Quando Carter illuminò il volto di Tutankhamon

Londra – Per celebrare il centesimo anniversario di una delle più straordinarie scoperte archeologiche,  le Bodleian Libriaries di Oxford ci ripropongono di rivivere il ritrovamento della tomba di Tutankhamon attraverso gli occhi degli archeologi e dei loro aiutanti egiziani che erano al lavoro nella Valle dei Re a Luxor nel lontano 1922.

La mostra, che rimarrà aperta fino al febbraio del 2023, ci riporta allo storico momento in cui  Howard Carter e il suo team riportarono alla luce la ricchissima tomba del giovane faraone, la prima sepoltura reale dell’antico Egitto ritrovata intatta con una dovizia di oggetti rituali o legati alla sua vita tra fiori, frutta e ori.

Le biblioteche della celebre università inglese si sono riunite per offrire al pubblico fotografie, lettere,  disegni, bozze e diari  provenienti dal’archivio Carter che arricchiscono di nuovi elementi il sensazionale rinvenimento.

Dalle magnifiche fotografie scattate  da Harry Burton durante i 10 anni che durarono gli scavi, emerge in particolare la percezione dell’importante contributo che Carter aveva ricevuto da parte egiziana, soprattutto da una numerosa e competente manodopera presente sul sito. Come scrive la BBC , la mostra rimette un po’ in questione il mito di Carter « eroe solitario ». Dalla documentazione emerge infatti un grande lavoro collettivo, certo sempre sotto la direzione dell’archeologo britannico  che del resto doveva poi ringraziare pubblicamente almeno quattro dei suoi collaboratori egiziani.

L’esposizione permette di seguire da vicino il ritrovamento della tomba, dall’apertura delle porte dello scrigno/ santuario d’oro che racchiudeva sarcofago e mummia del faraone egiziano della  XVIII dinastia (Nuovo regno)  vissuto tra il 1341 1323. Una fotografia ci mostra invece il medico britannico che nel novembre del 1925 inizia l’esame scientifica dei resti di Tutankhamen con una prima incisione nella mummia.

La  scoperta  della tomba ebbe un’immediata copertura mediatica mondiale e suscitò un rinnovato interesse per l’antico Egitto.

Gli scavi erano stati finanziati dal Lord Carnavon che non riuscì a vedere il sarcofago e la maschera d’oro del faraone perché  morì nell’aprile del 1923 di polmonite prima che venissero dischiusi. Con la morta di lord Carnavon iniziò la leggenda della maledizione  che avrebbe colpito chi avesse disturbato la mummia, leggenda alimentata dalla stampa senza che nel corso degli anni potesse essere confermata dai fatti. Nessuno infatti, a cominciare da Carter, ebbero da patire di questa maledizione.

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