Firenze – Il satiro barbuto “getta lo sguardo nell’abisso dicendo sì alla vita”. E’ un messaggio positivo, vitalistico ma consapevole, dionisiaco e apollineo ad un tempo, quello che lancia Virgilio Sieni nella sua ultima creazione di scena al Cango nell’ambito della rassegna “la Democrazia del corpo” da lui ideata e diretta. L’uscita dallo stato di natura non è accettazione di una civiltà in crisi, ma il recupero del senso dell’esserci attraverso il gesto e la danza. L’uomo ridisegna il suo spazio vitale attraverso l’espressione fisica di ciò che sente come sua intima essenza.
Interpretati da Jari Boldrini e Maurizio Giunti, accompagnati dal violoncello e dalla voce di Naomi Berrill. “Satiri” è una straordinaria esperienza sulla forza che ancora oggi produce l’antichità classica sull’uomo moderno, cinico e disorientato, offerta da un artista in grado di creare atmosfere che toccano il sostrato profondo della coscienza dello spettatore. Non soltanto attraverso l’arte del gesto poetico, ma anche attraverso la luce, l’ambiente, la musica. Gli effetti luminosi, in particolare, curati da Marco Cassini da soli richiamano alla grande pittura caravaggesca, come un elemento ulteriore di dolore e di forza. Insieme alla musica (pezzi della stessa Berrill insieme alle suite di Johann Sebastian Bach) eseguite con il timbro profondo, nostalgico ed evocativo, del violoncello (viene in mente Ingmar Bergman di Come in uno specchio).
Come in uno specchio, ma con tutt’altro concetto artistico, danzano i due satiri. Nella parte sicuramente più emozionante, anche grazie alla maschera da caprone che indossa uno dei due danzatori, si svolge la rappresentazione dell’uscita di queste creature mitologiche dallo stato di natura ferino e inconsapevole del mondo di Pan l’eterno. C’è una profonda unità fra l’uomo e la bestia, lo stesso andare alla ricerca dell’uscita dalla paura e dalla solitudine angosciosa che solo in una piena ma impossibile identificazione è (forse) possibile raggiungere.
L’unità si rompe, l’uomo prende atto della sua condizione tragica e senza scampo di fronte alle leggi inflessibili della natura, ma questa nuova consapevolezza non lo conduce alla disperazione. Qui sta il segno positivo del messaggio di Sieni. Supera l’angoscia, “dice sì alla vita, non la notte ma la su primavera” attraverso la relazione con l’altro che diventa progressivamente più armonica e poetica “nella contemplazione rivolta al gesto simile, adiacente, simmetrico”, scrive il coreografo fiorentino nelle sue note di coreografia. “La danza – ancora Sieni – si presta ancora una volta a laboratorio della vita”.
Noi gli siamo grati perché ogni anno regala i momenti di riflessione e di coinvolgimento che solo un’arte come la danza, così aderente allo spirito contemporaneo, fluido e cangevole, che tende sempre più a separare il corpo dalla sua percezione empirica, può suscitare.
Anche oggi 3 dicembre e domani 4 dicembre a Cango
Foto: Satiri, ph di Lorenzo Gigante