20 anni di Berlusconi e sentirli tutti

Esiste una terza via al berlusconismo o all’antiberlusconismo? Non si sa così come è difficile capire se il ventennio di Arcore sia stato più letale a destra o a sinistra

I 20 anni di berlusconismo pesano come macigni sulla storia recente della repubblica italiana e sembrano destinati a contare, nel bene e nel male, ancora parecchio. Davanti alla requisitoria della Boccassini da una parte, secondo cui in sostanza Arcore è stata una sorta di gigantesca alcova erotico-affaristica, alla piazza di Brescia dall’altra dove alcuni militanti forzaitalioti sono stati pestati da gruppi di intolleranti alle manifestazioni di centrodestra, agli occhi dell’opinione pubblica moderata (che vorrebbe soltanto una soluzione ai problemi del Paese, non rivoluzioni né vendette) le fratture della società appaiono di impossibile riconciliazione. Silvio Berlusconi in sostanza è il più grande faccendiere-puttaniere degli ultimi anni della nostra vita politica come gridano i suoi detrattori o piuttosto l’unto-martire del Signore come rivendicano i suoi sostenitori? Probabilmente né l’uno né l’altro.

Detto dei sempre più pericolosi movimenti di piazza, dove si sta passando dalle urla alle mani fomentati anche dal crescente disprezzo anonimo tracimante dai social network, resta da capire come uscirne. Sì perché la fedina penale di Berlusconi sta paralizzando il Paese da troppo tempo, con la colpevolezza a volte compiacente a volte dispiaciuta di gran parte del sistema partitico italiano. Che sembra finalmente aver capito come il problema vada risolto in qualche modo. O legittimando l’interlocutore o lasciandolo al proprio destino. Che il gran cerimoniere di Arcore non sia propriamente uno stinco di santo, a dispetto dei suoi prezzolati agiografi, è piuttosto chiaro visto il numero incalcolabile di cause (anche molto pesanti) cui va quotidianamente incontro. Così come appare evidente come al contempo ci sia una discreta aggiunta persecutoria: leggi ad personam, d’accordo, ma a volte anche sentenze ad personam. Basterebbe citare i casi di evasione e di violazione del segreto istruttorio.

Fatto sta che questo ex palazzinaro vicinissimo a Craxi, già chansonnier da crociera, resta oggi l‘ago della bilancia di una nazione; le sue gesta extraparlamentari possono far saltare il governo Letta-Letta o piuttosto le sue vicende extraparlamentari sono la concausa del governo Letta-Letta. Quel che è certo che l’elettorato che continua ad osannarlo non accetterà di buon grado la sua morte per interdizione o giacenza nelle patrie galere. Chi, tra i nemici, l’ha continuato a tenere in vita sicuro della sua deperibilità o comunque del fatto che la destra sarebbe stata eternamente ricattabile in quanto berlusconizzata, avrà più d’un motivo di pentimento. Così come, nella casa delle libertà, ha demandato a lui l’intero progetto (del tutto abortito) di un centro liberale. Non si capisce francamente se l’uomo di Arcore abbia giovato meno alla destra, da ricostruire nei valori e negli uomini, o alla sinistra che negli ultimi anni si è appiattita sui movimenti erotici di un uomo perdendo di vista i cambiamenti globali di uno Stato

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