Firenze – Sono il simbolo del mutamento del mercato del lavoro, ma anche la frontiera più immediatamente tangibile dello sfruttamento: sono i rider, quei ragazzi o anche non ragazzi che a tutte le oore del giorno e della notte vediamo sfrecciare sui marciapiedi con i loro zaini colorati, con la scritta della piattaforma per ci lavornao e dentro ciò che stiamo aspettando, per lo più cibarie. Una lunga lotta la loro, che a un certo punto parve anche spaccare la categoria, ma che ha condotto a risultati concreti. Oggi, 10 novembre, nella sede della Presidenza della Regione Toscana, è stata sottoscritta un’intesa complessiva e organica per la tutela effettiva dei loro diritti, che orienta i firmatari verso un chiaro inquadramento dei ciclofattorini addetti alla consegna di alimenti come lavoratrici e lavoratori subordinati. L’intesa punta, anche attraverso un albo delle imprese e un marchio etico, a far crescere tra consumatrici e consumatori la consapevolezza sulla “sostenibilità etica” della scelta fatta dalle aziende aderenti.
Il protocollo è stato firmato questa mattina a palazzo Strozzi Sacrati tra Regione Toscana, Cgil, Cisl e Uil, rappresentati dai rispettivi segretari generali Dalida Angelini, Ciro Recce e Annalisa Nocentini, le aziende toscane del settore del food delivery Robin Food, Tadan, Sviluppo P.G. srl (che gestisce la piattaforma e la rete Runner Pizza), La Consegna srl, Montegrappa srl, e dal vicepresidente del Crcu, comitato regionale consumatori utenti, Leonardo Ferroni. A siglare l’accordo per la Regione il presidente Eugenio Giani, assieme all’assessora al lavoro Alessandra Nardini, che in questi mesi ha coordinato il lavoro per la definizione dell’accordo.
L’atto nasce con l’obiettivo di produrre effetti concreti sulla qualità del lavoro dei rider e rende la Toscana un territorio all’avanguardia sul piano della tutela dei diritti di questa categoria di lavoratori.
“In questi mesi – spiega il presidente Giani – abbiamo svolto un lavoro importante perché volevamo arrivare a dare concretezza alla tutela di lavoratori che operano in condizioni di fragilità, sono esposti ai rischi di indicenti e intemperie e con un profilo non ancora precisamente identificato. Noi ci siamo impegnati su tutti questi aspetti e siamo andati oltre, cercando di agire sul consumo consapevole dei cittadini, perché le scelte di ciascuno possono incidere sulle decisioni delle aziende riguardo al riconoscimento dei diritti. Sono convinto che anche i grandi player internazionali delle piattaforme digitali che sono attivi in Toscana avranno l’interesse ad accrescere la propria credibilità e arriveranno all’adesione di questo protocollo per innalzare il livello delle tutele dei loro collaboratori e dipendenti. La civiltà di una società si misura dal grado di benessere democratico diffuso e la Toscana si conferma terra di diritti e di lavoro”.
Le linee guida si fondano su due pilastri e impegnano le parti a sgombrare il campo dalle storture dell’organizzazione del lavoro che la crescita impetuosa della cosiddetta “gig economy” ha portato con sé.
Il primo pilastro riguarda dignità, salute e sicurezza, formazione e informazione, igiene alimentare. Le aziende firmatarie, che attualmente applicano diversi contratti ed inquadramenti alle proprie lavoratrici e lavoratori, si impegnano ad arrivare all’applicazione della disciplina del lavoro subordinato ai propri riders, garantendo tutte le coperture assicurative e previdenziali previste dalla legge e dai contratti nazionali di lavoro. Sono stabiliti il divieto di discriminazioni e ranking reputazionale e sono garantite modalità di assegnazione dei turni eque e trasparenti. L’intesa sancisce inoltre la tutela dei diritti sindacali e il diritto all’elezione o designazione dei rappresentanti per la sicurezza. I datori di lavoro sono tenuti a fornire dispositivi di sicurezza, a sottoporre a proprio carico i riders a visita medica preventiva, a formarli in materia di salute e sicurezza; in caso di allerta meteo “arancione”, si impegnano a valutare la sospensione temporanea del servizio; per il trasporto degli alimenti dovranno assicurare contenitori idonei a garantire resistenza, pulizia e coibentazione corretta. Un paragrafo è riservato al contrasto dell’intermediazione illecita e a strumenti per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Presso i centri per l’impiego della Regione Toscana saranno messi a disposizione specifici “elenchi di prenotazione” su base provinciale ai quali possono lavoratrici e lavoratori aderire su base volontaria. Tra gli impegni della Regione anche quello sul piano della formazione, attraverso la disponibilità sulla piattaforma digitale Trio (www.progettotrio.it), un corso rivolto ai rider (“Rider nell’era della gig economy”), incentrato su inquadramento normativo, salute e sicurezza, codice della strada, igiene degli alimenti, imballaggio e trasporto, diritti sindacali.
Il secondo pilastro del documento definisce le forme di valorizzazione della scelta da parte delle imprese di garantire la piena applicazione contrattuale, assicurativa e previdenziale. Sono previsti la certificazione, l’iscrizione a un albo, e un marchio etico che renderà più riconoscibile agli occhi di consumatrici e consumatori le aziende che assicureranno uno standard qualificato di diritti. A riconoscere la certificazione, che consentirà l’iscrizione al nuovo albo pubblico delle imprese “che operano nel pieno rispetto delle regole e nella totale legalità”, sarà Regione Toscana assieme alle organizzazioni sindacali e alle associazioni dei consumatori.
“I rider – dichiara l’assessora Alessandra Nardini – sono diventati nel tempo il simbolo della trasformazione del mercato del lavoro e di un certo tipo di rapporto tra lavoro, piattaforme digitali e algoritmi. Stiamo parlando di un mondo molto diversificato in cui talvolta il confine tra autonomia del lavoratore e controllo delle piattaforme è davvero limitato. Da mesi stiamo lavorando perché la Toscana marchi una differenza anche in questo campo e abbiamo avviato un confronto con i sindacati confederali per provare fare delle proposte e poi coinvolgere gli operatori di food delivery toscani in questa sfida. L’obiettivo a cui vogliamo tendere è il riconoscimento della loro condizione di lavoratrici e e lavoratori subordinati, inquadrati dentro un contratto collettivo nazionale sottoscritto dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative e vogliamo affermare che il loro lavoro debba svolgersi dentro una cornice certa di diritti e tutele. Ringrazio davvero le aziende toscane che con coraggio si sono dette disponibili a raccogliere questa sfida e spero che altre ne possano seguire, penso anche a realtà nazionali ed europee che hanno comunque seguito il nostro lavoro con attenzione. Abbiamo scelto di coinvolgere le associazioni dei consumatori tramite il comitato regionale consumatori e utenti che presiedo con l’idea del marchio e dell’albo, perché vogliamo informare le cittadine e i cittadini in modo che possano fare degli acquisti eticamente sostenibili: l’utenza può svolgere un contributo fondamentale per un’evoluzione del servizio di consegna verso standard alti di rispetto della dignità del lavoro e di qualità del servizio”.