Ai piedi del guru green

Jeremy Rifkin, l’economista che piace ai radical chic, incanta la platea reggiana. Chi è l’uomo che teorizza la terza rivoluzione industriale. All’interno la VIDEO-BEFFA

Il professore non vuole gente in piedi ed esige puntualità. Nessuna pietà per i ritardatari. Quando sono tutti in silenzio, seduti e compiti può iniziare la lectio magistralis di Jeremy Rifkin, visionario economista che teorizza la terza rivoluzione industriale, il guru green che dopo i Verdi americani ha conquistato Prodi. D’altronde non succede tutti i giorni di poter ascoltare l’economista più importante del mondo, fa notare uno degli organizzatori di guardia all’ingresso. Ci mancherebbe.

Cuore a sinistra, ma portafoglio ben piazzato a destra – pochi giorni or sono ha chiesto 30mila euro per parlare al convegno di un’organizzazione no profit – Rifkin venerdì ha partecipato all’evento “eCONomie. La riscoperta dei modelli collaborativi”: due incontri – all’università e al centro Loris Malaguzzi – nel corso dei quali ha spiegato cosa bisogna fare per cambiare il mondo.

Rifkin ha tutte le carte in regola per piacere all”establishment locale. E’ brillante, se la tira quanto basta, è sussiegoso e oracolare. Pazienza se alcune sue profezie si sono rivelate completamente sbagliate, come l’apocalisse biotech che avrebbero dovuto provocare gli ogm nel giro di 5-6 anni. Era il 1977.

http://youtu.be/gA2Jh-PZ3gg

Il professore parla, la platea ascolta incantata. Suggestioni di un mondo nuovo e pulito, dove non c’è più bisogno del petrolio e ogni edificio produce energia. E poi un’economia che non affonda le radici nello sfruttamento del prossimo perché alla base dello sviluppo c’è l’empatia. Nulla di nuovo, in realtà, rispetto a quanto Rifkin sostiene da una trentina d’anni sempre sul confine tra scienza, utopia e millenarismo.

Certo, Rifkin è uno che sa toccare le corde giuste. Quando parla di temi locali – dalla cooperazione all’Area Nord – riesce a dare l’impressione di essere preparato anche se non entra mai nel merito dei problemi.

L’incontro all’università si conclude con le domande del pubblico e altrettante miniconferenze del professore. “What the hell are we waiting for?”. Cosa diavolo stiamo aspettando? chiede alla fine Rifkin – Il cambiamento è possibile: cominciate subito”. Lungo applauso, poi tutti di nuovo a fare i conti con il mondo vero.

A proposito: non c’è stata la diretta streaming. Pare che il wi fi non funzionasse.

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