Via Canova, il presidio si consolida, dal primo vassoio alle tende

Firenze  – Un presidio ormai tutto al femminile, quello che si raggruppa  intorno a Nezha, la madre marocchina con 5 figli e una nipotina che in questi giorni ha ricevuto lo sfratto dalla casa popolare. Le donne dei blocchi arrivano verso le 15, dandosi il cambio con quelle che sono state con Nezha prima, durante la mattina, insieme al Movimento di Lotta per la Casa, che rimane per sostenere Nezha e la sua famiglia. Un presidio cominciato con un vassoio per terra, poi a poco a poco sono comparsi i tavoli, il materasso e le coperte.  Le donne portano qualcosa da mangiare, caffè, tè alla menta. I loro figli più piccoli giocano con le bimbe di Nezha, quanche volta la sua nipotina di 2 anni piange perché i “grandi” corrono e lei non riesce a stargli dietro. Qualcuno dei bimbi delle altre famiglie solidali con Nezha quasi quasi invidiano alle piccole quel grande materasso all’aperto, dove la famiglia dorme. E ora non hanno occhi che per quelle due tende che sono arrivate e che daranno un qualche riparo a chi non ha casa. La speranza ancora non muore. qualcuno arriva e chiede: “Ma del Comune, non si è visto nessuno?”.  Nessuno, è la solita risposta.

Il presidio si consolida, attorno a quella famiglia, perché quella famiglia “vuole stare tutta insieme”. E questo è un argomento che batte al cuore di tutti quelli che passano. Meno, forse, a quello di chi ha subito negli anni gli schiamazzi, la prepotenza, gli allacci abusivi.  Ma ora la madre e i figli sono insieme, com’erano insieme quando la violenza domestica ha condotto il loro padre lontano da loro. Quando quella donna ha capito che la violenza che vedeva e subiva era la stessa che anche i suoi figli sopportavano. E allora lo ha denunciato, fatto condannare e ora quell’uomo non si può avvicinare.

“La cosa che veramente risulta incomprensibile – sottolinea Marzia Mecocci del Movimento di Lotta per la Casa – è che a una donna che ha avuto il coraggio di denunciare la violenza del marito, di farlo condannare e di ottenere un decreto di allontanamento, con la forza che ha una madre quando vuole salvaguardare i figli da una violenza che si estendeva anche a loro, sia ora messa di fronte alla possibilità di dividersi da loro. A una madre che ha sfidato tutto e ha rischiato moltissimo per i suoi figli, non  si può chiedere di separarsene, piccoli e grandi che siano”.

Non solo. “Mi risulta altrettanto incomprensibile, ed è anche inusuale, che venga usata questa procedura per “proteggere” la famiglia, con l’argomentazione che si vuole capire la genitorialità, smembrando il nucleo. Ci sembra molto strano a meno che non si voglia coprire qualche mancanza o leggerezza da parte dei servizi sociali”. Per quanto riguarda la morosità in cui è incorsa la donna, la questione sembrerebbe superata, in quanto si parla di circa quindicimila euro che un imprenditore della comunità islamica sarebbe pronto a pagare.

 

 

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