Non abbiamo nulla di personale nei confronti di Matteo Iori, presidente della comunità Papa Giovanni XXIII e candidato alle elezioni con la lista civica “0522 Reggio Chiama”. Siamo anzi ben consapevoli del suo impegno nel sociale e di alcuni risultati importanti ottenuti dopo avere raccolto la gravosa eredità di don Ercole Artoni. Ed è proprio per questo che avremmo preferito vedere Iori continuare a fare il suo mestiere e non leggere il suo nome in una lista elettorale. Non si può parare di vero e proprio conflitto d’interessi (anche a Reggio abbiamo avuto casi ben più scandalosi, anche in tempi recenti) ma si pone senz’altro una questione di opportunità: la comunità Papa Giovanni XXIII è una realtà importante, che fattura 3,5 milioni di euro all’anno e beneficia di contributi pubblici, parte dei quali provengono dal Comune.
Se non c’è motivo di dubitare della trasparenza del presidente, è del tutto evidente che nel caso Iori dovesse essere eletto – e assumere eventualmente incarichi amministrativi – a quel punto potrebbero insorgere sì conflitti di interesse. Come dice lo stesso presidente il fine della comunità “non sono il lucro e il profitto ma l’essere utili alla società”. Lo stesso dovrebbe valere per la pubblica amministrazione. Ma calato nella realtà il ragionamento rischia di assumere una piega diversa a causa del groviglio di interessi che pervade la politica e delle esigenze sempre più frammentate della società. Non dubitiamo che Matteo Iori sia animato dalle migliori intenzioni, ma noi preferiremmo vederlo lontano dal palazzo, in mezzo ai bisognosi di cui si è sempre occupato.