Lo spettacolo della vita nell’arte di Punzo e della Fortezza

Firenze – Ci saluta con inquietanti, tumultuose risate da pazzo: “Ci vuole coraggio a entrare qui dentro”. E via con l’Amleto e il “povero yorick”, e Irma del “bordello meno elegante che si conosca” di Santo Genet. Poi Borges dell’Aleph, Pinocchio e il Faust e tanti testi e altrettante partiture musicali tratti dagli spettacoli che per trent’anni la Compagnia della Fortezza ha presentato con i detenuti divenuti attori-artisti grazie al talento registico di Armando Punzo e a quello musicale di Andrea Salvadori.

Per la prima volta “Il Figlio della Tempesta, musiche, parole e immagini dalla Fortezza”, è stato presentato a Firenze e in un contenitore, il festival Democrazia del Corpo a Cango, che è stato sicuramente il più appropriato per questo concerto-spettacolo che fu realizzato nel 2018 in occasione del trentennale anniversario della Compagnia nata come “Laboratorio Teatrale nella Casa di Reclusione di Volterra” nell’agosto del 1988.

Difficile comunque dare un’etichetta allo spettacolo andato in scena sabato 25 e domenica 26 marzo. Punzo lo chiama “il nostro lavoro”, qualcuno lo ha definito un recital. Il regista attore e il compositore (sound design) musicista danno vita a un duetto che attraversa tutti i registri possibili, dal comico, al parodistico, al tragico,  al sentimentale, al malinconico…

E’ soprattutto un’incredibile energia che promana dall’ incessante flusso del dialogo voce-suono, una forza che si riferisce alle particolari caratteristiche del teatro della Fortezza: tanta sofferenza, tanta solitudine, tanrti sentimenti contrastanti compressi fra le mura del carcere che ottengono una prima essenziale liberazione dalla parola letteraria e poetica: “c’è un no che cresce dentro di noi”.

Le esperienze degli spettacoli di Punzo sono ricordate attraverso palloni-video sui quali scorrono le immagini delle rappresentazioni  Nella sua visione artistica lo spazio di Cango richiama la cella di tre metri per nove, il teatro del carcere. Il pubblico ne fa parte integrante e viene continuamente sollecitato dal protagonista a partecipare con movimenti, battiti di piedi, appalusi, persino per un ballo sulla pedana.

Anche quando suona il cellulare di un’imbarazzata signora, che chiede scusa ad alta voce: deve incassare un “se risuona la portiamo via tutti insieme” che la farà stare più attenta in futuro: “Questo telefono entra nella storia di questa lavoro”, esclama l’attore regista, regalandoci un pezzetto del segreto della sua creatività che vive anche di stimoli estemporanei.

Alla voce di Punzo (strepiti, riflessioni, confessioni, emozioni) aggiungono espressività e significato, sottolineano le parole indicandone il segno emozionale richiesto dal testo, le note che Salvadori trae dal pianoforte, le tastiere elettroniche, le chitarre, il mandolino, e arrivano fino dentro il cuore degli spettatori. Che li hanno accolti con entusiasmo e partecipazione.

Foto di Nico Rossi

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