Firenze – Italia Viva, tempi di regionali, tempi di interventi pubblici. Così stamattina, ecco che il deputato Gabriele Toccafondi e la vice presidente del gruppo in consiglio regionale Titta Meucci, incontrano la stampa sul tema delle infrastrutture. E fatalmente, emerge la vicenda dello stadio. Tutti favorevoli allo storico Franchi ovviamente, un attaccamento affettivo che però non può prescindere dal fatto che i tempi sono cambiati. Epperciò, sì al Franchi, a patto che anch’egli cambi. Al passo con i tempi, s’intende. “Ci proveremo fino in fondo a percorrere la strada del restyling. Se poi non sarà possibile, saremo contenti di andare a Campi. Ma almeno proviamoci”, dice Italia Viva.
Il tema dell’incontro con la stampa del resto, l’importanza di sbloccare le infrastrutture nel territorio, non può che rappresentare un atout per tornare sul tema dello stadio di Firenze. E prendendo spunto dalla relazione storico-artistica sull’impianto realizzato da Pierlugi Nervi che ne rinnova la tutela, a giudizio dei due esponenti del partito di Matteo Renzi, i paletti posti sarebbero assai difficili da superare, in particolare per quanto riguarda una possibile riqualificazione dell’edificio che dal 1931 è la casa della Fiorentina.
Del resto, spiega Toccafondi, di fronte a una proprietà disposta a mettere soldi per costruire uno stadio aperto alle nuove esigenze, come tifosi non si può che essere contenti. “Si fa a Campi oppure si fa in un altro posto come tifosi toscani siamo contenti, per di più in un momento storico in cui l’economia ha difficoltà. Ma da politici e da fiorentini siamo preoccupati per la fine dell’Artemio Franchi se non ci sarà la possibilità di questo investimento privato sullo stadio esistente. Questa relazione pone molti ostacoli e dunque continuiamo a domandarci se è possibile anche con modifiche normative ragionevoli dare la possibilità di un investimento sul Franchi”. Il rischio, continua Toccafondi è di trovarsi di fronte a una bellissima e tutelatissima struttura, che però rimane in abbandono, dal momento che non ha più funzioni e ruolo. e la domanda è, dice il deputato di Italia Viva: “Firenze può permetterselo? Da politico dico di no”.
“Alla Soprintendenza – ricorda Meucci – non è mai stato presentato un progetto e il soprintendente Pessina non ha mai escluso niente, anzi si è dimostrato molto collaborativo perché sa che un monumento può essere tutelato solo se mantiene una sua funzione. Non vediamo muri da parte della Soprintendenza. I beni si tutelano mantenendone la funzione, e in presenza di un investitore volenteroso crediamo che si possa trovare un compromesso”.
Conclude Toccafondi: “La legge vale per tutti i beni culturali, noi l’abbiamo letta. 70 anni da costruzione e decesso dell’autore sono i due requisiti della tutela. Abbiamo chiesto al Ministero se fosse prevista una revisione non tout-court, ma solo sugli impianti sportivi che poi sono tre: il Dall’Ara a Bologna, Il Flaminio a Roma e il Franchi a Firenze. Il Decreto Semplificazione ci viene un po’ incontro, ma serve una deroga alle amministrazioni sugli impianti sportivi”.