Firenze – E’ quasi alla fine, il primo 25 Aprile che si tiene mentre al governo la maggioranza e la premier sono di destra-destra, mentre i partigiani che la fecero, quella guerra di Liberazione da cui è nata la nostra Costituzione, sono sempre meno. La prima volta anche a Firenze, dove arrivano smorzate dalla folla che partecipa alle tantissime iniziative, nonostante la pioggia che a tratti scroscia e il vento che si fa freddo, le sgrammaticature di LaRussa ma anche l’apparizione fugace di Meloni all’altare della Patria. E nel sommesso presentarsi del governo agli appntamenuti della storia antifascista repubblicana, risuona ancora più potente l’intervento del presidente Mattarella, la sua presenza a Cuneo, una delle culle della guerra partigiana e soprattutto quel suo affermare con decisione che la Costituzione è figlia della lotta antifascista, e quella conclusione, Ora e sempre Resistenza.
Un’altra novità, la sfilata di parlamentari di FdI in piazza della Signoria, una novità avvertita dalla folla, tant’è vero che un signora contesta Donzelli, senz’altro il più visibile, per vari motivi, dei fiorentini di destra al parlamento. Che tuttavia risponde, la presenza dei parlamentari meloniani, proprio a una lettera, pubblicata oggi sul Corriere, della premier in cui si dichiara che la nostalgia del fascismo è incompatibile con i partiti che rappresentano la destra in Parlamento.
Anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella, nel discorso pronunciato dall’Arengario in piazza della Signoria, sottolinea ““La Resistenza è la nostra identità nazionale. Se ci diciamo italiani ci diciamo anche antifascisti, non possiamo dirci italiani se non siamo antifascisti ed è su questi valori che dobbiamo fondare una memoria comune”. Il sindaco ha sottolineato “Il carattere trasversale e interclassista della Resistenza che rappresentò uno spaccato della gioventù italiana”. “I partigiani venivano da tutte le regioni e rappresentavano tutte le classi sociali – ha aggiunto – Vi erano studenti universitari e giovani che avevano la terza elementare, c’erano gli immigrati dal Sud, gli operai del Nord, e la classe dirigente. La Resistenza si è così tramutata in identità nazionale”.
Nel pomeriggio, il freddo improvviso e la pioggia non sono riusciti ad allontanare da piazza Santo Spirito la grande festa popolare che lì si tiene da oltre vent’anni per volere di un gruppo di partigiani, che oltre vent’anni fa si recarono a commemorare il giorno della Liberazione nel luogo dove, a pochi giorni dall’insurrezione di Firenze, moriva il capo partigiano Potente, uno dei più amati e leggendari della Resistenza fiorentina. La festa in piazza, organizzata da Firenze Antifascista, ha subito, quest’anno in maniera molto più scoperta, gli attacchi di qualche consigliere della Lega, e anche di un comitato cittadino, che comunque contesta il “degrado”, con ogni probabilità riferendosi a fenomeni ben diversi e slegati dalla piazza antifascista e dal corteo che come ogni anno, si reca dal punto in cui Potente cadde, alla lapide che ricorda i morti civili in piazza Tasso per mano della banda Carità.
Circa duemila persone hanno partecipato alla festa di Santo Spirito, fermandosi ai vari stand, ascoltando i vari interventi che, oltre a ribadire che “non si può essere antifascisti un giorno all’anno, ma è necessario esserlo tutti i giorni”. Lavoro, scuola, sicurezza, migranti, i grandi temi della vita quotidiana delle persone irrompono sul palco. Ma la radice comune, il minimo comun denominatore, rimane quella grande decisione cui furono chiamati le generazioni della prima metà del ‘900 quando furono messe davanti alla scelta fra democrazia e dittatura, pace e guerra. Una decisione che ancora oggi, come ribadiscono gli interventi, getta la sua luce “di chiarezza” sulle scelte che ci stanno di fronte, sempre più pesanti. “Per questo, ora e sempre resistenza”.