Sblocco sfratti a tappe, Grandi (Sunia): “Case Erp, servono entro 12 mesi”

Firenze – Sblocco sfratti “graduato”, quali saranno gli effetti a decorrere dal primo luglio, quando i procedimenti verranno in essere per coloro che hanno avuto gli sfratti in esecuzione al 2019? Abbiamo posto la domanda al Sunia.

“Com’è naturale viste le circostanze, abbiamo ricontattato i nostri utenti che avevano avuto l’esecuzione in tempi antecedenti la pandemia e che la pandemia, con il blocco scattato a marzo 2020, aveva congelato – spiega la segretaria del sindacato inquilini  Laura Grandi –  quelli insomma che saranno “sbloccati” al primo luglio. Telefonando, ci siamo accorti che la maggior parte di queste persone hanno risolto la loro situazione. Come? In parte tornando al loro paese d’origine, in parte allontanandosi da Firenze e trovando soluzioni abitative lontano dal capoluogo”.

Fra questi ci sono anche utenti storici del sindacato, come una signora rumena, che dopo svariati anni nel nostro Paese con tutta la famiglia, decide di tornare con figli e marito in Romania. Perché? “Lo facciamo a malincuore – dicono – ma il problema è che col nostro lavoro (lavorano in tre, ndr) non riusciamo a trovare una casa sufficientemente ampia  e nello stesso tempo a un canone ragionevole”. Insomma, ormai lavorare non basta più e quella scelta impossibile che già dieci anni fa era diventata la croce delle famiglie appena sopra alla soglia di povertà, ovvero o mangiare o pagare l’affitto, ormai è la regola. E la gente se ne va.

Chi rimane?

“Chi è rimasto sono coloro che, oltre allo sfratto, hanno avuto un ulteriore nocumento dalla pandemia, che riguarda il lavoro”, dice Grandi. “Da ciò che risulta dalle nostre analisi, il grosso delle persone che avranno l’esecuzione in seguito alla seconda tappa dello sblocco, saranno i lavoratori che nel corso del 2020 sono andati in cig o non hanno riaperto le loro attività e non sono quindi rientrati nel mondo del lavoro”.

“Il numero maggiore riguarda i lavoratori irregolari che non hanno contratto o ce l’hanno “leggero” mentre il resto è al nero. Dunque, chi bene o male sbarca il lunario fugge via da Firenze. La sensazione è che il grosso degli sfratti non sarà l’arretrato – conclude Grandi – ma il grande “gruppo” che ha avuto problemi lavorativi nel mezzo della crisi”.

Insomma, in sintesi, è sempre il binomio lavoro-casa a mostrarsi ancora una volta inscindibile. La perdita o riduzione del lavoro incide sull’entrata in morosità e successiva perdita della casa. E senza casa, ritrovare un nuovo lavoro o, magari dopo averlo faticosamente ritrovato, riuscire a mantenerlo, è una pura chimera.

“I problemi non sono da assistenza sociale, ma derivano da mancanza di lavoro – continua Grandi – tutti coloro che vengono da noi vorrebbero fare la domanda per la casa popolare”, che purtroppo nel frattempo non c’è e ad ora non si ha neppure notizie di quando verrà bandito il concorso  (https://www.stamptoscana.it/tappo-per-i-bandi-erp-sindacati-inquilini-inerzia-incomprensibile-della-regione/).

Inoltre, conclude Grandi “Per quanto riguarda le 660 case del patrimonio Erp che dovrebbero essere ristrutturate, secondo quanto dichiarato recentemente dal sindaco, entro 12 mesi devono assolutamente essere disponibili. D’altro canto, circa 300 vedono già lavori in corso o ristrutturazioni avanzate, altre circa 300 sono già state finanziate. Quanto al resto, bisognerebbe capire che tipo di calendarizzazione è prevista: le case servono nell’immediato, a settimane, a mesi, dal momento che devono rispondere non solo al bisogno abitativo di chi senza sua colpa è stato spazzato dalla crisi economica e pandemica, ma anche alla salvaguardia e tutela della dignità dei lavoratori e delle loro famiglie”. Risposte efficaci e in tempi brevi. “Il tempo per pensarci – conclude Grandi – c’è stato”.

 

 

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