Firenze – Sono numerose le correlazioni tra Firenze e Parigi (gli Uffizi e il Louvre, Palazzo Pitti e il Luxembourg, i legami introdotti da Caterina e da Maria de’Medici i viali del Poggi e i boulevards tanto per citare alcuni esempi).
Ci sono importanti analogie anche per quanto riguarda la Liberazione nel 1944: Firenze l’11 agosto e Parigi il 25 agosto.
In entrambi i casi la città fu liberata dai partigiani e dall’insurrezione popolare già prima dell’arrivo degli alleati, da sud nel caso di Firenze e da sud con una avanguardia da ovest nel caso di Parigi.
Nella motivazione della concessione a Firenze della medaglia d’oro della Resistenza si legge “Resistendo impavida al prolungato, rabbioso bombardamento germanico mutilata nelle persone e nelle insigni opere d’arte […] contribuendo con ogni forza alla Resistenza e all’insurrezione donava il sangue dei suoi figli copiosamente […] Perché un libero popolo potesse nuovamente esprimere se stesso in una libera nazione”.
La sera del 25 agosto, il generale Charles de Gaulle, all’Hôtel de Ville, di fronte a una folla immensa pronunciò uno storico discorso
“Parigi oltraggiata! Parigi spezzata, Paris martirizzata, ma Parigi liberata! Liberata da sola, del suo popolo[ con il concorso ] della Francia che combatte, dell’unica Francia, della vera Francia, dalla Francia eterna” ( Paris ! Paris outragé ! Paris brisé ! Paris martyrisé ! Mais Paris libéré ! Libéré par lui-même, libéré par son peuple avec le concours des armées de la France, avec l’appui et le concours de la France tout entière, de la France qui se bat, de la seule France, de la vraie France, de la France éternelle.” ).
Sia a Firenze che a Parigi ci furono strenui combattimenti strada per strada. Nella capitale francese i morti fra civili e uomini della Resistenza furono 1500. A Firenze morirono 379 civili e 205 membri della Resistenza a cominciare dal comandante Aligi Barducci,( Potente) e fu molto alto il numero dei feriti.
Nel capoluogo toscano fu la Martinella, la storica campana di Palazzo Vecchio a dare il segnale dell’insurrezione, a Parigi le campane di Notre Dame annunciarono la liberazione della città.
A Firenze il console tedesco Gehrard Wolf si adoperò per salvaguardare opere d’arte, edifici storici ed evitò la distruzione del Ponte Vecchio; per questo e per aver protetto persone perseguitate dai nazisti gli fu conferita nel 1955 la cittadinanza onoraria.
.Ma il potere era in mano al Comando militare tedesco e purtroppo il console non poté impedire la distruzione di alcuni tra i quartieri più antichi della città posti ai lati del Ponte Vecchio e degli altri ponti, a cominciare dal ponte S.Trinita, annoverato fra le massime opere architettoniche rinascimentali.
E, come ha ricordato Matteo Mazzoni Direttore dell’Istituto Storico delle Resistenza in Toscana, furono evacuate migliaia di famiglie costrette a trovare alloggi di fortuna ( nelle Chiese, alle Murate ecc).
Nella capitale francese, come si ricorda nei film Parigi brucia? e nel recente Diplomacy il Governatore militare tedesco Dietrich von Choltitz disobbedì all’ordine di Hitler di distruggere completamente la città
Naturalmente a salvaguardare Parigi dalla distruzione contribuì anche la rapidità dell’avanzata della divisione del generale Leclerc che entrò in città da Porte d’Orlèans.
Non ci furono quindi demolizioni di ponti e di edifici e questo diverso destino delle due città è stato sottolineato dall’interessante articolo di Giovanni Morandi Il generale che disubbidì a Hitler, del 27/11/ 2014 scritto in occasione dell’uscita del film “Diplomacy” in https://www.quotidiano.net/blog/morandi/il-generale-che-disubbidi-a-hitler-7.968
Sia dopo la liberazione di Firenze che dopo quella di Parigi la guerra era tutt’altro che finita, perché in Italia i tedeschi si attestarono sulla linea gotica fino alla primavera del 1945 e in Francia si arrivò a liberare Strasburgo alla fine dell’anno ma le truppe alleate dovettero aspettare anch’esse i primi mesi del 1945 per penetrare nel territorio tedesco.
Tuttavia, questi due eventi-simbolo dettero slancio agli alleati e a gli uomini della Resistenza e proprio perché caratterizzati dall’insurrezione popolare, furono in entrambi i casi il segnale che per i nazifascisti il tempo era definitivamente scaduto.