Vaccini anti covid, il fattore di rischio sia il parametro prioritario

Firenze – Oggi sento dire che  presto avremo vaccini in grandi quantità . Spero che ce ne siano per tutti e senza dover attendere troppo perché per fare quelle riaperture che molte  categorie economiche chiedono a gran voce l’unica strada è il vaccino.

Spero che ci siano presto e secondo una priorità che tenga conto anzitutto del fattore di rischio e della fragilità.  Infatti  se la media dei decessi per covid è di 81 anni mi pare ovvio che insieme a vari 80-90enni ci sono anche molti della fascia 70-80. E che questi devono avere priorità. 

Ecco perché due giorni fa mi aveva preoccupato e addirittura sconvolto la proposta di Bertolaso che dopo gli over 80 si passasse a chi lavora. Questa era la sua dichiarazione “Fermo restando che medici, infermieri e Rsa devono essere vaccinati, ci sta anche che si facciano gli over 80. Ma poi non si può continuare a scendere seguendo la fascia anagrafica” ( Ansa)

Al che mi sono chiesto : e gli over 70, i più a rischio di morte? Rinviati a quando? Tra vaccini e richiami sarebbe difficile capire quando potremmo essere vaccinati se dopo gli over 80 davvero ci passassero davanti tutte le altre fasce d’età.

E allora propongo questa ulteriore riflessione. In questo anticipo di primavera nelle giornate di sole c’erano assembramenti e molti senza mascherina, per lo più giovani perché tanto a loro il covid viene di solito senza gravi conseguenze. E se davvero li vaccinassimo tutti.. immagino che gli assembramenti si moltiplicheranno e mascherine giù. 

La cosa potrei anche accettarla se i vaccinati non trasmettessero il virus ma a quanto pare così non è e quindi noi esclusi dovremmo anche .subire molti che essendo stati vaccinati si sentirebbero invulnerabili… mascherine abbassate e distanziamento zero. 

Quante ne abbiamo dovute subire noi ultrasettantenni! Prima i ritardi delle forniture di Pfizer e Moderna, poi il “colpo” di vedere Astrazeneca riservato solo a chi ha meno di 65 anni…,sempre un passo indietro e adesso che si annuncia l’arrivo di 40 milioni di dosi di Pfizer (entro l’anno) sentirsi dire che dovremmo essere ulteriormente retrocessi.   

D’altronde  c’è anche chi dice e lo leggo sul web che in fondo noi anziani possiamo restare in casa. Scarti sociali, insomma. Ma il problema è mal posto perché ho conosciuto varie persone di altre età che , positivi al covid , non hanno avuto grosse conseguenze e sintomi lievi mentre gli ultrasettantenni se la vedono brutta. 

Quindi anche se stiamo riguardati un certo rischio c’è sempre quanto meno per i contatti familiari. Allora si deve  tenere conto di questo e del fatto che se ci ammaliamo andiamo  probabilmente a intasare le terapie intensive.

Solo l’1,1% dei morti per covid in Italia ha meno di 50 anni come leggo sul Fatto quotidiano del 27/2 ove si dice anche che il Prof. Matteo Cesari, Geriatra all’Università Statale: ha osservato “Le statistiche dicono che la mortalità aumenta esponenzialmente dopo i 50 anni”.

Aggiungo che far prevalere i fattori di rischio sugli interessi economici non è solo un imperativo etico ma anche giuridico. La priorità del diritto alla vita è sancita dalla Costituzione e da molte leggi che ne derivano.

Voglio sperare che il Governo chiarisca che le vaccinazioni procederanno con priorità legate ai fattori di rischio e alle situazioni di fragilità. Quindi anche per ordine di anzianità anagrafica. Questo  potrebbe tranquillizzare molti anziani oggi  in preda all’inquietudine e alla preoccupazione di essere lasciati indietro. 

Ecco perché  il silenzio non basta. Perché ormai non ultrasettantenni siamo fragili non solo fisicamente ma anche psicologicamente. .perchè ne abbiamo viste troppe in questi ultimi mesi. Le notizie che ci arrivano dai media sono un quotidiano allarme per la crescita dei contagi e per le varianti e subito dopo annunci che le vaccinazioni vanno a rilento.  E tutto.. anche la recente idea ventilata da più parti di fare vaccinazioni nelle fabbriche a lavoratori e familiari  a me suona come un campanello d’allarme….. perché di noi non si parla mai. 

Oggi in Italia tutte le categorie sociali protestano chiedono ristori e allentamento delle misure. Gli unici che stiamo in silenzio chiusi in casa e spauriti siamo noi anziani. Ma la classe politica ha il dovere di ascoltare anche chi non scende in piazza, non si agita ma ha  situazioni di fragilità. Perché l’età non è una colpa. E il fattore di rischio è l’unico discrimen valido.

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