Welfare, Funaro: “Bonus alimentari, 20% a famiglie con bimbi sotto i 3 anni”

Firenze – Welfare, ovvero uno dei settori più significativi per quanto riguarda la lotta alle marginalità e alle fragilità socioeconomiche, rese ancora più evidenti, pesanti e diffusive dalla crisi pandemica, detonatrice di disuguaglianze e nuove emergenze. Stamp Toscana ha raggiunto l’assessore al welfare del Comune di Firenze Sara Funaro, con l’intenzione da un lato di fare il punto su ciò che è stato fatto, dall’altro su quanto e come l’emergenza pandemica impatti con la macchina del sociale. Un tirare le fila che riguarda intanto uno dei fiori all’occhiello dell’assessorato, vale a dire l’emergenza freddo, come spiega l’assessore.
Quali sono i numeri e le dinamiche emerse dall’esperienza dell’Emergenza Freddo 2020-21?
“L’organizzazione dell’emergenza freddo, ovvero la risposta del Comune pensata essenzialmente per chi vive per strada, che nei periodi più freddi dell’anno aumenta i posti letto per consentire di dormire in strutture protette, al caldo, è andata bene anche quest’anno, nonostante la riorganizzazione che comunque si è resa inevitabile rispetto al Covid. Ecco alcuni numeri delle Unità di strada: 3430 contatti, 746 coperte consegnate, 74 mantelline, 3074 bevande calde, 7185 unità di generi alimentari, 925 capi di vestiario, 47 accompagnamenti, 580 mascherine.  Ovviamente, nei dati che riguardano i contatti, il numero di coperte, bevande, mantelline, mascherine, si deve considerare il fatto che un utente può essere stato contattato o aiutato più volte.
Per salvaguardare il diritto alla salute di tutti, abbiamo messo in campo oltre all’accoglienza, anche la reperibilità infermieristica grazie alla Fondazione CR Firenze. Mi spiego: se una persona senza fissa dimora accetta l’accoglienza, è necessario procedere al test, che deve essere eseguito dal personale sanitario che ha dato la reperibilità. Il meccanismo in generale è andato bene grazie al lavoro di coordinamento tra i Servizi sociali, i gestori delle strutture e le Unità di strada che hanno dato una risposta forte e hanno registrato un rafforzamento con gruppi di ragazzi giovani e molto motivati. Le situazioni delicate sono state affrontate con un intervento congiunto con i Servizi sociali e sanitari e dove necessario con la collaborazione degli operatori del Dipartimento della Salute mentale dell’Ausl Toscana Centro.
Le Unità di strada hanno fatto un grande lavoro e se il prossimo inverno dovesse permanere la pandemia dovremo sicuramente lavorare per rafforzare sempre di più il servizio di reperibilità infermieristica e di accompagnamento in struttura.
Come è apparsa la situazione in città?
“In buona sostanza non si sono avuti molti cambiamenti rispetto alle dinamiche attese. Intanto, persiste uno zoccolo duro di persone che rifiutano di andare in struttura. Il vantaggio dell’uscire regolarmente è tuttavia molto positivo, dal momento che ha permesso di continuare ad approfondire la conoscenza delle singole situazioni, mettendo in atto un monitoraggio costante che ha consentito di verificare le situazioni problematiche, di conoscere le storie umane, di analizzare le situazioni anche dal punto di vista sanitario, per giungere poi a un ragionamento complessivo.
La sensazione che ho per quanto riguarda le situazioni di chi vive in strada, è che si tratta spesso di situazioni molto compromesse che riguardano persone con problematiche plurime, in condizioni di vulnerabilità psicologica e spesso con dipendenze. Tutto ciò conduce a una complessità d’intervento che porta a una riflessione a tutto tondo con i nostri Servizi sociali. Sono cambiate infatti le tipologie di persone senza dimora e rispetto al passato presentano problematiche più complesse, anche di tipo sanitario. Da sottolineare che, rispetto alla pandemia, ha funzionato bene il sistema di contenimento che abbiamo creato all’interno dell’Albergo Popolare, ovvero la “bolla” anti Covid, e abbiamo rilevato anche negli ospiti che hanno accettato l’accoglienza invernale pochi casi positivi e non si è verificato nessun focolaio. Anche quest’anno, la collaborazione tra i vari attori coinvolti nel servizio di accoglienza invernale ha dato come risultato un bilancio positivo grazie alla rete creata fra servizi sociali, operatori di strada, gestori delle strutture, associazioni, senza dimenticare i cittadini. Infatti, la risposta agli appelli di segnalazioni di chi dorme per strada durante il freddo è sempre straordinaria per frequenza ma anche per carico umano”.
Cosa cambia l’impatto della pandemia rispetto al pre Covid?
“Dei circa 7mila buoni spesa che abbiamo distribuito quasi l’80% è stato consegnato a soggetti con Isee sotto la soglia dei 6mila euro. Un altro dato interessante è l’età: la fascia maggioritaria va dai 25 ai 50 anni. Inoltre, nel 20% circa dei casi, si tratta di famiglie con bambini sotto i tre anni. In un certo senso, la pandemia, per quanto riguarda il suo risvolto economico-sociale, colpisce più duro proprio nella fascia della popolazione che possiamo definire in età produttiva, quella che dovrebbe avere più slancio e prospettiva per il futuro. La riprova sta anche nel fatto che la percentuale che riguarda questa fascia non cambia neppure con l’allargamento che abbiamo messo in atto circa l’offerta dei buoni spesa, che abbiamo portato fino alla soglia di ventimila euro e per le famiglie anche senza residenza. Evidentemente, chi ha un reddito pari ai 20mila euro esprime altre necessità, non quella alimentare”.
Qual è la risposta del territorio?
“In effetti è straordinaria la capacità di affrontare criticità sempre più complesse con la modalità del “fare rete”. Una modalità che offre ottimi risultati sia dal punto di vista della distribuzione dei pacchi alimentari ma che è stata fondamentale anche per il buon andamento dell’emergenza freddo. Partendo dal primo punto, stiamo mettendo a regime una rete territoriale che abbracci le realtà che stanno consegnando i pacchi alimentari: una rete che comprende dai quartieri alle reti di solidarietà, che hanno tenuto insieme le realtà associative che distribuiscono i pacchi con le risorse comunali. Un’iniziativa che mette a sistema 43 associazioni, permettendo di creare una relazione di conoscenza con le persone. Infine, tutto ciò permette di analizzare i bisogni. Ciò che emerge è che tanti fra i destinatari di questi aiuti alimentari sono persone che fino a poco tempo fa lavoravano nel mondo della ristorazione, del turismo, magari con lavori precari su cui l’impatto del Covid è stato devastante, trascinandoli dalla precarietà alla povertà. Un dato geografico parrebbe confermare che si sta trattando di una fetta di popolazione che si manteneva, in epoca pre Covid, con lavori al limite della soglia: infatti si tratta ad esempio di sudamericani, che sovente trovano occupazione in questi settori. Ancora, vorrei spendere qualche parola proprio sulla risposta della città. Ci sono state donazioni di famiglie, con risorse per pagare le bollette ad altre famiglie in difficoltà, in particolare da Natale in poi. Anche una scuola, a Peretola, ha trovato il modo per organizzarsi per fare la raccolta alimentare”.
Un problema che presto, con il procedere della campagna vaccinale, sarà necessario porsi è senz’altro quello sanitario relativamente alle persone che pur essendo sul territorio comunale non hanno, o hanno perso la residenza. Un problema che visto il tempo di pandemia, è anche squisitamente sanitario, in quanto questi invisibili rischiano di non essere raggiungibili dalle campagne vaccinali, con grave pregiudizio per loro e per la salute collettiva. Qual è la sua opinione?
“Sono dell’opinione che non solo il problema esiste, ma anche che una risposta dovrà essere data. Mi sono assunta l’impegno, a fronte di una domanda d’attualità in Consiglio comunale sul punto, di porre il quesito attraverso l’Anci. Il problema delle persone fragili in attesa di residenza, di coloro che per qualche motivo l’hanno persa, di quelli che sono in attesa di registrarsi come residenti può diventare un problema di tutela della salute pubblica. Bisogna trovare un modo per raggiungerli. Ribadisco il mio impegno nel porre il tema: dal momento che è un problema anche sanitario, bisognerà trovare risposte”.
Infine, fra le varie iniziative, qual è una che intende lanciare a breve?
“Le cose da fare sono tante e le idee anche. Tuttavia vorrei porre l’attenzione su una iniziativa che riteniamo utile e della cui necessità ci siamo accorti rafforzando i contatti con le realtà delle varie associazioni e dei cittadini. Dal confronto con le varie realtà si evidenzia, infatti, che non tutti conoscono le agevolazioni che sono già in essere. Perciò, abbiamo deciso di mettere in circolazione una sorta di vademecum in cui si ritrovi tutto ciò che può essere utile alle famiglie e ai cittadini, ad esempio, dallo sconto sulle bollette dell’acqua, ai buoni per i libri scolastici, agli stessi buoni spesa quando ci sono, ai vari bandi comunali e delle altre Istituzioni. Uno strumento che permetta anche alle associazioni di poter dare indicazioni precise su quanto c’è, quanto può essere fatto, da chi  può essere richiesto”.
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