8 marzo sul trattore: crescono del 6,6% le giovani donne in agricoltura

Firenze – Le imprese agricole guidate da donne crescono di numero in Italia: nell’ultimo anno, contano una percentuale positiva del 6,6 in più, per 13.887 realtà nel 2017. Il dato è stato registrato dalla Coldiretti in occasione della festa dell’8 marzo, sulla base dei dati della Camera di Commercio di Milano che registrano la rappresentanza femminile under 35 nei campi, stalle e agriturismi.  Di fatto, sottolinea la Coldiretti, “in agricoltura una impresa giovanile su quattro viene gestita da ragazze”.

 I segni distintivi della presenza femminile in agricoltura ci sono. “Le agricoltrici italiane – dicono dalla Coldiretti – hanno dimostrato capacità di coniugare la sfida con il mercato ed il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita, l’attenzione al sociale, a contatto con la natura assieme alla valorizzazione dei prodotti tipici locali e della biodiversità diventando protagoniste in diversi campi: dalle attività di educazione alimentare ed ambientale con le scuole ai servizi di agritata e agriasilo, dalle fattorie didattiche ai percorsi rurali di pet-therapy, fino agli orti didattici, mercati di Campagna Amica e l’agriturismo. Una capacità imprenditoriale che ha creato dato direttamente lavoro a oltre 15mila persone, senza contare l’occupazione generata dall’indotto”.

Anche la tecnologia è un’ottima alleata di queste imprenditrici. Molte ad esempio hanno utilizzato la tecnologia per gestire “sia il lavoro che lo studio, magari usando lo smartphone per controllare gli animali in stalla nelle pause di studio all’università oppure per gestire on line acquisti e prenotazioni in agriturismo, oppure per fare ricerche per recuperare varietà perdute di frutti locali o ancora per portare il vino Made in Italy in tutto il mondo. Una capacità di innovazione che contagia tutte le aziende agricole giovani che in Italia – spiega Coldiretti – possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più”.

Nel settore specifico, inoltre, non vale il principio che i figli tendono a fare il lavoro dei padri. Infatti, sottolinea la Coldiretti che ha compiuto un’analisi sul tema, sono molto numerosi i giovani che provengono da esperienze famigliari ma anche personali diverse dal lavoro nei campi. Secondo l’analisi della Coldiretti/Ixe’, “tra questi ben la metà è laureata, il 57 per cento ha fatto innovazione, ma soprattutto il 74 per cento è orgoglioso del lavoro fatto e il 78 per cento è più contento di prima. La scelta di diventare imprenditore agricolo è peraltro apprezzata per il 57 per cento anche dalle persone vicine, genitori, parenti, compagni o amici”.

Infine, conclude la Coldiretti, si tratta di realtà “che stanno puntando su quelle caratteristiche di distintività nazionale che garantiscono un valore aggiunto nella competizione globale come il territorio, il turismo, la cultura, l’arte, il cibo e la cucina e che hanno permesso all’export agroalimentare italiano di raggiungere la storica soglia a 41,05 miliardi di euro nell’ultimo anno”.

 

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