Firenze – Sono 600, le imprese a Firenze che gravitano nel mondo del teatro, per una schiera di 2 mila lavoratori diretti e 8mila addetti. In ginocchio, a causa del covid e delle restrizioni che hanno bloccato il teatro e in generale il mondo dello spettacolo. Un terzo delle imprese sono individuali. L’allarme è stato lanciato da Confartigianato Imprese Firenze in occasione della Giornata mondiale del teatro di domani.
“Quello dell’artigianato – commenta Alessandro Sorani presidente di Confartigianato Imprese Firenze – è un mondo trasversale che copre tantissime realtà imprenditoriali del Paese tra cui l’universo del teatro che ruota attorno alla figura dell’artista, ma che fa affidamento su una miriade di soggetti e maestranze che oggi sono in grande difficoltà”.
Il comparto – che comprende aziende per la fabbricazione di parrucche e costumi, parrucchiere, estetiste, truccatrici, soggetti per rappresentazioni artistiche e recitazioni, service audio, video, organizzazione, gestione di strutture – è bloccato da oltre un anno e le iniziative in streaming non sono assolutamente in grado di sopperire alla chiusura dei teatri.
In occasione della Giornata mondiale dedicata al teatro, quindi, il comparto fiorentino chiede il via libera alla riapertura in sicurezza, maggiori risorse per le aziende e la proroga della moratoria sui mutui, in scadenza a fine giugno.
Il maestro artigiano Gherardo Filistrucchi, titolare della nota impresa di produzione di parrucche e maschere spiega che “il Covid ha fatto un danno inestimabile al settore del teatro, che è costruito da un mondo molto ampio, che va dagli attori, a tutti quelli che lavorano dietro le quinte fino all’indotto, e che ha subìto una perdita economica enorme. Grazie ai protocolli di sicurezza, noi siamo riusciti a lavorare nel 2020 e questo significa che riaprire i teatri in sicurezza è possibile e fondamentale”.
Tra i volti noti del teatro fiorentino c’è l’attrice Gaia Nanni. “Un anno fa, in 48 ore di telefonate, abbiamo visto saltare 60 repliche – racconta l’attrice – che sono 60 contratti firmati per oltre un anno di lavoro. E la cosa drammatica è che se salta il lavoro a me, salta a una grande squadra di persone che resta a casa. Io sono l’anello più visibile, ma l’intero comparto ha sofferto perdite enormi. Per questo secondo me è necessario fare una mappatura seria del comparto e poi erogare rimborsi sulla base delle reali perdite di chi con questo lavoro ci vive davvero”.