Firenze – In tanti l’8 marzo , oltre un migliaio in piazza Duomo hanno cantato “Insieme per cambiare musica” partecipando all’evento organizzato da “La Toscana delle Donne”, progetto della Regione Toscana per la Giornata internazionale dei diritti della donna.
“In questa piazza, proprio sotto la nostra sede – ha detto il presidente Eugenio Giani in apertura dell’evento condotto da Carletto Dj -, attraverso le voci di cantanti, poeti, scrittori abbiamo voluto dire che l’arte e la cultura, che sono nel Dna della Toscana e di Firenze, possono essere un sostegno alla crescita del ruolo della donna nella società. Non si tratta solo di sostenere la rivendicazione di una piena parità di diritti, ma di far crescere la consapevolezza che eleva il livello di civiltà quando la donna svolge ruoli di protagonista ai vertici della società. Lo dimostrano i volti di questo manifesto dietro di me che riporta la battaglia degli attivisti contro la repressione in Iran: è stato il sacrificio di una donna punita e uccisa per non aver indossato il burka a scatenare in Iran, paese dominato dall’oscurantismo religioso, un grande movimento in favore di libertà e diritti. E ancora, lo dimostrano quelle donne che hanno fatto da megafono al sacrificio di Navalny, il principale oppositore di Putin. Quando si leva alta la voce di una donna, la società cresce e lo vogliamo dimostrare in questa giornata in piazza del Duomo”.
“L’8 marzo – ha detto Cristina Manetti, ideatrice del progetto La Toscana delle Donne e capo di gabinetto del presidente – è la giornata internazionale dei diritti della donna e volevamo dare un segnale. Cambiare musica diciamo oggi, perché la musica è un valore, la musica unisce ed è un veicolo per lanciare o rilanciare un messaggio. Il viaggio per i diritti della donna è ancora lungo, seppur iniziato da molto tempo. Ha conosciuto una tappa fondamentale con la conquista del diritto di voto il 2 giungo del 1946: il diritto di votare e di essere votate. Da allora il viaggio è continuato con le grandi conquiste degli anni Settanta, il diritto al divorzio, all’aborto e oggi siamo qua, perché ancora tante sono le cose da conquistare. Questo è un periodo in cui è molto sentito il tema della violenza di genere, una piaga da estirpare. Riempiamo dunque le piazze, come abbiamo fatto oggi, e rilanciamo forte il messaggio che insieme possiamo cambiare, a fianco di tutte le donne”.
Dopo l’esibizione della cantante Giulia Vestri, che ha interpretato “Voglio vivere”, Simona Bencini dei Dirotta su Cuba, ha fatto ballare tutti con la sua “Gelosia”, poi il clima si è scaldato ancora di più con l’impetuosa Bandabardò che ha fatto scatenare tutti sulle note di “Manifesto”, “Vento in faccia” e “Beppeanna”.
Dopo la musica, c’è stato spazio per le parole, quelle che stanno accompagnando il viaggio per i diritti a cui la Toscana delle Donne sta dando anche una rappresentazione attraverso la lettura di alcune lettere.
Sono “Le lettere a Penelope”, missive a una figlia immaginaria in procinto di fare il suo viaggio per i diritti e alla quale una madre consegna bagagli che, come tutti i bagagli, contengono ciò che è indispensabile per viaggiare: in questo caso parole speciali come viaggio, futuro, libertà, gentilezza, speranza, cambiamento, coraggio.
Le attrici Giulia Weber e Sara Bosi accompagnate dal chitarrista Giusppe Scarpato si sono alternate alla lettura delle lettere dedicate appunto al Viaggio “che comincia molto prima della partenza e non finisce mai, nemmeno quando si torna a casa”; alla Libertà perché “la libertà di una donna è la libertà di tutte, per questo a volte è importante mobilitarsi anche per una sola persona a cui la libertà è stata sottratta” si legge nella lettera. Alla Speranza “che ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio; lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle”.
E poi ancora, un’altra lettera dedicata al Coraggio, “in cui si nasconde la parola “cuore” di cui possono ricordarsi meglio le donne”; un’altra dedicata al Cambiamento “perché non abbiamo bisogno di magia per cambiare il mondo: abbiamo già dentro di noi tutto ciò che serve, abbiamo il potere di immaginare le cose migliori di quelle che sono”; è stata poi la volta della lettera alla Gentilezza perché “La civiltà consiste nell’arte di essere gentili, un’arte che le donne conoscono molto meglio degli uomini” e infine quella al Futuro “e il nostro compito non è di prevederlo ma far sì che accada. E’ per questo che il futuro è oggi”.
Si è tornati quindi alla musica con la compositrice e pianista Giulia Mazzoni, trascinante interprete,che ha eseguito al piano quattro suoi brani, “Never give up”, “Baires” “Has” e “Piccola luce”.
Paolo Vallesi, accompagnato dalla violoncellista Roberta Masselli, ha interpretato “Quello che le donne non dicono”, “Bentornato” e la sua celeberrima “La forza della vita”.
Il saluto finale è spettato a Serra Yilmaz, l’attrice musa del cineasta Ferzan Özpetek che “Noi donne – ha detto – in questo mondo siamo trattate come se fossimo una grandissima minoranza e quindi c’è ancora tantissimo da fare, ma io mi auguro che i giorni futuri ci portino cose belle come è successo in Francia dove il diritto all’aborto adesso fa parte della Costituzione, una grande conquista perché solo le donne devono essere maestre del oro proprio corpo. Mi auguro quindi che vengano giorni in cui non ci sarà più nemmeno bisogno di un 8 marzo”. Ha concluso l’evento, tra gli applausi, Irene Grandi che ha cantato “La tua Ragazza sempre”, “Bruci la città” e la struggente “Se mi vuoi”, accompagnata dal chitarrista Leo Di Dante e dal Coro Femina.
No alla violenza sulle donne, diritto all’aborto e parità salariale con gli uomini: sono alcuni dei temi portati in piazza a Firenze dallo sciopero transfemminista di Non una di meno per la giornata internazionale della donna. Le persone si sono riunite in piazza Santissima Annunziata con striscioni e fischietti per chiedere la parità di genere e la fine del patriarcato.
Momento di polemica per la presenza di una giovane di ‘Sinistra per Israele’ che è stata allontanata dalla manifestazione. La giovane, Sara, mostrava un cartellone con la scritta «non una parola sugli stupri di Hamas». Alcune rappresentanti di Non una di meno l’hanno invitata a lasciare l’iniziativa. E’ intervenuta anche la Digos per convincerla ad andarsene.