Firenze – Una notte per ricordare quella ferita che Firenze non dimenticherà mai, quando la Piovra assestò un terribile colpo alla città rapendo Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, le loro figlie Nadia e Caterina di nove anni e due mesi e lo studente universitario fuori sede di Sarzana Dario Capolicchio, sventrando il cuore storico della città del giglio. Una notte, dopo il lungo streaming di 4 ore zeppo di ricordi, ricotruzioni, testimonianze, per portare corone d’alloro e un dolore che non si cancella, con in prima fila il sindaco di Firenze Dario Nardella, il presidente della Regione Eugenio Giani, l’assessore Alessandro Martini, il vice presidente del Csm David Ermini, il presidente antimafia Federico Cafiero de Raho, il prefetto Alessandra Guidi, il procuratore Giusepe Creazzo.
Ventotto anni fa Firenze si trovò nel mezzo di una guerra e di una trattativa tra mafia e Stato. Il racconto della strage che ne derivò è stato oggetto ieri, dall’ Auditorium di Santa Apollonia, del webinar Sblocchiamo la verità! che si è tenuto nel pomeriggio. Una strage che fu parte di un più ampio progetto di destabilizzazione della democrazia e di attacchi feroci ai protagonisti della lotta alla criminalità, ricorda Luigi Dainelli, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime.
La verità sugli organizzatori ed esecutori di quell’attentato nel cuore di Firenze che provocò la morte di cinque persone, preceduta e seguita da almeno altri sette od otto atti criminali simili in tutta Italia, è scritta nelle tre sentenze definitive (diciotto ergastoli) dei tre processi fiorentini, ricorda l’avvocato Danilo Ammannato, legale di parte civile dell’associazione dei familiari vittime della strage. “La verità storica la conosciamo – dice – ed anche quella giudiziaria è acclarata, al 95 per cento”. “Manca – aggiunge, invocando l’apertura di un dibattimento naturalmente fondato su precisi e circostanziati fatti giudiziari – quella sui concorrenti esterni, quelli che a Cosa Nostra hanno suggerito, dato indicazioni o chiesto favori. Quello rimane da scoprire.”.
E in quella direzione pare che si stiano muovendo (e negli ultimi mesi si sono accelerate) le indagini. “L’attività della magistratura non si è mai fermata di fronte all’esigenza di fare luce” sottolinea il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, intervenuto a Firenze. “Passi in avanti – racconta – si stanno facendo e si faranno. Gli uffici di più procure si stanno muovendo con grande dinamismo per conseguire il risultato della verità: ma che sia una verità reale – mette in chiaro – corrispondente cioè a quel che è avvenuto veramente, senza infingimenti e senza esporre qualcuno a rischio di fare affermazioni che poi vengono smentite. Il nostro è un Paese in cui lo stato di diritto pretende che la prova effettivamente corrisponda a quei parametri che il nostro codice e la nostra Costituzione chiedono”. Magari anche rimuovendo il segreto di Stato sui documenti dei servizi di sicurezza, propone. “Quei servizi costituiscono un pilastro della nostra democrazia e sicurezza – aggiunge -,ma laddove i processi fanno emergere opacità è necessario che vi sia piena chiarezza”.