Firenze – Un reticolo di strade “religiose”, recanti pellegrini nel Medioevo, spesso ripercorrendo antichi tracciati romani e altrettanto spesso ricostruendone di nuovi, riga l’Italia. Fra questi cammini, forse la Via più famosa e seguita tutt’ora è la Francigena: 400 km in Toscana, sui 1800 che le permettono, nascendo a Canterbury, di attraversare 4 Paesi (Inghilterra, Francia, Svizzera, Italia) in 79 tappe, e di giungere, a piedi, cavallo, bicicletta (nelle tratte dedicate) fino a Roma.
Una strada che è anche un sogno, che in Toscana raggiunge 39 Comuni in 15 tappe, mettendo davanti agli occhi del pellegrino alcuni fra i paesaggi più incantevoli della nostra regione. Ma tutto ciò incide, e se incide, quanto, sui flussi turistici che giungono in Toscana?
Una domanda poco mistica ma molto pratica cui risponde l’analisi dell’Irpet che aggiorna lo studio sul tema realizzato nel 2014, che si riferiva al perido 2009-2019. L’analisi affidata all’istituto economico regionale utilizza due metodi, che considerano rispettivamente il maggior potenziale di attrattività dei 27 comuni attraversati (per storia e paesaggio) rispetto a quelli confinanti e non percorsi dalla via, e la maggiore o minore distanza delle strutture ricettive dalla via stessa.
La ricerca (che ne anticipa una più approfondita alla quale Irpet sta già lavorando), condotta da Enrico Conti, è stata presentata stamattina a Palazzo Strozzi Sacrati. Insieme all’autore, il presidente della Regione, Eugenio Giani, il consigliere del presidente Federico Eligi, il direttore di Irpet Nicola Sciclone ed il presidente delle dell’Associazione Europea Vie Francigene Massimo Tedeschi.
Il primo metodo tiene conto e sterilizza la differenza determinata dal maggiore potenziale attrattivo di fondo preesistente al progetto di valorizzazione e potenziamento della Francigena, risultato della storia secolare e del paesaggio e che caratterizza i 27 comuni attraversati dal camminamento rispetto ai 38 confinanti che non ‘beneficiano’ del passaggio del percorso. L’effetto netto del ripristino in termini di presenze in più complessive nel decennio, è di circa 440mila. Applicando una metodica ad hoc ai comuni turistici attraversati dalla Francigena esclusi dalla precedente analisi (ovvero quelli balneari – Carrara, Massa, Montignoso Camaiore Massarosa Pietrasanta – e quelli con un prodotto turistico già molto sviluppato – Montaione, San Gimignano, Siena, Lucca), l’effetto complessivo per i 27 comuni è di 613mila presenze in più nel decennio 2009-2019.
La seconda analisi si fonda sulla possibilità di georeferenziazione delle strutture ricettive e dei dati relativi ad arrivi e presenze turistiche. Con questa modalità si arriva a delimitare territorialmente in modo più accurato le strutture più vicine al percorso, di certificarne la performance, potenzialmente influenzata dal ripristino della via, e di confrontarla con quella delle strutture lontane. Un limite a questo secondo metodo è quelo di non riuscire a rilevare e scontare il differente potenziale di fondo di territori diversi che si manifesta prima degli interventi di ripristino, non possedendo ad oggi la georeferenziazione delle strutture con le presenze per gli anni precedenti il 2010.
Le strutture vengono suddivise in sei fasce di distanza dalla Francigena: entro 1 km, tra 1 e 5 km, tra 5 e 10 km, tra 10 e 20 km, tra 20 e 40 km, oltre 40 km. Ciò che emerge sembra rafforzare l’ipotesi dell’esistenza di un differenziale di competitività positivo e specifico attribuibile alla presenza del cammino rispetto a territori simili ma più distanti. Arrivi, presenze e numero di strutture aumentano via via che ci si avvicina alla via: ad esempio entro i 10 km la variazione percentuale è rispettivamente del 62%, 35% e 40%, mentre tra 10 e 20 km scende a 30%, 12% e 30%. Altro dato interessante è la ricrescita dei tre parametri nella fascia tra 20 e 40 km, comprendente territori con altre e spiccate vocazioni turistiche (come Firenze).