Firenze – Riceviamo e pubblichiamo dai Cobas fiorentini:
“Una delle tante odiose leggi fasciste è stata la “L.1089 del 1939 -provvedimenti contro l’urbanesimo-”, una legge che vietava la libertà di circolazione dei cittadini, vietava di potersi spostare per cercare lavoro al di fuori del comune di nascita e di scegliere dove poter stabilire la residenza.
«Impedire l’immigrazione nelle città, sfollare spietatamente le medesime; facilitare con ogni mezzo e anche, se necessario, con mezzi coercitivi, l’esodo dai centri urbani; difficoltare con ogni mezzo […] l’abbandono delle campagne, osteggiare con ogni mezzo l’immigrazione a ondate nelle città».
Questo scriveva Benito Mussolini nell’articolo “Sfollare le città”, comparso il 22 dicembre 1928 sulle colonne de “Il Popolo d’Italia”.
La nostra Costituzione nata sui principi ispiratori della Resistenza ha spazzato via questa legge proclamando tra i diritti inviolabili del cittadino quello della libera circolazione.
Art. 16 Costituzione : Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza. Nessuna restrizione può essere determinata da ragioni politiche. Ogni cittadino e’ libero di uscire dal territorio della Repubblica e di rientrarvi, salvo gli obblighi di legge.
Questo sacrosanto principio viene però messo in discussione dalla maggior parte dei sindaci che nell’espletamento delle funzioni anagrafiche che gli sono state delegate dallo Stato operano limitando l’esercizio di questo diritto a moltissimi cittadini, in particolare a quella parte di popolazione più povera, negando le iscrizioni anagrafiche e procedendo alle cancellazioni per irreperibilità con modalità che non ottemperano ai dettati della normativa nazionale e ai principi costituzionali.
Non siamo solo noi a dirlo, in passato sia il presidente emerito Giorgio Napolitano quando ricopriva l’incarico di Ministro dell’Interno e anche il Ministro dell’Interno Brancaccio hanno ritenuto di evidenziare questo pericolo con delle circolari rivolte ai sindaci evidenziando che “ Tali comportamenti sembrano richiamare in vigore quei provvedimenti contro l’urbanesimo, risalenti alla legge 6 luglio 1939, n. 1092”.
Recentemente sul punto è intervenuto il Ministero del Lavoro con la Nota n.1319 del 19/2/2020 ribadendo ancora una volta che col requisito della stabile presenza sul territorio del Comune si configura il” diritto soggettivo all’iscrizione anagrafica”.
La cancellazione della residenza per irreperibilità o la mancata iscrizione anagrafica comporta la perdita di tutti i diritti costituzionalmente garantiti, da quello alla salute a quello all’istruzione, da quello di voto al diritto al lavoro e preclude la possibilità di accedere alla maggior parte delle misure di welfare, per le quali il requisito della residenza viene imposto come requisito indispensabile.
Anche per accedere al bando per i buoni alimentari e per quello per i contributi per l’affitto del Comune di Firenze bisogna avere la residenza, anche se su questo punto ci sono state già 2 sentenze, del Tribunale di Roma e del TAR dell’Aquila che affermano che in una situazione di emergenza ogni forma di sostegno deve necessariamente essere estesa a tutte le persone in difficoltà e non può essere negata solo perché qualcuno non soddisfa determinati requisiti quale quello della residenza.
Se queste storture interpretative delle norme nazionali sono odiose in tempi normali lo sono ancora di più in questo particolare momento dove tutti siamo impegnati a contenere l’epidemia da COVID-19.
Abbiamo sul nostro territorio centinaia di cittadini che come tutti noi non possono spostarsi da casa ma al contempo non viene garantito loro né l’accesso alle prestazioni sanitarie più elementari come il medico di base nè l’accesso a qualsiasi forma di sostegno, costringendoli per i più banali problemi di salute ad andare ai triage presso gli ospedali, ci sono nuclei con minori per i quali l’unica alternativa rimane quella di andare al pronto soccorso del Mayer… si costringono centinaia di persone ad uscire di casa quando a tutti viene raccomandato di non farlo…l’alternativa per queste persone è rinunciare alle cure.
Noi stiamo portando avanti questa battaglia da anni, pensiamo di averlo fatto nelle forme più civili, abbiamo posto il problema nelle sedi istituzionali e con pazienza certosina abbiamo aspettato che venissero approvati quegli atti che uniformassero le procedure di iscrizione e cancellazione anagrafica ai dettati della normativa nazionale.
Con nostro rammarico abbiamo invece constatato che quanto fatto nella precedente Consiliatura resta disatteso, in particolare resta disattesa la Mozione n. 01907/18 del 1 aprile 2019 che impegnava il Sindaco e l’Amministrazione Comunale ad “applicare puntualmente la normativa nazionale in merito al diritto alla residenza, cancellazione della residenza e accertamenti per irreperibilità”.
Anche la mozione approvata nell’ultimo Consiglio Comunale non risolve il problema, blocca solo le cancellazioni anagrafiche per il periodo di emergenza del COVID-19 ma nulla dice rispetto ai tanti cittadini che la cancellazione l’hanno già subita e dice ancora meno della necessità di uniformare i procedimenti alla normativa nazionale.
Si continua a dire che siamo tutti sulla stessa barca e che nessuno deve essere lasciato solo…. queste restano solo parole se nella situazione di emergenza come l’attuale non si provvede urgentemente a riconoscere un diritto costituzionale come quello della residenza e non si estende a tutte le persone in stato di bisogno l’accesso alle misure di sostegno messe in atto dal governo e dai comuni.
Per fare questo non occorrono deroghe o provvedimenti eccezionali basta solo applicare correttamente la normativa vigente.
Per questo riteniamo importante nell’anniversario della Liberazione invitare il Sindaco a non limitarsi alla retorica delle celebrazioni e riconoscere a centinaia di cittadini tutti quei diritti garantiti dalla nostra Costituzione.
Lo stiamo facendo nel rispetto delle misure adottate per il contenimento del COVID-19, non creiamo assembramenti…ci potete contare sulle dita di una mano, abbiamo guanti e mascherine e restiamo il tempo necessario a consegnare al sindaco e agli organi di informazione queste sacrosante istanze.
Dal Sindaco ci aspettiamo risposte concrete e immediate, non è accettabile che si continui a lasciare decine di famiglie nell’invisibilità, se queste risposte non ci saranno nei prossimi giorni inoltreremo degli esposti alla Procura della Repubblica e alla Prefettura”.