I finanzieri del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Emilia, hanno sequestrato, nella città di Reggio Emilia, Milano e Albinea: fabbricati, autovetture, conti e disponibilità finanziarie per un valore di oltre 4,4 milioni di euro. Il sequestro comprende una ditta individuale, 38 immobili, 3 autoveicoli, sei rapporti bancari, una polizza assicurativa, tre portafogli titoli e una cassetta di sicurezza contenente oggetti preziosi. L’incisiva attività investigativa di carattere economico–patrimoniale, svolta dai finanzieri reggiani, ha evidenziato l’esistenza di una netta sperequazione tra i redditi dichiarati da Carmine Cappa, imprenditore originario di Cutro (Kr) da anni residente in Reggio Emilia, e dal suo nucleo familiare e il patrimonio agli stessi riconducibile.
Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Reggio Emilia, all’esito di indagini svolte dalla Guardia di Finanza di Reggio Emilia coordinate dalla dottoressa Maria Rita Pantani sostituto procuratore della procura della Repubblica di Reggio Emilia.
L’operazione di servizio trae origine da una verifica fiscale svolta nei confronti della ditta individuale intestata allo stesso Cappa che si è conclusa con la constatazione di oltre 5,5 milioni di ricavi non dichiarati e la denuncia dell’imprenditore per violazioni al decreto 74/2000. Il soggetto definiva in adesione il suo debito con il fisco, con il pagamento di 1,2 milioni di euro.
L’attività di servizio rientra in uno specifico piano operativo, che ha l’obiettivo di rafforzare e rendere sistematico lo sviluppo delle investigazioni economico-patrimoniali e la conseguente applicazione di misure ablative nei confronti di soggetti connotati da pericolosità economico-finanziaria ai sensi dell’art. 1 del Decreto Legislativo 159/2011, codice antimafia, cioè di coloro che, per condotta e tenore di vita, si ritiene vivano abitualmente, anche in parte, con proventi derivanti da delitti di natura economico-finanziaria.
Il presidio della sicurezza economico – finanziaria, passa anche attraverso l’aggressione sistematica dei patrimoni illecitamente accumulati, che per il Corpo è considerato obiettivo strategico.