Irpet, l’economia toscana tiene, cresce il lavoro ma anche la fragilità sociale

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Firenze – Cresce, l’economia toscana, e cresce, nel 2022, di più che nel resto d’Italia. Ma nonostante ciò porti con sé anche la stabilizzazione del lavoro, con l’apertura di nuovi contratti a tempo indeterminato, la fragilità sociale rimane alta. Inoltre, la crescita toscana è dovuta non a investimenti, ma all’esplosione del fenomeno turistico. Ovvero, come spiega il direttore dell’Irpet Nicola Sciclone, a qualcosa che non potrà crescere indefinitamente, ma che vedrà necessari cicli di contrazione. Un boom dovuto in parte alla voglia di muoversi conseguente al dopo COVID. Un altro aspetto critico, è la qualità del lavoro, che si espande in settori “bassi”, con poca qualità. Infine, mettendo insieme la spinta inflazionistica e il rischio di mancare la storica occasione del Pnrr, c’è n’è d’avanzo per restare prudenti.

I numeri. Lo scorso anno il Pil regionale è aumentato del 4,1%, più di quello italiano, fermo al 3,8. Nel 2023 pur mantenendo le previsioni positive, dovrebbe esserci una frenata, che porterebbe la crescita a +1,1 per cento, mentre si passerebbe a +1,3% nel 2024 e nel 2025.

Nel 2022, la crescita regionale è a traino turistico.

Mercato del lavoro.  Sono stati 89mila gli addetti in più rispetto al 2019, ben oltre la metà occupazione stabile con 54mila conversioni da contratti a termine in indeterminato, l’incremento più alto negli ultimi tredici anni. Il saldo è positivo anche nel primo trimestre 2023, in cui gli avviamenti al lavoro hanno superato le cessazioni di 52mila unità, registrando valori superiori agli stessi periodi del 2021, del 2022 e persino del prepandemico 2019. L’aumento riguarda tutti i settori, eccetto il comparto del credito e assicurativo-finanziario.

Il tasso di disoccupazione quest’anno dovrebbe ridursi di un ulteriore 0,1% per attestarsi al 6,0%

Consumi delle famiglie. Un ruolo pesante ha giocato l’inflazione,  che appare rallentare negli ultimi mesi. Il 2022 ha toccato l’8,1% su base annua. Sono cresciuti soprattutto i prezzi dei beni (+11,9%), molto meno i servizi (+3%). Tra i primi la dinamica più accentuata è stata quella dei beni energetici (elettricità, gas e carburanti) con un aumento medio del 50,9%. Per il 2023 si stima un’inflazione sopra il 5%.

Produzione. È la produzione industriale il grande malato, che ha visto la flessione iniziare a fine anno e aggravarsi nel primo trimestre 2023. L’indice della produzione industriale registra infatti una diminuzione tendenziale dell’1,9% e dello 0,7% su base congiunturale, anche a causa del confronto con un periodo (il primo trimestre 2022) di robusta crescita della manifattura toscana (intorno al 4%) e dell’indebolimento in atto di consumi e commercio internazionale.

Ricerca del personale. Secondo gli esiti di un questionario sottoposto nelle scorse settimane da Irpet a un campione di imprese manifatturiere e turistiche della Toscana, il 96% di quelle con posti vacanti dichiara di non riuscire a coprire agevolmente i fabbisogni, prevalentemente per mancanza di candidati (48%) e in via minore per qualità della domanda (21%) o dell’offerta di lavoro (31%).

Clima di fiducia. Sulle dinamiche espansive rischia di incidere anche il peggioramento del clima di fiducia delle famiglie. In base a un’indagine realizzata a inizio giugno, 16 nuclei su 100 si percepiscono poveri, erano 14 l’anno precedente. Ogni 100 nuclei, in 60 dichiarano di arrivare con difficoltà a fine mese: 2 in più di quante non lo dichiarassero nel corso del 2022.

L’indagine segnala inoltre una rinuncia al consumo di alcune tipologie di beni. Il 53% delle famiglie ha fatto fronte all’aumento delle bollette contraendo i consumi. Per i prodotti alimentari, il 61% delle famiglie cerca il prezzo più conveniente, il 37% evita gite e viaggi, il 35% ha rinunciato a spese per mobili e articoli per la casa, mentre il 33% a quelle per ristorazione e tempo libero.

Decreto Lavoro. Ricordiamo la riforma del reddito di cittadinanza con due distinte misure (l’Assegno di inclusione e lo Strumento di formazione e lavoro). Secondo Irpet, la riforma porterà in Toscana una riduzione della platea dei beneficiari pari a 12mila nuclei (-24%) e 37mila individui (-36%). A regime, quando la richiesta per lo Strumento di formazione non potrà essere rinnovata, si ipotizza un dimezzamento dei beneficiari (-55mila individui).

Il ruolo del Pnrr. Gli investimenti realizzati grazie al Piano produrranno un innalzamento dello 0,8% del Pil regionale e dell’1% dell’occupazione in media annua rispetto ad uno scenario senza Pnrr.

Al 1° giugno 2023, sono 7.976 i progetti Pnrr in attuazione, pari a poco meno di 7,4 miliardi di euro. La quota maggiore di risorse, il 30%, riguarda la Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica). Segue la Missione 4 (Istruzione e ricerca), con il 20% delle risorse complessive, e la Missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, cultura e turismo), che assorbe il 15%. Il 64% è destinato ad investimenti in opere pubbliche, mentre il restante 36% si suddivide fra spesa corrente per beni e servizi e incentivi a imprese o contributi. È la Pubblica Amministrazione, in particolare i Comuni, la principale beneficiaria dei progetti ammessi a finanziamento con il 65% del totale, il 12% è la dotazione di risorse per le imprese. Il restante 23% sono risorse collegate a progetti che fanno capo a società partecipate, concessionari di reti e infrastrutture, consorzi e fondazioni.

La distribuzione territoriale delle risorse riflette peso demografico ed economico dei territori: la Toscana centrale riceve il 72% delle risorse, la Toscana della costa il 19%, le aree interne il 4%, il 5% è destinato ai territori del Sud della regione. La ripartizione è comunque legata anche alla qualità dei progetti che, in prospettiva, favoriranno un riequilibrio del capitale infrastrutturale e una compensazione della tradizionale limitata propensione all’investimento dei territori.

In foto il direttore dell’Irpet Nicola Sciclone

 

 

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