25 Aprile, il popolo di Firenze rilancia il suo no contro tutte le dittature

Festa della Liberazione, festa di Firenze. Un 25 Aprile straordinario e partecipato, una festa che è cominciata dalla mattina, con il pranzo “resistente” organizzato come tutti gli anni da A.N.P.I. e Circolo ARCI San Niccolò in piazza Poggi, oltre 1200 persone (questi erano i pasti preparati, molti altri commensali non previsti sono rimasti a bocca asciutta) tutti a sedere, chi attorno alle tavole, chi sul prato, in un'atmosfera di partecipazione popolare che è stata rallegrata anche dalle esibizioni dei gruppi che hanno inondato di musica, canti della resistenza e stornelli, cori e performance la giornata. Tutti i politici fiorentini che si rifanno in qualche modo al centrosinistra non hanno perso l'occasione per salutare  e partecipare alla festa popolare: dall'ex-sindaco Domenici ai nuovi sfidanti per la poltrona di primo cittadino della “città più bella del mondo” (come qualcuno andava ripetendo fra un boccone e l'altro) da Cristina Scaletti a Tommaso Grassi, a Dario Nardella. Fra i politici anche Daniela Lastri, Marisa Nicchi e molti altri volti più o meno noti della politica cittadina. Ma la festa della tradizione è cominciata più tardi, in piazza Santo Spirito, da cui, dopo l'ormai tradizionale raduno con bancarelle di libri e vari oggetti, oltre a possibilità di mangiare e bere, la cosiddetta sinistra diffusa,  sindacalismo di base, bandiere anarchiche, un presidio di Rifondazione, Ornella De Zordo,    qualche stand della “sinistra resistente e del centro popolare autogestito, è partito un folto corteo con circa un migliaio di persone che ha percorso le strade di Santo Spirito e San Frediano fino a piazza Tasso. Qui sono stati deposti fiori rossi in ricordo delle vittime di uno dei gesti più efferati e immotivati che i fascisti compirono a Firenze: l'uccisione di gente inerme da parte di un gruppo repubblichini a bordo di un camion che, fermatosi all'angolo tra Via Giovanni Villani e Viale Francesco Petrarca, aprirono improvvisamente il fuoco sulla gente in piazza. Morirono Ivo Poli (otto anni), Aldo Arditi, Igino Bercigli, Corrado Frittelli e Umberto Peri. Numerosi furono i feriti, mentre altri abitanti del quartiere furono catturati e scomparvero. Solo nel 1952, furono ritrovati i loro corpi sul greto del fiume Arno, nei pressi del Parco delle Cascine: erano stati fucilati. Ed è stato il partigiano “Sugo”, fra gli applausi, a ricordare la necessità di non dimenticare. Poco prima, in Piazza Santo Spirito, altri fiori e altri ricordi sulla lapide in memoria del Capitano “Potente”, alias di Aligi Barducci, Medaglia d’oro al valor militare e simbolo della Resistenza partigiana.

Il corteo, partito un po' in ritardo rispetto all'orario di marcia dal momento che ha atteso l'arrivo del corteo studentesco che, partito da piazza San Marco, si è snodato per le vie del centro storico prima di convergere in Santo Spirito, ha visto una partecipazione emotiva molto forte, scandito dallo sventolìo delle bandiere e dagli slogan, oltre che dai fumogeni di vari colori. Una partecipazione che ha unito i manifestanti agli abitanti dell'Oltrarno, molti dei quali hanno accompagnato il lungo serpentone che ha toccato il cuore del quartiere. Un omaggio particolarmente toccante, dopo la deposizione dei fiori sotto il cippo che ricorda la strage, è stato offerto alla memoria di un ragazzo di San Frediano morto qualche mese fa. Ma uno dei clou emotivi della manifestazione è stato toccato nel momento in cui, sfilando in San Frediano, il corteo ha sostato sotto la foto che ricorda la morte di Riccardo Magherini, deceduto nella notte del 2 marzo mentre veniva fermato dai carabinieri in stato di forte agitazione. Una vicenda che ha già provocato, oltre alla mobilitazione dei famigliari, anche un'interrogazione parlamentare e la presa di posizione a favore della ricerca della verità  sulle modalità del decesso e dell'operato delle forze dell'ordine da parte di vari parlamentari toscani.

E' stato il fratello di Riccardo Magherini, Andrea, a rivolgere alcune parole ai ragazzi e al corteo che si è fermato in silenzio sotto la fotografia su cui è stato fissato un ramo fiorito. “Il 2 marzo – ha ricordato Magherini – mio fratello è morto su queste strade, dopo l'intervento di 4 carabinieri. Si sentiva minacciato, tant'è vero che quando li ha visti si è messo in ginocchio chiedendo aiuto, è stato costretto a terra, ha avuto un arresto cardiaco. Come famiglia arriveremo fino in fondo a questa vicenda. Intanto è scattato il solito clichè, col tentativo di denigrare la persona che è morta e il rifiuto di svolgere indagini. Una vicenda che è contornata da paura e omertà: ci sono video che non sono stati visti, persone che non vogliono parlare, che da queste finestre hanno visto e sentito quel che succedeva, qualcuno ha anche preso le targhe delle macchine dei carabinieri. Lancio un appello – ha proseguito – chi ha visto, chi ha amici che hanno visto, è necessario che parlino. Abbiamo bisogno di aiuto, se veniamo lasciati soli è come sferrare pugni al vento. Vogliono far credere che mio fratello sia morto per droga. Rivendico la possibilità di ciascuno di noi di passare una serata sopra le righe senza dover morire”. L'appello era già stato lanciato nei giorni scorsi, anche attraverso volantini. 

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