4 marzo, il voto “freddo” per la sinistra che non c’è

Firenze – Eccoci al day after. Mentre scrivo, si contano gli ultimi voti, ma il quadro complessivo è ormai certo, quindi, alcune riflessioni.

In primo piano il tracollo della sinistra, di tutte le anime delle sinistra: il Pd sotto il 20%, Leu poco sopra al 3%, Potere al Popolo all’1,3%. Una fortissima affermazione dei M5s, sopra al 30%, uno scatto in avanti della Lega che supera Fi (13%) e vola sopra al 18%.

I successi di M5s e Lega, in parte già anticipati dai sondaggi, anche se non con questi numeri, ci raccontano del montare nel paese di una domanda fortissima di cambiamento radicale di “usi e costumi” del fare politica che ha premiato due partiti dall’identità forte. Non perché partiti antisistema, la Lega non lo è più da anni, i 5 Stelle da quando hanno accettato di andare in televisione. Partiti dall’identità forte perché percepiti quali portatori di una rappresentanza utile. “Utile” per essere davvero rappresentati e ascoltati dai propri rappresentanti. Non il “voto utile”, quello è un’altra cosa. Il voto utile è una cambiale in bianco che in quest’occasione nessuno si è voluto accollare. Lega e M5, hanno vinto perché capaci di far sperare. Può piacere o no, ma la realtà è questa.

Quello che più colpisce della caduta del Pd e della mancata affermazione di altre forze di sinistra, di cui i risultati elettorali ne sono stati l’esito finale, è la sensazione già precedente all’andata alle urne che questa volta per tantissimi il voto di sinistra sarebbe stato un voto dato senza “passione”, un voto freddo. Proprio ieri mattina un elettore del Pd mi diceva che questa era l’ultima volta che avrebbe votato per quel partito. Un altro ancora, lo avrebbe fatto perché non vedeva altre strade percorribili per contrastare la destra, ma solo per quello. Il voto a Leu, una possibilità da cogliere al volo per non restarsene a casa. Potere al popolo, un interessante esperimento di aggregazione della sinistra radicale da sostenere, per la generosità e simpatia dei suoi promotori, ma niente di più.

Un voto che è lo specchio di una rappresentanza di sinistra che si è voluto ridotta ai minimi termini. Inutile girarci attorno, a sinistra nessuno si sente concretamente rappresentato da nessuno. Talvolta neppure dal partito di cui si ha la tessera in tasca.

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