Cpr in Toscana, via libera in consiglio comunale, Pd vota con le destre

Firenze – La mozione presentata da Sinistra Progetto Comune, no alla costruzione dei Cpr in Toscana, è stata respinta dal consiglio comunale fiorentino con  voti congiunti di Pd e del centrodestra. Contrari i proponenti,ovviamente, M5S astenuto. Una mozione bocciata tutto sommato a sorpresa, dal momento che, precedentemente, lo stesso consiglio aveva bocciato proprio la costruzione dei Cpr in Toscana, con un’ampia maggioranza, come ricorda il consigliere pentastellato Lorenzo Masi, che invoca (invano) la continuità dell’atteggiamento consiliare. La questione è molto calda, anche perché si pone in netta controtendenza rispetto alla stessa politica sull’immigrazione portata avanti dalla Regione Toscana, che, a torto o a ragione, ha inventato un sistema di accoglienza alternativo rispetto alla costituzione di campi che, fino ad ora, si sono segnalati, secondo le relazioni di varie associaizoni e commissioni, per la totale non aderenza a principi di sanità e tutela dei diritti dei clandestini lì rinchiusi. Un sistema, quello toscano, che si è agganciato alla forma dell’accoglienza diffusa sul territorio.

Ma cosa sono i Cpr e a cosa servono? Noti in precedenza come Centri di permanenza temporanea e conosciuti con l’acronimco Cpt, successivamente con la denominazione di Centri di identificazione ed espulsione (Cie), i Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr) fanno parte della rete di strutture usate per identificare ed espellere dal territorio italiano i “migranti irregolari”. Si tratta di una categoria in cui rientrano le persone straniere non dotate di un permesso di soggiorno valido. Secondo i dati del 2019, nei primi 6 mesi del 2019 sono stati trattenuti nel Cpr 2.267 persone, di cui 1.022 effettivamente rimpatriate pari al 45%.

Il problema più evidente, è che in queste strutture finiscono anche persone che non hann commesso alcun reato, tranne quello, diventato tale nel 2009, di clandestinità. Chi ci sta dentro, sono persone in attesa di espulsione o identificazione. Quanto ci stanno? Il tempo di “detenzione” si è progressivamente alzato, seguendo il percorso di progressiva criminalizzazione della clandestinità.

I Centri, con i loro cambiamenti di denominazione, furono creati dalla legge Turco-Napolitano del 1998. All’epoca, le persone in attesa di espulsione o identificazione stazionavano per un tempo massimo di 30 giorni. Si è poi passati, con gli ultimi decreti sicurezza, a una possibile attesa da 90 a 180 giorni. Sei mesi, che sommati ai trenta giorni nei cosiddetti hotspot e nelle strutture di prima accoglienza (Cas e Cara) portano a un totale di 210 giorni.

In quali condizioni, lo dicono i vari report. Ad esempio, il Garante Nazionale, dopo aver visitato quattro strutture (Brindisi, Bari, Palazzo San Gervasio e Torino) aveva segnalto l’assenza di spazi comuni destinati al consumo dei pasti e ad attività ricreative, il che significa che mangiare o scambiare qualche parola viene messo in atto esattamente dove si dorme o si espletano altri bisogni primari, in totale assenza di regole igieniche e dignità. altri orgnaismi internaizonali hanno rilevato il sovraffollamento, che è stato reso ancora più evidente dalla parziale smobilitaizone di misure alternative di identificazione e rimpatrio, come ad esempio gli Sprar, (il Sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati gestito dai comuni italiani), il cui accesso è stato ristretto generando un’altra ulteriore ondata sui Cpr, misure confermate, il 14 gennaio 2019,  dal nuovo ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.

“In Toscana il no ai CPR e a strutture simili fa parte delle scelte di governo di molti anni – è il commento dei consiglieri di Spc sulla questione – il Sindaco di Firenze non da oggi scavalca a destra il suo partito su questo tema”.

“La documentazione ufficiale ci parla di struttura in cui in modo illegale e anticostituzionale si nega la libertà a persone colpevoli di esistere: il Partito Democratico ha fatto campagna elettorale parlando di superamento dei decreti Salvini e degli accordi con la Libia, ma oggi ha scelto di allinearsi al voto della Lega, su un atto che aveva già accolto con favore in Commissione 7, con tanto di emendamenti accolti dal nostro gruppo”.

 

 

 

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