Era dai tempi del compianto Enrico Berlinguer che non se ne parlava come elemento fondante, se non nei circoli cattolicheggianti di educazione alla politica, vera o presunta che fosse. O nelle sezioni dimenticate della sinistra dura e pura, semmai ce ne fossero ancora i rimasugli in qualche landa desolata dell’ex Emilia felix. Insomma è dall’inizio degli anni ’80 che la questione morale emerge solo una tantum nei discorsi di passaggio dei politici di turno protesi ad assicurare, ad inchiesta della magistratura avvenuta, che corruzione e ladrocinio, tangenti e appalti truccati non si verificheranno mai più sotto la loro linda gestione della cosa pubblica.
Sì perché la questione morale è ancora più importante del “bene comune” (già in voga sotto Tommaso d’Aquino e protrattosi fino ai giorni nostri senza applicazione radicata); il secondo è il fine di redistribuzione ai più del meglio sociale ma la prima è un atteggiamento o una predisposizione del singolo verso sé e verso gli altri a decidere secondo il criterio della giustizia relativa…al contesto sociale in essere. Una scelta profonda che guida l’azione dell’uomo, specie se pubblico, in base a parametri alti e altri. Per questo, la proposta-proposito di 7per24 per questo Natale e imminente Anno nuovo (dono quanto mai immateriale ma dalle concrete conseguenze) è quello di aprire su questo fronte un dibattito coi più importanti soggetti sociali del territorio. 
Rimettere al centro la questione morale oggi è assolutamente necessario non tanto per la criminalità palesemente dilagante nell’amministrazione del territorio. Il malaffare rappresenta ancora una degenerazione della gestione della cosa pubblica. Ma soprattutto perché molte leggi e normative si basano sul presupposto e danno per scontato che molte ingiustizie e sperequazioni siano paradossalmente fisiologiche alle società liberiste e capitalistiche pur con una forte propensione al mantenimento di un accettabile Stato sociale.
Le domande che porremo indistintamente a lorsignori riguarderanno soprattutto la necessità di dare esempio personale nel tentativo di recuperare quel gap apparentemente incolmabile nel gradimento dell’opinione pubblica. Oggi la politica ma più in generale la società è in drammatica crisi di rappresentanza. Di uomini, di idee e soprattutto di valori.
Riguarderanno il tetto degli stipendi (anche ai manager nel privato che il mercato è fatto di uomini e non su presunti algoritmi), la gratuità nella stragrande maggioranza degli incarichi politici (tranne poche eccezioni e soprattutto negli enti locali), la necessità dei concorsi pubblici a tutti i livelli per bloccare finalmente il meccanismo per cui a farcela sono solo e sempre gli amici degli amici, la necessità degli investimenti nella cultura e nella formazione per arginare la fuga di cervelli e dei nostri migliori talenti, la necessità di investire (nel settore imprenditoriale) nell’ammodernamento tecnologico e nella formazione del personale (non solo ricorrere agli ammortizzatori sociali per far pagare a tutti gli errori di alcuni), il doveroso abbattimento delle tasse su imprese e famiglie (è morale, dunque legittima una fiscalità oltre il 50%?) e tanto altro ancora.
Intanto Buon Natale e mangiamoci su il panettone. Che non ci vada di traverso.