Nei primi sei mesi del 2013 i fallimenti a Parma sono più numerosi rispetto a quelli registrati nel 2012, nel 2011 e in tutti gli anni precedenti. Dato che tiene conto anche dei concordati preventivi al tribunale fallimentare.
A lanciare l’allarme è il movimento Fare per fermare il declino, che annuncia una mobilitazione il 16 di ogni mese davanti all’Agenzia delle Entrate.
Il movimento spiega che i dati del tribunale non lasciano dubbi: siamo di fronte ad un’emergenza che non ha precedenti. “Ma la politica e i partiti tradizionali, che parlano di “decreti del Fare”, non riescono a dare risposte”.
Al mese di giugno 2013, a Parma e provincia, si contano 44 concordati preventivi con assegnazione di termine i cosiddetti “concordati in bianco”), 37 concordati preventivi e 65 fallimenti: in pratica un fallimento ogni tre giorni.
Lo scorso anno, “annus horribilis” nello stesso periodo i fallimenti erano stati 56, mentre i concordati solo 8
Ogni giorno aziende di informatica, bar, ristoranti, ditte artigianali, imprese edili, concessionarie d’auto, fabbriche di mobili, società di trasporti e tante altre realtà produttive scompaiono, cessano l’attività in situazione di dissesto economico.
Nel confronto internazionale, “l’Italia – denuncia Fare – concentra il proprio prelievo fiscale in particolare su lavoro e impresa: l’aliquota fiscale totale per un’impresa media è pari al 68,3%, contro una media dei 34 paesi dell’Ocse del 43,1%. Inoltre il fisco italiano si distingue per la sua complessità: pagare le imposte richiede mediamente 15 adempimenti per un totale di 269 ore, contro una media Ocse di 12 adempimenti per 176 ore. Sono numeri da affrontare”.
Per questo, il movimento politico annuncia che dal 16 luglio e il 16 di ogni mese, a partire dalle 8, sarà presenti davanti alla sede dell’Agenzia delle Entrate. “per lanciare un allarme. La nostra testimonianza – spiega il vice coordinatore regionale di Fare Riccardo Melloni, parmigiano – non è contro chi lavora al servizio dello Stato, ma vuole essere un segno di solidarietà a tutti quelli, artigiani, imprenditori, negozianti, che fanno i conti con una pressione fiscale insostenibile. La politica deve occuparsi di questo: di ridurre gli sprechi e i costi della spesa pubblica per poter dare un futuro a chi lavora, a chi investe nel lavoro, vi dedica tempo, risparmi, fatica e tutta una vita”.