11 Agosto 1944: la Martinella chiama, Firenze insorge

Alto il tributo di sangue: 379 civili e  205 partigiani, fra cui Aligi Barducci

Ottant’ anni dalla liberazione di Firenze. Un ricordo ancora vivo non solo per chi lo ha vissuto ma anche per quanti lo hanno sentito raccontare dai propri genitori, dai propri nonni. Ma penso che susciti emozioni anche nelle più giovani generazioni. Perché è stato un evento drammatico ed epico che s’inscrive con titolo d’onore nella storia d’Europa.   

Infatti, la “battaglia di Firenze” iniziò l’11 agosto 1944 : e  la città, già prima dell’arrivo degli alleati, fu liberata dai partigiani e dall’insurrezione popolare con combattimenti strada per strada.

 Nella motivazione della concessione a Firenze della medaglia d’oro della Resistenza si legge  “Resistendo impavida  al prolungato, rabbioso bombardamento germanico  mutilata nelle persone e nelle insigni opere d’arte […] contribuendo con ogni forza alla Resistenza e all’insurrezione  donava il sangue dei suoi figli copiosamente […]   Perché un libero popolo potesse  nuovamente esprimere  sé stesso in una libera nazione”.    

All’alba dell’11 agosto i partigiani delle brigate Garibaldi attraversarono l’Arno. Intanto, in tutta la città venivano affissi manifesti che proclamavano l’insurrezione,  annunciata dal suono della Martinella, la storica campana  di Palazzo Vecchio che nel Medioevo  chiamava il popolo a raccolta in caso di guerra (ricordiamo la  fiera risposta  “e noi suoneremo le nostre campane” di Pier Capponi alle minacce di Carlo VIII).  

In quello stesso 11 agosto il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN) nominò la Giunta comunale provvisoria .Sindaco Gaetano Pieraccini, Vicesindaci Mario Fabiani e  Adone Zoli.

I tedeschi opposero una  strenua resistenza nel centro cittadino e il fronte si attestò sull’asse est-ovest da Campo di Marte alle Cascine. Ma con un’ulteriore avanzata i partigiani arrivarono alla c.d. linea del Mugnone dove ci furono duri combattimenti fino alla fine di agosto,  quando le truppe tedesche lasciarono la città per posizionarsi in Mugello.  Intanto, gli alleati avevano attraversato l’Arno il 13 agosto con la copertura delle forze partigiane.

 A Firenze morirono  379 civili e  205  membri della Resistenza e fu molto alto il numero dei feriti.  Tra i caduti anche Aligi Barducci,(Potente) comandante della Divisione Garibaldi “Arno” che fu colpito il 7 agosto da una granata in Oltrarno, nei pressi di Piazza S.Spirito mentre si recava a un incontro di capi partigiani. Aveva 31 anni.

Merita anche ricordare che durante la battaglia di Firenze i partigiani si attivarono per salvaguardare opere d’arte ed edifici storici. E si adoperò in tal senso anche il console tedesco  Gehrard Wolf  che, tra le altre cose,  evitò la distruzione del  Ponte Vecchio; per questo e per  aver protetto persone perseguitate dai nazisti gli fu conferita, nel 1955, la cittadinanza onoraria. 

Ma il potere era in mano al Comando militare tedesco  e  purtroppo il Console  non  poté impedire la distruzione di alcuni tra i quartieri più antichi della città posti ai lati del Ponte Vecchio  e  quella di altri  storici ponti, a cominciare dal ponte  S.Trinita,  annoverato fra le massime opere architettoniche rinascimentali.  Molte famiglie fiorentine  furono evacuate e costrette a trovare alloggi di fortuna.

Da notare che  ci sono  significativi  parallelismi tra Firenze e  Parigi  perché  due settimane dopo (il 25 agosto) anche la capitale francese  fu liberata dalle forze della Resistenza  e dall’insurrezione popolare con una battaglia nelle strade mentre da sud stavano arrivando le truppe alleate.  Qui i caduti  fra civili e uomini della Resistenza furono 1500. 

E se a Firenze era stata la Martinella, a dare il segnale dell’insurrezione, a Parigi le campane di Notre Dame annunciarono la liberazione della città.

Come ricordato nel libro e poi  film  Parigi brucia?  e nel recente  Diplomacy  il  Comandante  tedesco Dietrich von Choltitz disobbedì all’ordine di Hitler di  distruggere completamente la città.  Questo ha fatto assumere alla liberazione di Parigi una dimensione epica. A salvarla contribuì ovviamente la rapida avanzata della divisione  Leclerc che entrò in città da Porte d’Orlèans

Sia dopo la liberazione di Firenze che dopo quella di Parigi la guerra era tutt’altro che finita, perché in Italia i tedeschi si attestarono sulla linea gotica fino alla primavera del 1945 e in Francia si arrivò a liberare Strasburgo alla fine dell’anno ma le truppe alleate dovettero aspettare i primi mesi del 1945 per penetrare nel territorio tedesco.

Tuttavia, questi due eventi-simbolo dettero slancio agli alleati e a gli uomini della Resistenza  e  proprio perché caratterizzati dall’insurrezione popolare, furono in entrambi i casi il segnale che  per i  nazifascisti  il tempo era definitivamente  scaduto.  

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