Firenze – Sono i numeri, nella loro fredda evidenza, a dare la misura più chiara di quello che si sta consumando sulle spalle delle donne. In Toscana, in 15 anni si contano 121 femminicidi (dal 2006 al 2020) che hanno dato luogo a 41 orfani, minori. E l’onda di sangue non dà segno di rallentamento: nel 2021 si segnalano almeno altri 4 casi. Confermato anche il dato dell’ambiente in cui si consumano per la maggioranza assoluta le tragedie, che, ricordiamo, non comprendono solo la morte violenta della donna, ma le violenze, protratte spesso per anni, che vanno da quelle psicologiche a quelle fisiche. La maggioranza dei casi di violenza avviene in un contesto di coppia, poi si passa alle relazioni parentali, fra cui la più “pericolosa” risulta quella madre/figlio. La Toscana si segnala anche per due particolarità che la caratterizzano, la prima della quali è senz’altro l’elevato numero dei femminicidi di donne sopra i 75 anni di età. Negli ultimi 5 anni sono state il 35,1% del totale, mentre a livello nazionale si parla del 16,7%. L’altro elemento che caratterizza la situazione toscana è la proporzione maggiore di donne straniere uccise per motivi di genere, che in Toscana è il 32,4% dei femminicidi, contro il 23,4% a livello nazionale.
Non solo femminicidi. Il Rapporto presentato oggi, 23 novembre, vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne che si terrà il 25 novembre, fotografa anche un contesto in cui le donne si sentono a rischio. Ancora una volta, lo dicono i numeri: nel 2020 sono state ben 3.132 le donne che si sono rivolte a un centro antiviolenza. Si tratta di donne per lo più fra i 30 e i 49 anni (60%), che nell’85% dei casi dichiara di subire violenza psicologica, accompagnata spesso da violenza fisica (60,9%), nel 27,2% anche economica, e nel 21% dei casi dichiara di aver subito anche minacce. Spesso, si tratta di situazioni di lunga durata; nel 36% dei casi, minacce, violenze fisiche e psicologiche vanno avanti da oltre 5 anni.
Nel Rapporto, si evidenzia inoltre un tema che a volte non viene valutato nella giusta importanza, vale a dire, lo stretto legame fra la sudditanza economica della donna e il tema della violenza, prima di tutto culturale e dunque ancora più insidiosa, che la colpisce, aprendo le porte al concetto della sudditanza psicologica, materiale e sessuale all’uomo. Se escono confermate le ben note disparità sulle possibilità di carriera, sull’esclusione delle donne dai ruoli più apicali, sulla disparità del trattamento economico a pari compiti, mansioni e ruoli, ancora di più è evidente che la donna rappresenta il tallone debole del sistema lavoro con i dati ecnomici forniti da Irpet, che riguardano gli esiti dell’impatto della pandemia sulla struttura economico-sociale regionale.
Infatti, sebbene la situazione in Toscana veda un andamento leggermente diverso da quello del resto del territorio italiano, con la situazione della perdita o ridimensionamento del lavoro che colpisce in modo lievemente più negativo gli uomini, maggiormente impiegati nei settori non essenziali (38,8 % degli occupati) rispetto alle donne (33%), tuttavia, segnala il rapporto, “per quanto riguarda i nuovi avviamenti sono state le donne a pagare il prezzo più alto nella loro riduzione: rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, vi è una diminuzione generale del 61%, più marcata per le donne, -65%, a fronte del -57% per gli uomini. Durante il periodo di lockdown, secondo i dati presentati da Irpet la quota di assunzioni femminili è scesa dal 48% al 43% del totale, senza distinzioni tra settori economici”.
Un veleno, quello della sudditanza economica, che deve essere, come unanimemente si sono espressi i relatori odierni, neutralizzato con politiche specifiche. La Regione Toscana da questo punto di vista ha messo sul tavolo la delibera 422 del 19/04/2021, che si pone come obiettivo quello di “favorire e promuovere l’occupabilità e la partecipazione al mercato del lavoro delle donne inserite in percorsi di uscita dalla violenza e di autonomia [confermando] azioni integrate di politica attiva del lavoro, interventi formativi e misure di accompagnamento a supporto della conciliazione vita lavoro e della mobilità geografica”. Tali interventi verranno realizzati utilizzando le risorse residue ancora disponibili, pari a 419.936,80 € già presenti nel bilancio 2021 dell’Agenzia Regionale Toscana per l’Impiego (ARTI).
“Ancora un volta – è stato il commento dell’assessora alle politiche sociali Serenza Spinelli – emerge come la violenza sia un fenomeno trasversale tra le classi sociali, segno della persistenza nella società di una cultura patriarcale che vuole relegare il ruolo della donna in una dimensione di inferiorità. Il rapporto annuale realizzato dall’Osservatorio sociale regionale per noi resta uno strumento importantissimo di conoscenza, di valutazione, di consapevolezza sia del fenomeno sia dell’adeguatezza e dell’efficacia delle misure che mettiamo in campo sul fronte della prevenzione, della protezione e della presa in carico delle donne vittima di violenza di genere. È una fotografia che ci consente un monitoraggio attento ed il risultato di una grande lavoro di rete fatto grazie ai dati raccolti dai centri antiviolenza, dalle associazioni, dai consultori e dalla rete del codice rosa”.
“Questa pandemia – ha affermato l’assessora alle pari opportunità Alessandra Nardini – ha reso drammaticamente più evidenti le disuguaglianze che già esistevano, le ha acuite, ha allargato il gender gap. Occorre lavorare sempre più sulla prevenzione e sulla promozione di una cultura diversa, fondata su rispetto, parità, non discriminazione, a partire dalle giovani generazioni e dalle scuole per destrutturare intollerabili stereotipi di genere ancora esistenti. Ed è altrettanto fondamentale garantire alle donne che intraprendono percorsi di fuoriuscita dalla violenza tutte le condizioni per poter davvero tornare libere e autonome, come le misure che abbiamo già messo in campo per sostenere il reinserimento lavorativo insieme ai nostri centri per l’impiego e ai centri antiviolenza toscani. Siamo quindi a lavoro su più fronti. Per colmare il gender gap saranno preziose le risorse del Pnrr e quelle della nuova programmazione dei fondi europei, un’opportunità che dobbiamo sfruttare al meglio per sanare le disuguaglianze esistenti. Vinceremo davvero questa battaglia e quella contro la violenza se ci impegneremo tutte e tutti insieme, perché non stiamo parlando di ‘un problema delle donne’, ma dell’intera società. Per questo dobbiamo chiedere agli uomini di essere al nostro fianco in questa battaglia”.
Ed ecco in un breve sunto, gli strumenti con cui la Regione Toscana porta avanti questa battaglia di civiltà.
I Centri antiviolenza
I Centri antiviolenza svolgono attività di accoglienza, orientamento, assistenza psicologica e legale alle donne che subiscono violenza, ed ai loro figli; realizzano inoltre azioni di sensibilizzazione e formazione svolgendo attività di raccolta ed analisi dei dati sulla violenza.
In Toscana sono presenti 24 Centri antiviolenza, distribuiti su tutto il territorio regionale. Nel corso degli anni si è assistito ad una ramificazione della loro presenza nel territorio, soprattutto grazie all’apertura di sportelli locali, per un totale di 96 punti di accesso.
Il percorso di uscita dalla violenza è stato avviato o è proseguito nel 2020 da 2.473 donne (pari a circa il 79% di quelle che si sono presentate per la prima volta al centro). In tutto sono stati 3099 i primi accessi ai centri.
I servizi di cui hanno effettivamente usufruito le donne in percorso sono, in larga misura, ascolto (91%), accoglienza (77,3%) e consulenza psicologica (52,7%) e ancora orientamento e accompagnamento ad altri servizi della rete territoriale, consulenza legale, sostegno all’autonomia.
Le Case rifugio
La Casa rifugio è una struttura dedicata a indirizzo segreto nella quale la donna, sola o con i propri figli, e con il sostegno di operatrici formate sulle tematiche della violenza di genere, non solo viene messa in sicurezza ma inizia un percorso complesso di uscita dalla violenza.
Sul territorio regionale sono presenti 20 Case rifugio, per 126 posti letto disponibili. Nel corso del 2020 sono state ospitate 112 donne e 110 figli o figlie. Le donne straniere sono state 84, pari al 75% del totale.
I Centri per uomini autori di violenza
Gli uomini che hanno effettuato l’accesso a uno dei 5 Centri sul territorio regionale nel 2020 sono stati 139. Il 33, 8% ha concluso il programma, il 48,2% lo ha interrotto o abbandonato.
L’obiettivo principale del lavoro con uomini autori di violenza è l’interruzione della violenza, l’assunzione di responsabilità e la costruzione di alternative ad essa, al fine di evitarne le recidive.
Il Centro di documentazione dell’Istituto degli Innocenti
I dati raccolti dal Centro evidenziano come nel 2020 i minori vittime di maltrattamenti sono stati 3.331. Nello stesso anno il numero dei casi di violenza cui hanno assistito dei minori è stato di 1.869.
La Rete regionale Codice Rosa
E’ quella che definisce le modalità di accesso e il percorso socio sanitario per le donne vittime di violenza.
Dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2020 nei Pronto Soccorso della Regione Toscana si sono registrati 23.786 accessi in “Codice Rosa” e, dal 2013 al 2020, il dato per genere mostra un totale di 16.117 adulte e 1.831 minori.
Centro di Riferimento Regionale per la Violenza e gli Abusi Sessuali su Adulte e Minori (Crrv)
Il Centro di Riferimento Regionale per la Violenza e gli Abusi Sessuali su Adulte e Minori (Crrv) presso il Dipartimento Assistenziale Integrato Materno-Infantile (Daimi) dell’Azienda ospedaliera di Careggi ha registrato nel 2020 28 accessi, di cui 25 per violenza sessuale/abuso, che hanno riguardato 19 donne adulte e 6 minori.
I Consultori
Le persone assistite dai Consultori nel 2020 per casi di abuso e maltrattamento sono state 752 su un totale di 3.638 accessi.
Le donne rappresentano il 78% del totale: sono, in termini assoluti, 586, di cui 100 minorenni, mentre gli uomini sono 166, il 22%, di cui 85 sotto i 18 anni.
Le 3.638 prestazioni hanno riguardato per il 33,6% del totale casi di mal- trattamento fisico, il 36,2% di maltrattamento psicologico e il 22,4% situazioni di negligenza genitoriale. Per quanto riguarda gli abusi sessuali, questi costituiscono il 7,8% dei maltrattamenti registrati, in aumento costante rispetto agli anni precedenti – erano il 4,9% nel 2018 e il 5,9% nel 2019.
Servizio di Emergenza Urgenza Sociale (Seus)
Il servizio di pronto soccorso “sociale”, la cui sperimentazione operativa coinvolge un terzo delle zone distretto toscane ed è attualmente in fase di implementazione, è intervenuto tra il 2018 e il 2020 circa 2.300 volte, di cui oltre 730 nel 2020: 148 sono stati i casi di attivazione per violenza di genere, 120 sono stati quelli legati a episodi di conflittualità familiare, 6 per abusi sessuali.