Firenze – Un presidio informativo, in un luogo tre volte simbolico: uno, perché è l’hub più ampio della Toscana per le vaccinazioni anti-covid; due, perché dedicato a Nelson Mandela, che nel 1997 sospese i brevetti per produrre i farmaci antiretrovirali control’HIV, che in Sudafrica in quel momento mieteva oltre 3 milioni di vittime e che fu bloccato nel 1998 dall’opposizione di 39 case farmaceutiche, che poi abbandonarono il processo convinte dalle pressioni internazionali nel 2001 (vogliamo tuttavia ricordare che il Medical Act di Mandela non fu mai adottato, anche a causa del timore di ritorsioni commerciali contro il Sudafrica se fosse stato apporvato definitivamente, n.d.r.); tre, perché è la seconda tappa di un percorso che porterà tutte le forze che si riconoscono nella battaglia per i Vaccini Bene comune, contro le speculazioni sulla salute e per la sospensione dei brevetti, alla grande iniziativa che si terrà giovedì prossimo 11 marzo, davanti alla stazione di Santa Maria Novella, per dichiarare, secondo la titolazione della campagna mondiale, “No profit on pandemic”.
L’11 marzo alle 17.30 dunque Firenze si mobiliterà assieme ad altre centinaia di città europee per chiedere vaccini e farmaci anticovid per tutte e tutti, liberi da brevetti. Una data simbolica che, oltre a sancire il primo anno dalla dichiarazione di pandemia mondiale, rappresenta il momento in cui all’Organizzazione Mondiale del Commercio alcuni Paesi come Sudafrica e India, supportati da un altro centinaio di Governi, chiederanno la sospensione dei brevetti, contro il monopolio delle grandi imprese.
Qualche numero serve per calare il problema nela realtà storica e di cronaca: con oltre 117 milioni di casi e 2.6 milioni di morti, la pandemia da Covid19 rappresenta il più grave evento sanitario dai tempi della Spagnola. Lo scopo delle iniziative è quello, come psiegano dal presidio che “lancia” l’iniziativa di giovedì, di mettere in moto una “mobilitazione mondiale capace di rendere disponibili gratuitamente per tutta la popolazione del mondo vaccini e farmaci capaci di bloccare la diffusione del virus, che rischia di peggiorare giorno dopo giorno a causa dell’emersione di nuove varianti”.
I brevetti, che lasciano nelle mani di poche multinazionali la capacità di produrre presidi sanitari, garantiscono alti tassi di profitto, a partire, ricordano i partecipanti al presidio, da Pfizer, che quest’anno si aspetta 12,4 miliardi di euro di profitti in più.
La mobilitazione è promossa da una coalizione formata, tra gli altri, da CUB Firenze, Firenze Città Aperta, Firenze Possibile, FLC CGIL, Università di Firenze, Perunaltracittà, Potere al Popolo Firenze, Rifondazione Comunista, Società della Cura Firenze, USB Firenze. L’egida sotto cui si sviluppa, è la campagna No Profit On Pandemic, per la quale si stanno raccogliendo centinaia di migliaia di adesioni in tutta Europa. Segue il flash mob organizzato il 2 marzo scorso davanti all’Ospedale di Santa Maria Nuova dal nodo fiorentino della Società della Cura, convergenza di centinaia di organizzazioni a livello nazionale, che chiedeva di togliere i brevetti dai vaccini anti Covid, chiedendo di esporre sui balconi striscioni e cartelli con la frase “nessun brevetto blocchi i vaccini covid”.
“La battaglia per i vaccini per tutti – sottolinea Anna Nocentini, Prc, dell’associaizone A.D.I.N.A – significa semplicemente che i vaccini devono essere uno strumento a dispzione per tutti i cittadini, dovunque siano nati; i vaccini così come tutti i farmaci necessari per curare il covid, dal momento che noi, come genrazione anziana, riteniamo che, per la nostra esperienza, le malattie prima di tutto si curano e poi, con debito tempo, si cercano anche i vaccini. Si vorrebbe dunque che ci fosse tanta attenzione, giusta, per i vaccini, e altrettanta attenzione, giusta, per le cure con cui affrontare questa malattia. E’ evidente infatti, che, dati alla mano, non si tratti di una robetta di qualche mese, ma che in qualche modo si debba imparare a convivere con questo virus, dal momento che i virus cambiano, non spariscono, ed è necessario che si impari a convivervi senza terrore. Paura, tensione, preoccupazione sì, ma non terrore. Noi peiansmo che non si giusto terrorizzare i vecchi. Quindi, vaccini liberi per tutti e farmaci pure”.
Sulla questione aggiunge Lorenzo Alba, coordinatore di Potere al popolo – Firenze: “Domani l’iniziativa di cittadinanza europea (una petizione vincolante prevista dai trattati) raggiungerà le 100.000 firme sul milione, il 10% delle firme necessarie a obbligare la Commissione europea ad ascoltarci. Quella per liberare farmaci e vaccini antiCovid dai brevetti è una battaglia di civiltà che si può vincere solo mobilitandosi tutti e tutte insieme. E’ una battaglia che si può vincere. Quanto accaduto con il blocco dell’export dei vaccini Astra Zeneca è l’immagine di quello che siamo: invece di obbligare le multinazionali a pubblicare i brevetti consentendo a tutti di produrre, c’è una chiusura pericolosa in forme di nazionalismo sanitario, in cui ognuno prova a prendersi la fetta più grande di una torta che rimane irrimediabilmente piccola per tutti e tutte. Solo sbloccando i brevetti, si può allargare la torta e far sì che i vaccini vengano prodotti per tutti e divengano a tutti gli effetti un bene comune”.
“Il problema che sta emergendo è sotto gli occhi di tutti – sottolinea Stefano Cecchi, Usb – ieri abbiamo superato i centomila morti, e non è colpa dei centomila che sono morti: le colpe sono altrove. Sono nel fatto che in questo anno non è stato fatto niente. A proposito dei vaccini, il problema è immenso: abbiamo demandato alle multinazionali la distribuzione dei vaccini in tutto il globo planetario. Le multinazionali curano i loro interessi, non certo quelli dei cittadini. Siamo qui a protestare contro quest’uso sconsiderato dei brevetti, perché la salute non è una merce, e il vaccino deve essere a disposizione di tutti quelli che lo vogliono fare. Quindi per le grandi pandemia come questa, bisogna cancellare di fatto i brevetti, tutti devono essere in grado di poter produrre il vaccino. Abbiamo un esempio, nobile, che si aggancia al luogo dove siamo: Nelson Mandela nel 1998, quando c’era la pandemia dell’HIV, decise di produrre i farmaci antivirali a dispetto dei brevetti, “perché il mio Paese si sta distruggendo”, ottenendo una sentenza positiva da parte della Corte Internazionale. Il fatto si ripropone in questo periodo: due Paesi importanti come il Sudafrica e l’India hanno posto al WTO il problema della sospensione dei brevetti. Come Paese con 100mila morti, numero che si sta avvicinando a quello dei morti civili della Seconda guerra mondiale, possiamo ben dire che l’unica via è quella di vaccinare il maggor numeo possibile di persone, senza esclusione. In questa nostra città, si sono vaccinati tutti i potenti, assessori perché avvocati, consiglieri perché avvocati, amici degli amici, mentre i lavoratori che lavorano nel commercio, a contatto tutti i giorni con la gente, non hanno avuto il vaccino, come tanti lavoratori che lavorano nei servizi essenziali. Quindi necessita un’inversione forte di tendenza, e bisogna che il vaccino diventi davvero un bene comune. E’ l’unica via che può, forse, salvaguardarci dall’esplosione ulteriore della pandemia”.
La battaglia dunque, come sottolinea Paola Sabatini, Cub Sanità, è quella in buona sostanza di garantire a tutti il libero accesso alle cure. Oltre però alla libertà di scelta. “In altre parole – dice Sabatini – posto che il libero accesso alle cure è un diritto fondamentale, inviolabile per cui ci batteremo sempre, è altrettanto necessario che sia garantita anche la libertà di scelta. Del resto, i due diritti sono imprescindibili: posso scegliere se mi si dà la possibilità di avere qualcosa su cui scegliere. A noi è successo di difendere la libertà di scelta di lavoratori che, in questa fase, fra operatori sanitari che avrebbero potuto vaccinarsi, hanno preferito rimandare, un atteggiamento che riguarda qualche incertezza sui vaccini. Il diritto all’accesso alla cura è un diritto universale, prioritario, al di là delle posizioni personali del singolo, la cui libertà tuttavia, in presenza della non obbligatorietà del vaccino, va salvaguardata”.