1° Maggio, non solo corteo, Francesco (rider): “Riconoscere il lavoro”

Firenze – Non solo corteo. Cobas e altre sigle del sindacalismo di base, le bandiere di Rifondazione, Carc, Partito Comunista, Potere al Popolo, stamattina la partenza da piazza Beccaria ha visto anche la rivendicazione di una nuova realtà che stenta a farsi riconoscere come lavoro, “lavoro vero”, come spiega Francesco, che porta la voce dei ragazzi (e non solo ragazzi) che lavorano come ciclofattorini in città. Una battaglia di cui si è fatto alfiere anche Potere al Popolo che ha messo il riconoscimento dei diritti di questi lavoratori fra le priorità delle sue lotte politiche.

Ma è dalla voce di Francesco, giovanissimo rappresentante del Collettivo dei Riders fiorentini, che si apprendono le reali condizioni in cui svolgono le loro attività questi lavoratori. Intanto, per loro si tratta di un Primo maggio di sciopero, indetto dai collettivi nazionali con il Collettivo Deliverance di Milano e al Rub di Bologna, e che si è esteso a varie città. Partendo dal fatto che si tratta di una fascia di lavoratori “misconosciuti” o sconosciuti del tutto, tant’è vero che non si esagera a dire che il 90% di loro non godono di alcun diritto del lavoro, dall’indennità di malattia, alle ferie, al rischio, sempre altissimo, di incidenti, e via di questo passo. Anche perché, spiega Francesco che è anche studente, ” si ritiene che questa sia un’attività svolta per lo più da giovanissimi o da studenti, mentre la realtà è che  ormai ci sono padri di famiglia che lo svolgono per mantenere i loro nuclei famigliari”. E, quando lo stipendio è uno solo, un incidente anche non grave, in assenza di tutele, può diventare l’inizio della fine per la famiglia intera.

Insomma il profilo più grave è proprio questo:  continuare a considerarlo un “lavoretto”, mentre non solo si sta affermando come una vera e propria occupazione, ma è anche il “motore” su cui si reggono i profitti di multinazionali in particolare del cibo che non potrebbero in altro modo svolgere il loro servizio. Servizio che, stando alle ultime tendenze economiche, sembra davvero che si stia incrementando sempre più anche a Firenze.

“Il punto di svolta è uno – dice Francesco – il riconoscimento della figura del rider come lavoratore. Anche perché la figura del rider, pur essendo nuova (si può calcolare a due anni la trasformazione in vero e proprio impiego) sta assumendo sempre più peso, creando uno spiraglio di mercato sempre più importante a livello di profitti. E dove ci sono i profitti, naturalmente le aziende tendono a massimizzarli, anche a discapito delle tutele minime”.

Ed ecco gli obiettivi dei ciclofattorini: riconoscimento del loro status di lavoratori a tutti gli effetti e dunque una seppur minima forma di tutela, come il versamento dei contributi previdenziali che, dice Francesco, “noi pretendiamo in quanto lavoratori”.

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