Dante 700, Cristina Giachi: il grande esule parla a tutti noi

Firenze – Il nuovo numero della rivista Testimonianze è monografico e dedicato a Dante e ai temi della sua grande poesia nel settecentesimo anniversario della morte. Titolo:  “Dante. Quando la poesia si fa universale”  (535-536).  Pubblichiamo l’intervista a Cristina Giachi, presidente della Commissione cultura del Consiglio regionale e vicepresidente del Comitato per le celebrazioni dantesche.

Non sono tempi felici per le celebrazioni questi flagellati dal coronavirus. Nonostante tutto, però, in calendario non ci sono anniversari che possono essere più carichi di una forza non solo culturale, né più colmi di richiami non rituali alla memoria, come i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri.

L’Italia sente il bisogno di ritrovarsi intorno ai suoi padri fondatori nel momento del dramma e della paura e Dante è il gigante indiscutibile sulle cui spalle ci muoviamo perché tutti parliamo la lingua che lui ha benedetto con la sua arte e la sua scienza. Perché allora non associare la scadenza dei sette secoli dalla sua scomparsa con i 160 anni dell’Unità d’Italia? In fondo unità e solidarietà sono le richieste del momento e il governo di Mario Draghi pare una risposta appropriata, a prescindere dalla imprevedibilità degli uomini e delle dinamiche politiche che lo hanno fatto nascere.

“La lezione di Dante riguarda tanti aspetti della nostra contingenza storica. Ripensare a lui significa porsi di fronte alle sfide e alle grandi scelte che la sua vita e la sua opera propongono”, dice Cristina Giachi presidente della Commissione cultura del Consiglio regionale, vicepresidente del Comitato per le celebrazioni dantesche, presieduto dal governatore Eugenio Giani.

Due esperti della storia e della cultura fiorentina e toscana che guideranno la “carica dei 101”: cento i  territori che saranno il nucleo fondamentale delle iniziative dantesche (94 Comuni e 7 aree geografiche, Lunigiana, Garfagnana, Casentino, Mugello, Maremma, Val di Chiana e Romagna toscana). Le date che faranno da cardini delle manifestazioni sono il 25 marzo, quella che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia, il 14 maggio che ricorda il giorno del 1865, quando venne inaugurato il monumento  realizzato da Enrico Pazzi in piazza Santa Croce a Firenze e il 13 settembre data della morte di cui ricorrono i 700 anni.

Al livello nazionale il ministro per i beni culturali Dario Franceschini ha deciso di istituire per il 25 marzo di ogni anno il Dantedì, una giornata per ricordare il genio di Dante con il coinvolgimento delle scuole, degli studenti e delle istituzioni culturali. Nell’intenzione del ministro quel giorno dovrà servire a riscoprire l’orgoglio e l’identità nazionale.

“Certamente questo obiettivo ha un valore importante per l’intero Paese,  tuttavia, mentre per il resto d’Italia è un traguardo da raggiungere, per noi qui a Firenze e in tutta la Toscana Dante già rappresenta fortemente questa identità. Pensiamo solo al fatto di quanto ogni angolo di questa città, ogni luogo di questa regione ci parla di lui. Dante fa parte integrante del paesaggio. Ci portiamo con noi e ci confrontiamo tutti i giorni  con la sua lezione”, commenta la vicepresidente del Comitato.

Questo vale anche per la lingua parlata che in Toscana mantiene l’aderenza a quella di Dante e altrove invece quest’ultima rappresenta un obiettivo da raggiungere, fatta eccezione ovviamente per le persone più colte. Qui dunque è sempre il giorno del poeta: “Chi è che non sa recitare a memoria almeno una terzina? Chi non ricorda gli episodi più importanti della Commedia? Chi non si aspetta di incrociare nei vicoli intorno al Duomo Filippo o Farinata?”.

Non sarà comunque solo la Commedia  al centro delle iniziative che il Comitato ha selezionato in base alle proposte dei Comuni danteschi. Anche le opere cosiddette “minori”:  politiche (Monarchia), letterarie (de Vulgari Eloquentia), filosofiche (Convivio) saranno oggetto di approfondimento da parte degli studiosi, “non solo per il loro valore storico e letterario, ma soprattutto per la modernità delle sue idee in fatto di separazione fra lo Stato e le confessioni religiose, di metodo della ricerca filosofica e di costruzione della lingua del popolo, al di là di tutte le infrastrutture e le liturgie del potere da qualunque parte provengano”.

Al di là del confronto scientifico  l’obiettivo che ispira il Comitato da una parte è il coinvolgimento della scuole e dall’altra, per tutti i toscani, un taglio “pop”, cioè l’aderenza a un rapporto di allegra “familiarità” con la figura del grande poeta.

Certo le misure di sicurezza contro il Covid rendono più difficile e complicato lo svolgimento di tante iniziative che saranno comunque “all’insegna della sobrietà, come richiede il momento che stiamo attraversando “. Molto passerà attraverso le piattaforme digitali. “La scelta è stata quella di favorire la creatività dei territori, senza far calare dall’alto format studiati a tavolino”, così ancora Giachi.

Internet sarà comunque uno strumento anche per muoversi nei luoghi di Dante (una app promossa da Fondazione Sistema Toscana coinvolgerà turisti e appassionati di storia e letteratura in una caccia al tesoro basata sulla vita di Dante e sul suo rapporto con i territori). Previsti anche itinerari turistici e cicloturistici progettati da Toscana Promozione Turistica nell’ambito di un progetto interregionale tra Toscana ed Emilia Romagna. Un nuovo patto fra Firenze e Bologna ha ancora di più rafforzato la collaborazione fra Firenze e Bologna, così come quella fra il capoluogo toscano e Ravenna che custodisce le spoglie del Poeta.

Una fitta rete di iniziative che si aggiungono ai 322 progetti che sono arrivati al Comitato nazionale per le celebrazioni presieduto da Carlo Ossola e che sarà anche “un modo per sentirci tutti uniti in una proiezione verso il futuro che corrisponde al percorso di liberazione e di speranza che Dante racconta nella Divina Commedia”, afferma ancora la presidente della Commissione Cultura del Consiglio regionale.

Ma anche dal punto di vista della crisi della politica Dante ha molto da insegnarci, prosegue: “Intanto una delle lezioni da trarre dalla vita di Dante è il fatto che la partigianeria si paga con un costo molto alto, così come costi alti li ha l’ignavia, peccato mortale della politica. Lui non identificava il particolare con l’universale. Ci sono conseguenze se scegliamo il particolare”.

Nello stesso modo “il grande esule” parla a tutti noi  oggi che la pandemia ha in qualche modo scardinato ciascuno dal proprio percorso di vita: “Siamo tutti degli esiliati da noi stessi, fratelli stretti di coloro che sono stati esiliati dalla violenza o dalla fame”.

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