Cgia Mestre, fondi europei e Pnrr a rischio, “occorre investire nella Pubblica Amministrazione”

Firenze – Fondi europei di coesione, una valanga di soldi anche per il nostro Paese, che purtroppo forse non riusciremo a spendere in tempo: una buona parte (20 miliardi) rischia infatti di non rispettare il termine di spesa a dicembre 2023 e di involarsi senza aver raggiunto l’obiettivo. E’ in sintesi il probema che pone il Centro Studi della Cgia di Mestre, che ha preso in analisi lo stato dei 64,8 miliardi di euro di fondi europei di coesione messi a disposizione del nostro Paese nel periodo 2014-2020, di cui 17 di cofinanziamento nazionale. “La spesa complessiva certificata da Bruxelles al 31 dicembre scorso è stata di 35 miliardi, pari al 54 per cento dell’ammontare totale che include anche la quota che noi italiani abbiamo dovuto sostenere – rendono noto dal Centro Studi Cgia – pertanto, entro il 31 dicembre 2023, data di scadenza di attuazione di questo settennato, dobbiamo spendere i restanti 29,8 miliardi (pari al 46 per cento della quota totale), di cui 10 sono di cofinanziamento nazionale. Se non riusciremo a centrare questo obiettivo, la quota di fondi UE non utilizzatati andrà persa. Insomma, è a rischio una buona parte dei 19,8 miliardi che Bruxelles ci ha messo a disposizione da almeno nove anni”, è il monito dell’Ufficio studi della CGIA.

Andando alle ragioni di questo corto circuito che riguarda le difficoltà che incombono nel nostro Paese per l’utilizzo di soldi europei, una buona parte di responsabilità, come noto da tempo, riguarderebbe “una grossa difficoltà di adattamento della nostra Pubblica amministrazione alle procedure imposte dall’UE. Dopodichè, la nostra macchina pubblica presenta livelli di qualità dei servizi resi ai cittadini e alle imprese molto modesti e una efficienza che può contare ancora su ampi margini di miglioramento. Il personale, soprattutto dell’area tecnica, ha retribuzioni basse e, spesso, risulta, anche per questa ragione, poco motivato. Specificità che caratterizzano, in particolar modo, i dipendenti pubblici delle regioni e degli enti locali del Mezzogiorno”, dicono dalla Cgia.

Tuttavia non si tratta solo di “peccati” da parte delle amministrazioni locali. “Va segnalato – sottolinea l’Ufficio Studi – che dei 19,9 miliardi di euro di risorse
europee che dobbiamo “mettere a terra” entro la fine di quest’anno, 15,3 sono in capo allo Stato centrale (Progetti PON, FESR e FSE) e 4,6 alle regioni”. Ergo, il problema di investire nel personale pubblico appartiene a utti  livelli dell’amministrazione statale, dalle periferie al centro.  Anche perché questo stato di cose mette a rischio anche i fondi del PNRR: “In  attesa della presentazione del nuovo stato di avanzamento da parte di Italia Domani, secondo la Nota di aggiornamento al DEF (Nadef), presentata il 27 settembre scorso, entro il 31 dicembre 2022 dovremmo aver speso 20,5 miliardi di euro, praticamente la metà dei 41,4 miliardi previsti inizialmente dal DEF. In questo caso, l’aumento del costo dei materiali avvenuto nell’ultimo anno ha frenato enormemente la realizzazione di molte opere pubbliche, facendo “saltare” molti obbiettivi previsti dal PNRR”.
Tornando ai dati relativi ai Fondi di coesione, al 31 dicembre scorso, dei 21,2 miliardi finanziati dall’UE e gestiti dalle nostre regioni
nel settennio 2014-2020, 16,6 sono stati spesi e gli altri 4,6 dovranno esserlo entro quest’anno.

Per quanto riguarda i Piani Operativi Regionali (POR) Fondi FESR e FSE 2014-2020, in Toscana su 763 milioni di risorse finanziate,  704 milioni è la spesa richiesta UE, pari al 92,3% delle risorse concesse, per cui rimangono a rischio 59 milioni di euro.

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