Marcello Simonetta rivisita l’Enigma Montefeltro di fronte al dittico di Piero

Firenze – Nell’ambito dei dialoghi d’arte e cultura promossi dalla Galleria degli Uffizi ci sono venti appuntamenti in streaming su Facebook ogni mercoledì alle 17.00, da gennaio a maggio.

Mercoledì 26 p.v. Marcello Simonetta terrà la conferenza Il dittico di Piero: una rivisitazione dell’Enigma Montefeltro che potrà appunto essere seguita sulla pagina facebook degli Uffizi.

Marcello Simonetta, autore di una trilogia sui Medici e di libri su Machiavelli e Guicciardini,(tra le altre cose ha scoperto il ruolo avuto dal Montefeltro nella Congiura dei Pazzi) è uno storico di fama internazionale che, dopo 25 anni trascorsi fra gli Stati Uniti e la Francia, si è trasferito a Firenze da quasi un anno. Ne abbiamo approfittato per incontrarlo e realizzare questa intervista

Anzitutto, come si trova nella nostra città ?

“Dopo New York e Parigi, sono felicissimo di vivere a Firenze, che è una piccola metropoli culturale così ricca di storia e di arte, una calamita non solo per turisti di massa ma per studiosi. Prima ci venivo spesso, per andare in archivio o nelle tante meravigliose biblioteche cittadine, ma ora che sono qui, posso anche attivarmi per valorizzare il patrimonio della memoria non solo locale”.

Il 1° dicembre lei ha tenuto una conferenza su Leone X, nel cinquecentesimo anniversario della nascita del primo papa fiorentino, nel luogo della nascita, cioè a Palazzo Medici (oggi Riccardi), ancora visibile su Facebook, e il 26 gennaio terrà una conferenza agli Uffizi dal titolo Il Dittico di Piero: una rivisitazione dell’Enigma Montefeltro. Di cosa parlerà?

L’enigma Montefeltro, il longseller uscito nel 2008 da Rizzoli, è stato tradotto in dieci lingue: un mese fa in Russia, dove la prima edizione è esaurita in poche settimane. Mi fa piacere dunque rivisitare quel libro e l’affascinante storia del profilo del duca di Urbino. Ma il celebre dipinto di Piero della Francesca ci mostra solo il lato luminoso della personalità di Montefeltro, che aveva un “lato oscuro”, da me esplorato decifrando alcuni documenti inediti e dimostrando che era il motore occulto della congiura dei Pazzi. Oggi, per ironia della sorte, il Dittico è conservato agli Uffizi, cioè nella città lui che voleva conquistare”.

Nell’ultima ristampa nella Biblioteca Universale Rizzoli (BUR) il libro è accompagnato da un’appendice intitolata L’enigma Montesecco.

Perché Montesecco, sebbene disposto a uccidere Lorenzo de Medici, si rifiutò di colpire in chiesa ?  Era solo uno scrupolo religioso o c’era qualche altro motivo ?

“È uno degli enigmi che mi tormentavano: Gian Battista Montesecco era un soldato professionale al servizio del papa Sisto IV, inviato a Firenze col compito di familiarizzarsi con il Magnifico, per poi colpirlo alle spalle. Tuttavia, nel momento cruciale, si tirò indietro, causando il fallimento dell’intera operazione. Si è detto che abbia rinunciato per non compiere un omicidio e allo stesso tempo un sacrilegio, in Duomo. La spiegazione vera è più complessa. Ho scoperto che il papa, diabolicamente, aveva offerto a Montesecco  una moglie e addirittura un feudo nello stato della Chiesa. Evidentemente Lorenzo fece una qualche contro-offerta che non si poteva rifiutare”.

Perché Lorenzo non commutò la condanna a morte ? Eppure uscendo dalla congiura Montesecco ne aveva provocato il fallimento…

“Montesecco sapeva troppo. La sua ampia confessione ce lo dimostra, ma in essa parla di tutti i congiurati, salvo che di se stesso”. 

Nel suo libro Volpi e leoni: i misteri dei Medici ha affrontato vari aspetti ancora controversi della saga medicea.  Iniziamo da   Piero, il figlio del Magnifico. Era davvero inadatto al suo compito? O pesò troppo su di lui il paragone con il padre? 

“Piero, per dirla con Machiavelli, non ebbe né fortuna, né virtù. Se da una parte nacque in un momento particolarmente difficile, dall’altra non seppe gestire il credito che gli veniva dal padre. Era un tipo violento e impulsivo. Fece ammazzare il medico di Lorenzo, perché non era riuscito a curarlo. Poi cercò di imitare la grande uscita teatrale del Magnifico, quando si recò presso il Re di Francia nel 1494, ma sostanzialmente consegnò gli le chiavi della Toscana senza consultarsi con nessuno, e di conseguenza i fiorentini capeggiati da Savonarola lo scacciarono. Morì annegato, per aver caricato troppe artiglierie su una nave alla bocca del fiume Garigliano. In breve, si meritò il soprannome di Fatuo (o di Pazzo)”.

Chi erano, invece, il buono Giuliano e il savio Giovanni ?

“Giuliano, il terzogenito, era il più amabile dei figli di Lorenzo, un poeta e un donnaiolo, senza grandi ambizioni politiche. È l’unico che fu veramente rimpianto dai fiorentini, come dimostra il suo funerale, che fu un evento straordinario e commovente, a cui partecipò tutta la popolazione. Giovanni, il secondogenito, divenne cardinale all’età incredibile di 13 anni, grazie alla lungimiranza del padre che aveva imparato sulla sua pelle cosa significa avere la Chiesa come nemica. Avrebbe fatto una carriera ecclesiastica invidiabile”.

Leone X e Clemente VII sono i due papi della famiglia Medici. Entrambi annoverabili  tra le  volpi ?

“Direi di sì, ma in misura diversa. Leone fu fedele al suo nome prescelto, e mostrò lati di una efferata crudeltà, a dispetto della leggenda che lo vuole bonario e quasi buonista, interessato solo al buon vivere e alle arti. Nel mio libro racconto come eliminò tutti i suoi avversari politici, in particolare i cardinali che lo ostacolavano nelle sue mire militari… Clemente VII era una volpe che si fece prendere nel sacco, causando appunto il Sacco di Roma e la seconda espulsione dei Medici da Firenze”. 

Filippo Strozzi un personaggio enigmatico?  Era il principale avversario dei Medici…ma non troppo.

“Filippo Strozzi veniva da una famiglia che era stata tradizionalmente opposta ai Medici, ma sposando Clarice, la primogenita di Piero, unì la propria potenza finanziaria con quella politica dei Medici. Fu grazie a lui che i due pontefici Medici godettero di un flusso monetario costante: infatti Strozzi, in qualità di tesoriere del Comune di Firenze e della Camera Apostolica, stornò circa quattro milioni di ducati (una cifra astronomica, pari a miliardi di euro) dalle casse fiorentine a quelle vaticane! Poi però Clemente tradì Filippo, lasciandolo nelle grinfie dei suoi nemici, e lui si vendicò, provocando la cacciata dei Medici nel 1527… Strozzi era un personaggio davvero machiavellico, e fu lui a sponsorizzare la prima edizione a stampa del Principe, come ho mostrato nel mio ultimo libro, Tutti gli uomini di Machiavelli”.

Nell’edizione 2017 di “Volpi e leoni”  compare in appendice un capitolo con un titolo sibillino “comincia Volpe, esce leon”.  Qual è la spiegazione?

“Questa Appendice riguarda le Satire di Ludovico Ariosto, di cui quest’anno si celebra il cinquecentenario della sua presenza in Garfagnana come governatore per conto del duca di Ferrara. La Regione Toscana mi ha chiesto di partecipare ai festeggiamenti raccontando il complesso rapporto di Ariosto con i Medici e Machiavelli, che viene appunto messo in scena satiricamente dal grande poeta ferrarese. Ci sarà da divertirsi…”. 

 

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