Benché non sembri, quello italiano è un problema non già economico, ma bensì di orgoglio. Solo l’orgoglio, infatti, può portare decine di milioni di italiani – alcuni dei quali cercano da sempre con tutte le loro forze di sfuggire ad un impiego purchessia – a reclamare a gran voce un posto di lavoro. Non: uno stipendio, che sarebbe comprensibile, ma un lavoro vero e proprio; la cui mancanza è imputabile, a detta di molti, alla mancanza di azione dei vari Governi in questo ambito. Cosa poi dovrebbe effettivamente fare un Governo per creare occupazione, questo non è del tutto chiaro; a parte l’utilizzo di politiche keynesiane, già utilizzate fin troppo sull’italico suolo, magari rinfoltendo quegli stessi ranghi del pubblico impiego che le stesse voci chiedono di depauperare, fioccano i suggerimenti sul genere “mandiamo via gli immigrati, che ci rubano il lavoro”, “eliminiamo la mafia”, qualunque cosa significhi ciò.
In questo panorama triste e sconcertante, privo di speranza per il futuro, più instabile che mai, si ergono come giganti alcune figure politiche che, in luogo delle mere promesse elettorali, si adoperano con azioni concrete e immediatamente spendibili. Il primo fu il Cavaliere Silvio Berlusconi, il quale nel 1994 prometteva 1 Milione (novello Signor Bonaventura) di nuovi posti di lavoro. Poco importa che poi una serie di circostanze gli impedisse di mantenere la promessa; egli si applicò fino in fondo. Ma con tutta la buona volontà, all’Olgettina un milione proprio non ci entravano. Il secondo, in tempi attuali, è invece il Cittadino Beppe Grillo, che dando prova di una originalità mai sopita propone l’introduzione a regime del sistema nobilitato all’inglese dal termine “Whistleblower”, che alcuni giornalisti italiani dicono non si possa tradurre (“soffiatore di fischietto, ecco fatto) e che da noi si chiama, da tempi immemorabili, semplicemente “delazione”.
In pratica, si tratta di ricompensare con un 30% dei denari recuperati (corsi e ricorsi) tutte le soffiate circa la corruzione, la malversazione, il furto, il peculato, le furberie, le evasioni grandi e piccole, insomma: tutti i reati contro lo Stato. E a chi fa osservare come questa pratica, già introdotta ad esempio dal Fascismo e dalla Serenissima fu poi eliminata dagli stessi fautori perché ingenerava orrende distorsioni e costi aggiuntivi, molta informazione italiana replica che in altri Paesi questa c’è già, e funziona. Il fatto che noi non si sia in altri Paesi sembra non essere rilevante. O forse, è poco rilevante di fronte alla promessa di ottenere, in questo modo, 50 milioni di nuovi posti di lavoro.