Giorno della Memoria, Nardella: “L’undicesimo comandamento? Non dimenticare”

Firenze – Si sono susseguite in tutta la città le iniziative dedicate al Giorno della Memoria a Firenze. Fra le principali, il flash mob dedicato a Gino Bartali “Giusto fra le nazioni”, la cerimonia ufficiale al Memoriale di Auschwitz e l’intitolazione al finanziere Vincenzo Giudice del largo tra via Valfonda e viale Strozzi. Gli eventi si sono tenuti questa mattina e hanno visto la partecipaione del sindaco Dario Nardella e, tra gli altri,  degli assessori alla Cultura della Memoria Alessandro Martini, alla Cultura Tommaso Sacchi, all’Educazione e Welfare Sara Funaro, allo Sport Cosimo Guccione, il presidente del consiglio comunale Luca Milani, la presidente del Quartiere 3 Serena Perini, la presidente della neocommissione speciale Segre per il contrasto dei fenomeni di intolleranza e razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza Barbara Felleca.

Il flash mob organizzato dal Quartiere 3 e dalla sezione soci Coop Firenze Sud Est si è svolto nella piazza dedicata al campione di ciclismo per ribadire che la città non dimentica il suo impegno per gli ebrei, impegno per il quale Bartali ha ricevuto il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni da parte dello Stato di Israele. “Per non dimenticare abbiamo anche bisogno di testimoni della storia e Gino Bartali è uno di questi. Giù le mani da questo uomo straordinario, un simbolo non solo dello sport ma dell’umanità e a cui va il nostro ringraziamento per il suo impegno durante uno dei momenti più drammatico nella storia. Siamo orgogliosi di essere qui nella piazza che porta il suo nome e che presto vedrà la collocazione di una statua a lui dedicata”. L’opera, realizzata in gesso da Silvano Porcinai e già esposta al Mandela Forum durante i Mondiali di ciclismo del 2013, sarà fusa in bronzo con finanziamenti da sponsor (tra cui Unicoop che ha già dato la disponibilità) e raccolti con un crowdfunding.

Il sindaco Nardella ha poi allargato il ringraziamento anche agli altri testimoni della storia. “Se ci fosse l’undicesimo comandamento sarebbe non dimenticare. È questo il messaggio di Primo Levi: questo è accaduto se non dimentichiamo potremo evitare che accada nuovamente”.

“Celebrare la giornata della Memoria significa anche rinnovare un impegno perché i diritti umani siano rispettati in ogni paese – ha aggiunto il sindaco – ci sono ancora condanne a morte, detenzioni ingiuste, persecuzioni a giornalisti e cittadini liberi. Tutto questo ci porta alla Shoah, a ciò che rappresenta la sopraffazione di un uomo su un altro uomo”.

Le celebrazioni si sono poi spostate nel vicino Memoriale di Auschwitz con la deposizione della corona e poi la cerimonia ufficiale, a porte chiuse (ma le riprese saranno disponibili sul canale YouTube del Comune di Firenze) alla presenza anche del prefetto Alessandra Guidi, del presidente della Regione Eugenio Giani, del presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo, dell’assessore regionale alla Cultura alla Memoria Alessandra Nardini, dei rappresentanti delle associazioni Aned (Associazione nazionale ex deportati), Anei (Associazione nazionale ex internati militari), Anvcg (Associazione nazionale vittime civili di guerra) e della Comunità ebraica. L’assessore Martini ha aperto gli interventi sottolineando che “l’impegno del far memoria per la nostra non si limita a un solo giorno, ma va avanti tutto l’anno. Lo abbiamo dimostrato con tante esperienze e iniziative e anche con due elementi concreti: la neo commissione Segre e il Memoriale dove ci troviamo oggi. Un luogo fisico, che ci consente di fare della memoria un fatto vivo, aperto a tutti e che deve diventare casa di tutti perché nessuno si trovi a vivere tragedie come quella della Shoa e dello sterminio”.

“Il Giorno della Memoria ci invita a riflettere sulle radici del male – ha esordito il sindaco Nardella – Primo Levi ci ha lasciato un monito ‘meditate che questo è stato’. Parole che ci invitano a celebrare la memoria non solo con lo sguardo al passato ma anzi con l’impegno forte perché il passato non torni mai più. Non dimentichiamo i colpevoli, non solo gli esponenti dell’ideologia nazifascisti, ma anche i tanti testimoni silenti che, per usare le parole di Gramsci riportate nel Memoriale, si sono macchiati di indifferenza rendendo reso possibile anche in Italia le deportazioni e le leggi razziali. Non dimentichiamo i Giusti, tra cui Gino Bartali: semplici cittadini, diplomatici, funzionari che spinti dall’etica della responsabilità e dall’empatia hanno salvato tante vite e difeso la dignità umana. E non dimentichiamo i sopravvissuti, coloro che sanno, tra cui Liliana Segre, simbolo e testimone autentica del dolore e della lotta per la libertà. I sopravvissuti sono i custodi di questa verità storica dolorosa a cui va la nostra infinita gratitudine. Attraverso la loro testimonianza  diretta i sopravvissuti ci hanno affidato un compito delicato e prezioso, quello di mantenere accesa la fiamma della candela che illumina questa tragedia, di dare in qualche modo la parola alle vittime, a coloro che ottant’anni fa non l’ebbero. Ed essere più vigili e di diventare sentinelle”.

L’assessore Sacchi ha infine ricordato come quest’anno le celebrazioni abbiano dovuto fare i conti con l’emergenza sanitaria. “Firenze e la Toscana hanno sempre onorato il Giorno della Memoria con iniziative partecipate come, per esempio, il treno della memoria che in questo 2021 da anni non ha potuto accompagnare gli studenti nella visita ai campi di sterminio. Ma questo non ci ha impedito comunque di portare avanti l’impegno della memoria. Nel Memoriale c’è una frase di Nedo Fiano, testimone diretto dell’orrore delle deportazioni e da poco scomparso, che mi sembra molto significativa: mi ero salvato la sapevo che la tragedia non sarebbe finita mai più. Per questo è importante continuare a raccontare”.

Ultimo appuntamento del programma è stato l’intitolazione al maresciallo maggiore della Guardia di Finanza Vincenzo Giudice dell’area tra via Valfonda e viale Strozzi. All’iniziativa, organizzata in collaborazione con la Guardia di Finanza, erano presenti il sindaco Nardella, l’assessore Martini e il Comandante generale della Guardia di Finanza Generale del Corpo di Armata Giuseppe Zafarana. Giudice, decorato con la medaglia d’oro al valor militare, era un sottufficiale originario di Eboli in servizio a Bergiola Foscalina di Carrara. Avvertito di una rappresaglia delle SS ai danni di civili offrì la propria vita per salvare i civili, che però non furono risparmiati nonostante il sacrificio del militare.  “Non si poteva pensare a giornata migliore per intitolargli questo luogo della città – ha sottolineato il sindaco -. Con la sua testimonianza Giudice ha dimostrato quanto importante sia non lasciarsi andare all’indifferenza perché è proprio l’indifferenza che ha portato al massacro a cui hanno assistito le precedenti generazioni in Italia e in Europa”.

“Abbiamo così voluto testimoniare la riconoscenza e l’onore dovuti a un uomo che non si è voltato dall’altra parte – ha aggiunto l’assessore Martini – Vincenzo Giudice è stato un uomo di parte perché ha scelto da che parte stare, sapendo il rischio che stava correndo e sapendo anche a che cosa andava incontro. Un uomo che dobbiamo ricordare, onorare e portare ad esempio, soprattutto alle nuove generazione e a tutti coloro che non hanno vissuto direttamente la tragedia della Seconda Guerra Mondiale, ma che hanno il dovere e la necessità di conoscere e sapere da che parte stare”.

Foto: Luca Grillandini

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