In provincia di Reggio Emilia, a oggi, sono circa 1430 i richiedenti asilo, ospitati in 27 comuni del reggiano. La maggior parte di loro sono uomini (1300) di giovane età, tra i 18 e i 25 anni. E’ comunque nel comune capoluogo che si registra la percentuale più alta di presenze (il 62%), tanto che nei mesi scorsi il vicesindaco Matteo Sassi arrivò a chiedere la collaborazione di tutti i comuni.
I dati sono stati forniti in commissione consiliare da Luigi Codeluppi, presidente della Dimora d’Abramo, la capofila di un gruppo di cooperative che gestisce l’accoglienza. Numeri destinati a mutare velocemente, visto che si calcolano 150 nuove presenza al mese a seguito dei ripetuti sbarchi. Una situazione che ha portato a sistemare i richiedenti asilo in 21 strutture alberghiere della provincia e in 150 appartamenti reperiti sul mercato privato, oltre che in strutture d’accoglienza.
“Da maggio sono arrivate 850 persone – ha spiegato Codeluppi -, si è verificato un arrivo massiccio e continuativo. Per questa ragione è lievitata l’accoglienza nelle strutture alberghiere”. Sul fatto che il 62% dei migranti è ospitato nel Comune di Reggio, Codeluppi ha ricordato che con la Prefettura “è stato organizzato un gruppo di lavoro per cercare di omogeneizzare la presenza sul territorio” e che finora la prima accoglienza si è concentrata laddove c’era posto in termini di strutture.
Una volta arrivati i migranti devono avviare l’iter per la richiesta di protezione internazionale: “Si tratta di un percorso lungo, le richieste sono tante e le commissioni sono oberate. Su 100 richieste, solo nel 4-5% dei casi c’è il riconoscimento d’asilo”, ha spiegato ancora Codeluppi. Altro dato fornito è stato quello relativo agli inserimenti sociali, 160 quelli attivati.
Numeri importanti, quelli relativi alla presenza di richiedenti asilo, che l’assessore comunale Serena Foracchia ha comunque invitato a leggere alla luce del numero complessivo di stranieri presenti in città (30mila). Cesare Bellentani di Allenza Civica ha invece chiesto “sostenibilità” perché “di fronte a 150 arrivi medi al mese bisogna garantire la sostenibilità a chi sbarca, ma anche a chi vive già nel Reggiano”.