200 capolavori d’arte in arrivo in città: Wonderful Reggio! Dal 16 novembre all’8 marzo

Dal 16 novembre all’8 marzo Palazzo Magnani e i Chiostri di San Pietro ospiteranno la mostra “What a wonderful world. La lunga storia dell’Ornamento tra arte e natura” (ovvero 200 capolavori provenienti da collezioni private e musei internazionali, evvai!) Più di 2000 anni di storia dell’arte, dall’età romana al Medioevo fino ai giorni nostri: Albrecht Durer, Leonardo da Vinci, Giovan Battista Piranesi, William Morris, Koloman Moser, Maurits Cornelis Escher, Pablo Picasso, Henri Matisse, Giacomo Balla, Andy Warhol, Keith Haring, Peter Halley e Shirin Neshat (per citarne alcuni). E dal 24 ottobre, a mo’ di “ouverture” della mostra, ai Chiostri sarà possibile ammirare il “Ritratto di giovane donna” del Correggio, uno dei capolavori del Rinascimento (1520 circa), eccezionale prestito del Museo Ermitage di San Pietroburgo. Da vedere!

Dal 16 novembre all’8 marzo Palazzo Magnani e i Chiostri di San Pietro ospiteranno la mostra “What a wonderful world. La lunga storia dell’Ornamento tra arte e natura” (200 capolavori provenienti da collezioni private e musei internazionali). Più di 2000 anni di storia dell’arte, dall’età romana al Medioevo fino ai giorni nostri: Albrecht Durer, Leonardo da Vinci, Giovan Battista Piranesi, William Morris, Koloman Moser, Maurits Cornelis Escher, Pablo Picasso, Henri Matisse, Giacomo Balla, Andy Warhol, Keith Haring, Peter Halley e Shirin Neshat (per citarne alcuni). E dal 24 ottobre, a mo’ di “ouverture” della mostra, ai Chiostri sarà possibile ammirare il “Ritratto di giovane donna” del Correggio, uno dei capolavori del Rinascimento (1520 circa), eccezionale prestito del Museo Ermitage di San Pietroburgo.

Avreste mai immaginato di poter ammirare nella vostra città una delle opere pittoriche più famose al mondo? E che proprio Reggio avrebbe ospitato più di 200 capolavori provenienti da privati e musei internazionali, ve lo sareste aspettati? Ebbene, è così. Dal 16 novembre 2019 all’8 marzo 2020 Palazzo Magnani e i Chiostri di San Pietro di Reggio Emilia ospiteranno la mostra “What a wonderful world. La lunga storia dell’Ornamento tra arte e natura”.

Si tratta, infatti, di uno spettacolare viaggio attraverso i secoli, per comprendere quanto la Decorazione e l’Ornamento raccontino della storia del mondo. L’esposizione è un affascinante percorso nella lunga storia dell’Ornamento tra arte e natura, che ripercorre, con anche alcuni pezzi di protostoria, più di 2000 anni di storia dell’arte, dall’età romana al Medioevo fino ai giorni nostri, passando a rassegna alcuni dei più grandi protagonisti della storia dell’arte, tra cui Albrecht Durer, Leonardo da Vinci, Giovan Battista Piranesi, William Morris, Koloman Moser, Maurits Cornelis Escher, Pablo Picasso, Henri Matisse, Giacomo Balla, Andy Warhol, Keith Haring, Peter Halley, Shirin Neshat.

Il “Ritratto di giovane donna” è un dipinto a olio su tavola (cm 42,9×33) “attribuito ad Antonio Allegri detto il Correggio, databile al 1515 circa e conservato nella Lowe Art Gallery di Miami” (Wikipedia)

Il percorso espositivo intende indagare le origini e gli sviluppi del multiforme matrimonio tra vita quotidiana, arte e Decorazione, per poi affrontare in modo dettagliato le esperienze del Novecento e del nuovo millennio dove i temi dell’Ornamento sono stati di nuovo rimessi in gioco, ripercorrendo alcune delle numerose declinazioni in cui si esplica l’azione ornamentale.

La mostra sarà inoltre un’importante occasione per conoscere lo straordinario patrimonio di opere e testimonianze conservate nel territorio tra Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Modena e Bologna. Hanno infatti collaborato alla realizzazione della mostra, attraverso prestiti importanti, i Musei civici, la Biblioteca Panizzi, il Museo Diocesano, l’Archivio San Lazzaro, la Collezione Maramotti e la Collezione Credem di Reggio Emilia, il museo Archeologico Nazionale e la Fondazione Cariparma di Parma, il Museo Diocesano di Bobbio a Piacenza, le Biblioteche Estense e Poletti e il Museo Lapidario del Duomo di Modena, la Biblioteca Augusto Majani-Nasica di Budrio e il Museo Civico Medievale di Bologna.

“Ritratto di dama” (olio su tela, cm 102×86), San Pietroburgo, Hermitage. “Il secondo periodo della vita del Correggio si apre con l’esecuzione, tra il 1517 e il 1520, di un’opera di elevata raffinatezza stilistica e alquanto enigmatica” (Wikipedia)

Per confrontarsi con un lessico così vasto e con il suo utilizzo diversificato, la rassegna propone diverse sezioni: la prima s’inoltra nel mondo naturale, la seconda si riferisce alla pratica di adornare il proprio corpo, la terza sull’ornamento come aiuto e sull’esperienza dell’ ‘Ars Canusina’, la quarta sull’evoluzione del motivo ornamentale vegetale, la quinta sull’ ‘incanto dell’astrazione: intrecci, incroci, nodi’, la sesta sulla scrittura come ornamento, la settimana s’intitola misteriosamente ‘la scena del delitto’, l’ottava tratterà delle avanguardie artistiche: il ritorno del ‘rimosso’, la nona volgerà gli sguardi verso altre culture e la decima chiuderà idealmente il percorso con un approfondimento nel campo della musica.

E, con grande onore, dal 24 ottobre all’8 marzo 2020, in concomitanza con la mostra, sarà possibile ammirare il “Ritratto di giovane donna” del Correggio, uno dei capolavori del Rinascimento, in uno spazio dedicato presso i Chiostri di San Pietro. L’opera, eccezionale prestito del Museo Ermitage di San Pietroburgo, giunge in una delle terre d’elezione dell’artista reggiano, a cinque secoli dalla sua esecuzione, attorno al 1520, grazie ad un accordo firmato dalla città di Reggio Emilia e dalla Fondazione Palazzo Magnani con l’istituzione russa. Un dipinto di enigmatico fascino, che verrà raccontato da esperti del settore, nonché uno dei tanti capolavori italiani “emigrati” all’estero. L’esposizione è promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani, in collaborazione con Comune di Reggio Emilia, Provincia di Reggio Emilia, Regione Emilia Romagna e Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

OPERA NON IN MOSTRA – La nostra redazione coglie l’occasione per rendere omaggio a un artista diventato famoso negli anni ’80 grazie al programma comico cult “Drive In”, ossia a Teomondo Scrofalo e al suo celebre dipinto “Il bevitore”. Scrofalo – citiamo – “è probabilmente il maggior esponente italiano dell’osterismo (da non confondere con l’isterismo, fenomeno assai diffuso nell’arte), quel movimento transregionale che ha saputo immortalare mirabilmente il senso più vero dell’avvinazzamento da osteria. Partito da una conoscenza enciclopedica della storia dell’arte, nel dipinto si ravvisa forte l’influenza dei bevitori di Cezanne (il verde, guardate come urla quel verde di Provenza!) e finanche dei mangiatori di fagioli di Carracci (i vestiti sgualciti!), Scrofalo ha attraversato le avanguardie artistiche e filosofiche del primo novecento con la stessa facilità con la donna invisibile dei Fantastici 4 attraversa i muri, fino ad approdare ad un verismo intriso di liricità ed intensa empatia umana. Soffermatevi sul sorriso beffardo e fiero di quest’uomo, quasi sfidante, consapevole della propria iconicità. E come tiene il bicchiere con quelle dita lunghe e nervose debitrici di Schiele, indeciso tra tirare un altro sorso o versare il contenuto addosso allo Scrofalo che imponeva ai propri modelli (ubriaconi, prostitute, artisti bohemienne come si conviene al più puro osterismo), estenuanti sedute. Ma Teomondo era anche un formidabile pittore di nature morte; a lui guardò con ammirazione Morandi (la bottiglia in primo piano sembra presa dallo studio di via Fondazza del pittore bolognese) e poi quei due bicchieri appesi, guardate come emergono dal buio e scintillano di oro e argento, sicura reminiscenza del viaggio studio che lo Scrofalo fece in sella ad un mulo attraversando le Alpi e poi su, su fino al Rijksmuseum di Amsterdam per studiare il Rembrandt! I lampi di luce che arrivano alla finestra, schegge di psichedelia sixties, sono fluttuanti geometrie che rimandano ai più alti risultati plastici del Mondrian e ci raccontano di una dimensione altra, della visione onirica da osteria, fatta di sonni profondi e allucinati per smaltire le sbornie” (Dalla pagina Facebook “I 1000 quadri più belli di tutti i tempi”)

Le numerose opere provengono da importanti collezioni private e da istituzioni museali nazionali e internazionali, tra le quali il Victoria&Albert Museum di Londra, il Museo Ermitage di San Pietroburgo, il Musée du quai Branly di Parigi, Le Gallerie degli Uffizi di Firenze, il Museo di Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, la Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, la Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma. Il progetto, a cura di Claudio Franzoni e Pierluca Nardoni, è frutto di un lavoro profondo e costante messo in campo dal Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani, presieduto da Marzia Faietti e composto da Gerhard Wolf, Vanni Codeluppi, Marina Dacci e Walter Guadagnini.

“Due grandi eventi caratterizzeranno il periodo tra ottobre e marzo – ha dichiarato Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia, durante la conferenza stampa di presentazione delle mostre al Palazzo da Mosto – e rappresenteranno alcuni dei momenti culturali più rilevanti in città come parti di un progetto ambizioso che vuole puntare sulla qualità, nel solco del percorso che Palazzo Magnani ha intrapreso. Qualche anno fa siamo stati contattati da italiani che lavorano all’Ermitage: il museo ha selezionato alcune città italiane per delle collaborazioni e, tra queste, anche con Reggio Emilia. La città si sta relazionando con istituzioni a livello mondiale, maturando così una proiezione internazionale e impegnandosi ad investire sull’arte e sulla cultura in generale”.

“E’ una mostra che riporta le doti positive di quelle passate, adatta a tutte le persone – ha continuato Annalisa Rabitti, assessore con delega alla Cultura, nel suo primo intervento pubblico nella nuova giunta -. Sono stati adottati linguaggi diversi per favorire chiunque: non mancano laboratori anche per disabili e modalità visive diverse per essere accessibili da tutti”.

“Sono tanti i motivi che hanno spinto ad impegnarsi per una mostra così a Reggio Emilia – ha affermato Davide Zanichelli, presidente della Fondazione Palazzo Magnani –. E’ un’occasione ideale per dare risposta all’obiezione di chi vede il bello altrove. Il titolo “Tra natura e arte” vuole dar voce a oggetti, idee ed esperienze tipici di questo territorio: tutti i nostri tesori, infatti, sono chiamati in causa come rappresentazione sensibile di un ‘genius loci’ che rappresenta un patrimonio locale ma che non deve scadere nel provincialismo. Questa mostra ha l’ardito compito di mettere in rete Reggio con una dimensione europea e nazionale, un’occasione per essere attivi e creativi, dove grandi artisti storici dialogheranno con il patrimonio storico-artistico della nostra città e dove ognuno potrà trovare il proprio percorso. E’ una di quelle mostre che, come un dispositivo, è capace di attivare un meccanismo che interagisce con tutti: scuole, istituzioni, associazioni, anziani, disabili”.

“L’ornamento è importante, è la ricerca quotidiana del bello – ha proseguito Claudio Franzoni, uno dei curatori -. Ci viene da pensare che l’Ornamento sia superfluo, ma nel nostro rapporto con la realtà facciamo di continuo i conti con gli abbellimenti: scopriamo la via verso la bellezza”.

“Noi ci crediamo in questa possibilità di far cultura, portando all’attenzione qualcosa di originale – ha concluso Pierluca Nardoni, l’altro curatore –. Vogliamo mostrare sguardi nuovi e originali, sguardi ‘altri’ che tornano attuali per dar vita ad un’arte globale che non ha più paura dell’Ornamento. Vi aspettiamo!”.

Orari: da martedì a venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19, sabato e festivi dalle 10 alle 19. Il biglietto consente la visita ad entrambe le sedi a 12 euro per l’intero e 10 per il ridotto, 6 euro per gli studenti. Per informazioni 0522-444446; info@palazzomagnani.it, www.palazzomagnani.it.

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