Archeologia: parla il direttore degli scavi di San Casciano dei Bagni

San Casciano dei Bagni – Tra il fango e la disperazione emerge il tesoro del “Santuario in Ascolto”. Presentata per la prima volta al pubblico la straordinaria campagna di scavi al Bagno Grande di San Casciano dei Bagni e mostrate le nuove sensazionali scoperte.

Sono ripresi senza sosta i lavori all’indomani della presentazione dell’immenso “tesoro” che sta venendo alla luce con la sesta campagna di scavi archeologici, in sette settimane di lavori tra il fango, come è stato sottolineato nel corso della presentazione, al santuario etrusco e romano nel Bagno Grande di San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena.

Le archeologhe e gli archeologi del progetto hanno portato alla luce migliaia di monete romane, altari e tanto altro. Una campagna di scavo in divenire in un’area sacra dedicata sicuramente anche alla fertilità, come dimostrano i reperti rinvenuti di un utero, mammelle e un pene in bronzo. L’area di indagine si sta sempre più ampliando e in questo divenire sono state rinvenute colonne che, prima della dismissione del tempio, erano alte più di cinque metri. Un edificio dalle enormi proporzioni stratificato a più livelli, una quinta scenica verso la sorgente con cinque teste di leoni e tanto altro.

Le monete che appartengono all’ultima fase dell’uso del santuario, in ordine temporale di attribuzione dei reperti rinvenuti, sono state coniate nel periodo dell’Imperatore Marco Aurelio Caro (230 circa-283 d.C.). Ma, man mano che si procede nell’esplorazione della vasca sacra, si scopre altro. Oltre alle monete ed altri straordinari tesori, il fabbricato ha caratteristiche rilevantissime per l’opera di straordinaria fattezza: il rinvenimento di una mastodontica opera idraulica.

Le vasche indagate fino adesso nascondono ancora altri tesori perché si intravedono reperti attribuibili al periodo etrusco ed è straordinario come dalle indagini, grazie ai timbri in diversi manufatti, si scoprano legami con un territorio ampio che vede protagonisti gli artigiani del tempo che operavano nella Valdichiana, tutta, fino alla vicina Arezzo e all’Umbria.

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