70mila artigiani spazzati via in sei anni di crisi, 7mila in Toscana

Un rischio che potrebbe rimbalzare anche in Toscana, nonostante l'analisi recentemente presentata da Cna segnali un leggero rallentamento della corsa verso il basso. Se infatti la crisi dell'artigianto toscano continua anche nel primo trimestre del 2013, come rese noto a gennaio Cna, con un calo dell'1% del fatturato,  tuttavia l’intensità della caduta era risultata inferiore rispetto allo stesso periodo del 2012. Il monte-fatturato dell’economia artigiana veniva segnalato pari a 3,14 miliardi di euro, un risultato importante, soprattutto tenendo conto che dall'inizio della crisi, su quasi 70mila artigiani che sono venuti a mancare, quasi 7mila erano toscani. Giusto per informazione, i commercianti medi e piccoli che hanno chiuso nel frattempo sfiorano i 64mila.

Andando a indagare la sorte che aspetta artigiani e commercianti, i cosiddetti “autonomi”, il primo dato che salta agli occhi è la mancanza di qualsiasi misura di sostegno al reddito. Se si escludono i collaboratori a progetto, informa il segretario della Cgia Mestre Giuseppe Bortolussi, che possono contare su un indennizzo una tantum, gli artigiani e i commercianti “non usufruiscono dell’indennità di disoccupazione e di alcuna forma di cassa integrazione o di mobilità lunga o corta. Spesso si ritrovano solo con molti debiti da pagare eun futuro tutto da inventare”.
Un volo senza paracadute, insomma, ma questo non è che il finale della serie di ostacoli che in Italia si frappongono fra chi vuole o tenta di fare impresa e la realizzazione dello scopo. 

Negli ultimi sei anni, infatti, restare aperti per piccoli e medi produttori, ha assunto il significato di una lotta quotidiana contro il costo dell’energia elettrica, che, tanto per fare un esempio, è aumentato del 21,3%, insieme aquello del gasolio +23,3 per cento. A fronte i tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione, come segnala Cgia Mestre, sono venuti ad allungarsi.

Altro grosso masso sulla strada della ripresa, l'ormai ben conosciuto credit-crunch, vale a dire la difficoltà di accesso al credito: in soccorso e a conferma, ancora il dato dell'Uffucio studi della Cgia, che segnala che in questi sei anni di crisi economica gli impieghi bancari alle imprese con meno di 20 addetti sono diminuiti del 10%. In termini assoluti ciò corrisponde ad una contrazione dei prestiti erogati alle micro imprese pari a 17 miliardi di euro.
 
Che dire,infine, di tasse e burocrazia? Tra il 2008 e il 2013 la pressione fiscale in Italia è aumentata di 1,7 punti percentuali: l’anno scorso ha toccato il record storico del 44,3 per cento. Sulla falsariga delle informazioni fornite dalla Cgia Mestre, riportiamo i dati della Presidenza del Consiglio dei Ministri per quanto riguarda il costo della burocrazia sulle imprese: ebbene, la burocrazia costa al mondo delle imprese italiane 31 miliardi di euro all’anno, vale a dire, secondo il calcolo dell'associazione di categoria, su ogni impresa grava mediamente un costo annuo pari a 7 mila euro. Con un'aggiunta: le piccoissime imprese, non possedendo a differenza di quelle più grandi, struttura amministrativa interna, sono costrette a rivolgersi a professionisti esterni, con la moltiplicazione dei costi evidenziati.

Tutti punti che verranno portati domani a Roma, nel corso della manifestazione indetta dalle associazioni di categoria. E dalla Toscana, sono oltre cinquemila le imprese che hanno risposto positivamente all'appello.

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