Firenze – Quello di Virgilio Sieni è un Paradiso terrestre prima della cacciata, lussureggiante di piante e giardini dove cinque figure di Adamo (quello di Cranach o di Masolino), archetipi di tutta l’umanità maschile e femminile, vivono senza tempo nella costruzione gioiosa di oasi e boschi verdi. Attimi di contemplazione, ma la vera beatitudine eterna è il vivere insieme, costruire insieme, penetrare insieme i misteri della natura.
E Dante? E la Divina Commedia? E “la gloria di colui che tutto move per l’universo penetra e risplende in una parte più e meno altrove”? Risplende proprio nel momento in cui l’umano assume completamente il ruolo di protagonista della bellezza fascinosa e intrigante della natura. E lui, il divino poeta, sovrintende a questa fenomenologia gioiosa soprattutto con la musicalità della metrica del verso endecasillabo che diventa suono elettronico minimale e carezzevole e soprattutto linee e traiettorie disegnate dai corpi dei cinque danzatori, precise, nette senza artifici ingannevoli.
In Paradiso non c’è posto per il suggerito o l’allusivo: è la rappresentazione di un ideale di purezza e di armonia. Sogno di una felicità compiuta che l’umanità di oggi è ancora ben lontana dall’aver realizzato. Ma i sogni servono a immaginarla e dunque rappresentano la possibilità di raggiungerla.
E’ un’esperienza da vivere quella che offre Paradiso, l’ultima opera del coreografo fiorentino realizzata in occasione delle celebrazioni dantesche per il 700° anniversario della morte, che è approdata a Cango dopo essere stata presentata in prima assoluta a Napoli per il Campania Teatro festival e poi a Pesaro e a Ferrara. Gli interpreti sono cinque danzatori della sua compagnia (Jari Boldrini, Nicola Cisternino, Maurizio Giunti, Andrea Palumbo, Giulio Petrucci). A creare uno spazio che riesce a essere metafisico ma non astratto contribuiscono la musica di Paolo Damiani, le luci dello stesso Sieni e di Marco Cassini con Lucia Giusti, i costumi di Silvia Salvaggio e l’allestimento di Daniele Ferro.
Lo spazio – scrive Sieni – “si pone sulla soglia di una sospensione per raccogliere la potente tenuità del contatto e trasmettere il gesto primordiale, liberatorio, vertiginoso dell’amore”. Gli effetti luminosi lo allontanano dallo spettatore in un altrove irraggiungibile. Nel susseguirsi delle scene si passa da una sorta di sottile opacità dove i contorni trascolorano dai corpi dei ballerini alle foglie delle piante che danzano con loro, a una nettezza quasi violenta, come l’esplosione di una gioia assoluta: si ha come la sensazione di una dilatazione dello spazio ben al di là dei limiti della pur grande pedana del Cango.
Nell’ultima parte lo spazio si divide in due: le figure entrano e escono da una oscurità senza soluzioni di continuità. In quella zona si è formato il grande eden verde nel quale i cinque danzatori trovano il completamento creando “un gioco di vicinanze e di prossimità, stabilendo una nuova forma di contatto”.
Da non perdere
Fino a domenica 14 ore 21 (domenica anche alle 16).
Foto: Paradiso di Virgilio Sieni (ph. Renato Esposito)