Firenze – La raccolta della mimosa è scattata in anticipo, quest’anno, per far fronte all’ondata di gelo siberiano che ha investitio il Paese. E così, con 12 milioni di ramoscell di mimose salvate dal Buran, anche quest’anno la mimosa sarà il degno e simbolico ornamento della Festa delle Donne.
Mimosa in Toscana fa rima con Pistoia. In particolare, sono proprio i coltivatori pesciatini gli “specialisti” nella produzione di mimose in vaso e quest’anno sono corsi ai ripari, coprendo quando necessario le piante con dei teli. “Non ci sono stati danni – spiega Moreno Rosellini dell’azienda Rosellini Stefano di Pescia- anzi, con le precauzioni del caso, abbiamo avuto un’ottima qualità della produzione”. L’azienda pesciatina è specializzata nella produzione e vendita all’ingrosso di mimose in vaso, che successivamente possono essere trapiantate (l’altezza raggiunge anche due metri). Da queste piante vengono poi ricavati dai commercianti i famosi rametti gialli.
Ma se volessimo conservare la mimosa al di là della giornata di festa? Ecco alcuni consigli da Coldiretti: intanto, è bene tagliare quanto prima gli steli che devono rimanere per due ore in acqua pulita e inacidita con due gocce di limone. Vanno quindi collocati in penombra e mantenuti in ambiente fresco e umido perché, spiegano dalla Coldiretti, “la mimosa rilascia molta acqua attraverso la traspirazione e bisogna evitare che la perdita di liquidi faccia seccare rapidamente il fiore”.
Se volessimo vederla dal punto di vista botanico, la mimosa è della famiglia delle Leguminose, e si tratta di un’acacia dealbata, arbusto sempreverde originario delle zone tropicali. Le foglie di mimosa, composte da tante foglioline verde chiaro, in caso di pericolo (per esempio se vengono sfiorate o la temperatura supera i 20 gradi) si ritraggono, ed è per questo particolare atteggiamento, ricordano dalla Coldiretti, che ha preso il nome scientifico “mimus”, dal latino attore mimico.