopo il lavoro, mettere la propria famiglia sotto un tetto e assicurare dignità ai propri figli, l’altra faccia della medaglia è che con gli strumenti attuali, è del tutto impossibile fotografare il bisogno, quello vero, delle famiglie”.

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