40 senza lavoroChiude la Medici, ora la Carbognani si dimetta da Confapi

Dopo i guai con il fisco e il giallo del sequestro tunisino, chiude l’azienda di Vezzano
Cristina Carbognani e Maurizio Medici

E’ finita. La ditta ex Medici di Vezzano sul Crostolo, ora Leatherauto, chiude i battenti. Sono 40 i dipendenti che hanno perso il posto di lavoro: per loro ci sarà la cassa integrazione straordinaria per cessazione attività come previsto dall’accordo sottoscritto giovedì in Provincia. Un accordo sottoscritto, oltre che dalla Provincia in base alla normativa, dal liquidatore dell’azienda, dalla Confapi-pmi di Reggio Emilia e – da parte sindacale – dalla sola Uil: Rsu aziendale e Filctem-Cgil, infatti, hanno dichiarato di non condividere le recenti scelte aziendali, lamentando inoltre mancate risposte da parte della Leatherauto in merito alle mensilità arretrate di lavoro non pagate.

E’ stato sottoscritto invece da tutte le parti, Rsu e Cgil comprese, il verbale di accordo relativo all’anticipazione sociale della cassa integrazione da parte delle banche, così come previsto dal Protocollo promosso da Palazzo Allende. “Provincia di Reggio Emilia e Comune di Vezzano – affermano il vicepresidente Pierluigi Saccardi e il sindaco Mauro Bigi – si trovano purtroppo a dover registrare, con rammarico, un’altra cassa integrazione per cessazione di attività da parte di una importante azienda del nostro territorio che, in particolare per Vezzano, rappresentava un fondamentale tassello dell’economia locale. Non siamo in grado di valutare le scelte aziendali effettuate dalla proprietà, anche se restiamo spiazzati dalla velocità con cui una azienda che, fino a poco tempo, fa occupava decine di lavoratori nel Reggiano e in altre realtà produttive fuori dall’Italia, ha deciso di chiudere i battenti, con conseguenze sociali davvero pesanti per il nostro territorio. Avremmo sicuramente preferito, come abbiamo già avuto modo di dire, che i titolari dell’azienda coinvolgessero le istituzioni locali ben prima dell’attuale situazione, per valutare possibili soluzioni alternative alla chiusura, attraverso percorsi di ristrutturazione e rilancio aziendale sul nostro territorio da parte di una imprenditoria locale che non si arrende di fronte alle difficoltà, ma che vuole andare avanti e “rilanciare”, mentre le scelte aziendali operate dalla Medici Srl vanno proprio nella direzione opposta”.

“Il nostro appello, in tal senso, è rivolto anche a Confapi, a cui la ex Medici era associata, affinché sostenga e promuova una linea di salvaguardia e rilancio del nostro prezioso patrimonio imprenditoriale – concludono Saccardi e Bigi – In questo momento il nostro principale pensiero non può che andare ai lavoratori e alle loro famiglie, colpite così pesantemente dalla crisi e da scelte aziendali così improvvise, confermando il nostro impegno, attraverso tutti gli strumenti di politica attiva, ad accompagnare i lavoratori in cassa integrazione, a partire dal lavoro dei nostri Centri per l’impiego provinciali e dall’attività di riqualificazione professionale che possiamo mettere in campo come istituzioni”.

Dopo mesi di serrate trattative sindacali, la vicenda dell’azienda di Vezzano leader nella produzione di interni per auto è al capolinea. Il bilancio è pesantissimo: 40 persone sono senza un lavoro e il territorio perde un’altra importante realtà economica. In questo caso però c’è dell’altro: alcuni mesi fa la proprietà aveva annunciato la chiusura dello stabilimento in Tunisia. La moglie del titolare Maurizio Medici, Cristina Carbognani, presidente di Confapi Pmi Reggio Emilia e vicepresidente della Fondazione Manodori, aveva sostenuto che la decisione era maturata in seguito al sequestro del marito da parte degli operai tunisini. Una versione dei fatti che è stata smentita dalla Farnesina, come ha scoperto 7per24 (LEGGI).

La Carbognani insieme al marito aveva delocalizzato parte della produzione nella Tunisia del dittatore Ben Alì. Una delocalizzazione che aveva provocato qualche problema alla coppia già prima della della rivoluzione tunisina: dal 2005, infatti, l’erario ha messo sotto la lente di ingrandimento l’attività della Medici, in particolare in riferimento alla produzione in terra africana. Tre sentenze della commissione tributaria di Reggio Emilia, alla quale la società si era rivolta contestando tre accertamenti di carattere fiscale tra il 2004 e il 2006, hanno stabilito che la Medici deve al fisco 782mila euro complessivi.

Nonostante tutto, in aprile – nel pieno della vicenda tunisina – la Carbognani si era vista respingere le dimissioni dal consiglio di Confapi. Adesso dovrebbe riprovarci, magari con un po’ più di convinzione. Da parte nostra le diamo un suggerimento: alla parola “dimissioni” aggiunga l’aggettivo “irrevocabili”.

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